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L'ex sindaco di Matera, Raffaello De Ruggieri

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MATERA – «Matera baricentrica nello sviluppo complessivo del Mezzogiorno, Matera che non ha bisogno di cercare in Puglia perchè ha la sua denominazione di origine controllata da difendere in Basilicata».

Così Raffaello De Ruggieri ex sindaco e profondo conoscitore della città e dei suoi mutamenti partecipa al dibattito sulle macroaree portato avanti dal “Quotidiano” e sul naturale afflato che la città dei Sassi pare avere verso la Puglia piuttosto che la Basilicata. De Ruggieri a questa tentazione dice no perché «Matera in Puglia sarebbe solo una delle tante città e non avrebbe più la sua originalità».

Sul rapporto con Potenza sottolinea come «ci sia stato negli ultimi anni un accentramento di funzioni burocratiche e istituzionali a Potenza» e come «noi abbiamo un’identità lucana che va confermata ma dobbiamo costruire un rapporto più armonico tra Matera e Potenza perché io vedo con malinconia aggressioni disinvolte e arroganti contro Matera da tifoserie di stadio. L’aggressione a Matera serve molte volte a distrarre l’attenzione dalle inerzie del capoluogo regionale».

Quest’idea di guardare alla Puglia e di una Matera stretta in Basilicata la condivide?
«Non è che indossando l’abito pugliese cambia la vita a Matera. Cambia la vita a Matera nella misura in cui la città ritorna a considerare il suo ruolo, la sua funzione e anche la sua conquistata reputazione. In un sistema futuro e anche immediato in cui non si parla di macroregioni o regioni forti ma di un sistema nazionale e soprattutto meridionale andarsi ad imbucare come fatto anche politico amministrativo in aree istituzionali non ha senso. Innanzitutto perché la dignità lucana non si può svendere perché noi abbiamo una denominazione di origine controllata, eravamo una regione doc e Matera ha una reputazione di unicità e universalità che non può essere annacquata perché tu entri in altre aree geopolitiche. Deve restare questa presenza in termini di autonomia regionale lucana perché devi infettare la regione affinché diventi di nuovo quella regione reputazionale che era la prima del Mezzogiorno».

Perché non si può fare più questa operazione?
«Perché la Regione nella sua consistenza politico-amministrativa e burocratica ha svilito e perso quella tensione di ruolo e di visione. Tutto si è appiattito in una conquista di potere che non è tanto il potere politico ma burocratico amministrativo. Facciamo una riflessione: banca d’Italia è unica a Potenza così anche per la Camera di Commercio, la Confindustria, il provveditorato agli studi non c’è più perché c’è un’unica aggregazione a Potenza e stessa cosa si può dire per una serie di uffici e dipartimenti regionali a cominciare dall’ufficio per il territorio tutti concentrati a Potenza. C’è un rafforzamento del ruolo di potere burocratico nella città di Potenza».

Ma oltre alle questioni politiche burocratiche c’è anche una predisposizione e una naturale condivisione e relazione con la Puglia rispetto al resto della Basilicata dal turismo all’innovazione, alle stesse infrastrutture?
«Non lo ho registrato. Le Fal ad esempio in quest’opera di riconversione sono state considerate nell’area metropolitana pugliese come uno strumento circolare di collegamento nella tratta metropolitana Gravina-Bari. L’appendice materana è come fosse un’appendice spuria. Non so se qualcosa è cambiato mi auguro ma non credo. L’ipotesi è che da Bari a Matera vi fossero 3 o massimo 4 corse dirette, le altre si fermano ad Altamura per scendere e prendere il trenino per Matera. Addirittura alla stazione di Altamura sono previste due panchine di salita e di discesa perché una sarà dedicata a quest’operazione di trasbordo. Allora Matera sarebbe un valore aggiunto nella Puglia perché ha la sua forza di autonomia ma molte volte non viene neppure rispettata e questo ci deve far pensare. Nei miei incontri qualcuno in maniera spregiudicata disse “da noi dovete passare”, questo perché noi viviamo in un mondo di competizione in cui le alleanze sono fatte in maniera strumentale per poter meglio utilizzare un alleato forte. Ecco che noi dobbiamo maggiormente dare il nostro valore aggiunto ad una forza lucana. Poi naturalmente l’economia materana si sviluppa in quella direzione e sui capitoli delle economia entrano in campo le alleanze e soprattutto le compensazioni. Altrimenti Matera sarà una delle tante città pugliesi, perdendo quella denominazione di origine controllata che l’ha portata ad essere considerata universamente come un fatto atipico, inedito, universale. Noi dobbiamo giocare quest’universalità per vincere la concorrenza del mercato. Matera è una città autonoma che entra in un circuito virtuoso con una sua forza. Il problema non è la Puglia, il problema è la Basilicata ed è Matera che deve recuperare questo valore. Non è pensabile che la strategia di un Comune possa essere legata all’applicazione di una legge normale come quella degli scivoli per disabili al 6 per cento di pendenza. Occorre capire come questa città si pone in un sistema più vasto di carattere meridionale. Ci sono 226 miliardi di euro che vengono nel Mezzogiorno e si parla di un nuovo organico sistema territoriale meridionale logistico-produttivo».

