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I locali assegnati in sub-concessione a Pietro Lofranco che li ha ristrutturati e ha scoperto di dover pagare il doppio dell’affitto previsto dalla convenzione

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Quando aveva firmato la convenzione per la sub-concessione ventennale di un locale nei Sassi, il canone previsto era di 97,31 euro al mese. Quella struttura, grande 160 metri quadrati e nel luogo più suggestivo dei Sassi a Porta Pistola, era nulla più che una grotta, che nei progetti di Pietro Lofranco era destinata a diventare una bottega artigiana di lavorazione del legno. Per trasformare quell’idea in realtà, però, ci sono voluti circa dieci anni di lavori e una cifra che superava i 90 mila euro, coperti al 50% dal Comune. «La mia concessione scadrà nel 2025 – spiega Lofranco – ma i problemi che sto affrontando sono molti, a cominciare dalla possibilità di azzerare il canone di affitto. Nella realtà non è stato così perché alcuni parametri inseriti nella convenzione non comparivano nel documento di collaudo, in conclusione dei lavori.

Il canone mensile fra il 2005 e il 2011 era stato raddoppiato senza mai concordarlo con noi. Secondo le verifiche che ho svolto – precisa ancora Lofranco – mi era stato detto che c’era stato un errore nelle convenzione. I fatti, invece, sono diversi perchè il locale che mi era stato dato in convenzione non poteva essere considerato a uso commerciale visto che erano stati necessari lavori di ristrutturazione e adeguamento». A tutto questo si aggiunge il periodo drammatico che anche Pietro ha dovuto affrontare e che lo ha costretto a chiudere una struttura completamente ristrutturata e pronta a raccogliere i frutti di lavori svolti per farne un luogo in cui promuovere l’artigianato locale.

«Siamo chiusi da marzo dello scorso e purtroppo i nostri manufatti non hanno potuto essere venduti perchè ho preferito non riaprire più, nemmeno nel periodo di pausa del lockdown».
Negli ultimi dieci anni, per il Comune di Matera, invece, Pietro Lofranco aveva svolto la sua attività commerciale regolarmente utilizzando quello che veniva considerato un locale commerciale a tutti gli effetti.

Tutto questo, sottolinea ancora, solo sulla carta perchè i fatti dimostrano che gli oltre 90 mila euro di azioni sulla struttura sono aumentati fino a 100 mila euro.
«I chiarimenti che avevo avviato col Comune si sono fermati con l’arrivo del Covid e in particolare in queste settimane in cui non c’è più possibilità di accesso agli uffici, nè si ottiene risposta chiamando al telefono». Del progetto iniziale nel frattempo, non è rimasto molto, tanto che Pietro Lofranco sta pensando a trasformare la struttura in pizzeria gourmet da asporto: «L’artigianato va bene ma ormai la clientela di passaggio chiede più le specialità gastronomiche che nel nostro caso promuoverebbero le eccellenze del territorio».

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