Quindi torniamo ad una città, Matera, che rivendica un ruolo di riferimento per l’intero mezzogiorno e non ristretto in un contesto lucano che non la considera adeguatamente?
«Matera è un modello. Noi pensiamo che la nostra forza dipende dalla Regione, ma noi abbiamo una forza che può far a meno della protezione regionale. Matera ha bisogno di essere lucana perché questa è una denominazione di origine controllata e questo ci rende unici e universali. Noi abbiamo un’identità lucana che va confermata ma dobbiamo costruire un rapporto più armonico tra Matera e Potenza perché io vedo con malinconia aggressioni disinvolte e arroganti contro Matera da tifoserie di stadio. L’aggressione a Matera serve molte volte a distrarre l’attenzione dalle inerzie del capoluogo regionale. E’ un comodo alibi dell’attuale impotenza progettuale nella individuazione dei ruoli e delle nuove strategie socio-economiche della Basilicata. Si dà colpa ad una presunta prepotenza materana come l’alibi di una loro impotenza. Sono cose che fanno male a tutti. Mentre noi dobbiamo recuperare un senso di unità regionale per rafforzare la denominazione di origine controllata. E entrare nella competizione meridionale, né pugliese, né campana o calabrese. Come dicono i documenti governativi che reputano Matera come un baricentro delle politiche meridionali continentali».

Questo è il pensiero anche della Regione Basilicata?
«Questo non lo so. Ma su questo bisogna lavorare, la politica è un arte marziale non un valzer viennese. Quando sono stato in Regione qualcosa ho fatto, non facendo interpellanze o interrogazioni ma leggi come quella del parco delle chiese rupestri, la legge istitutiva del centro di valorizzazione, del piano sanitario regionale con l’ospedale di Matera come secondo polo ospedaliero con un settore di alta specializzazione che è l’ematologia con trapianto che non è stato fatto. Ma non per colpa di Potenza ma per colpa di Matera. Perchè ancora una volta in questa città prevale, come per piazza della Visitazione, il valore del mattone rispetto ad un’area destinata a servizio pubblico».

Parliamo di sviluppo futuro della città e di infrastrutture. Si ragiona molto sullo sviluppo della Matera-Ferrandina e poi anche della Taranto-Ferrandina-Potenza-Battipaglia ma dall’altra parte c’è uno sviluppo in termini di alta velocità con la Bari-Napoli che sembra più a portata di mano. In quale direzione sviluppare i collegamenti, quali scelte e quali processi di sviluppo seguire?
«Io sono sempre stato convinto che bisognava fare non la Matera-Altamura-Toritto ma la Matera-Gioia del Colle che ci permetteva di inserirci nell’ambito della A 14 che ci collegava a Brindisi come a Bari. Ricordo che c’era un documento ufficiale di Comune e Provincia in cui si diceva che la priorità era la Matera-Gioia che avrebbe costituito un pezzo della Murgia Pollino. Una strada che oggi muore perché non ci sono state le “processioni romane” a controllare o pilotare il progetto che noi abbiamo messo nel piatto per fare uno studio di fattibilità da oltre 4 milioni. Quell’arteria è fondamentale per la Basilicata perché collega i turisti dalla Puglia al Pollino e velocizza il rapporto Matera-Ferrandina perché lì ci sarà il retroporto di Taranto e ci vuole strada un’adeguata via di accesso. Ferrandina torna ad essere centrale perché fu scelta da una persona intelligente come Enrico Matte. La Murgia-Pollino è di una urgenza infinita e qualcuno andrà al ministero per vedere come stanno i fatti, non bisogna fare comunicati stampa ma alzare il culo e vedere come stanno i fatti».

Parliamo di Zes, un progetto articolato, complesso ma che guarda ancora al porto di Taranto e alla Puglia in maniera praticamente naturale?
«Anche sulla Zes noi dobbiamo non vivere di tasselli. C’è un progetto nazionale che prevede l’esagono dello sviluppo meridionale collegando le sei Zes dalla Sicilia in su in un esagono su cui correrà lo sviluppo organico di quest’area continentale e nel documento il baricentro è Matera. Queste sono cose scritte e sono all’attenzione del Parlamento dove queste cose le sanno. C’è un progetto ufficiale presentato a Draghi che dice che le Zes non possono vivere come cellule isolate. Matera deve essere baricentro continentale con un abito però contadino lucano che guarda al futuro. Cominciamo a pensare alla grande perchè la forza di questa città è immensa. Matera è come una spirale, una vita senza fine e dobbiamo essere città spirale e città salmone cioè andare controcorrente».

Matera punta molto sull’innovazione e anche sotto questo profilo Bari porta avanti esperienze analoghe e molto simili a quelle della città dei Sassi e che accomunano?
«Sono fatti di continuità culturale, scientifica, economica. Noi non possiamo negare che a 60 chilometri c’è un politecnico di assoluta qualità. Non possiamo negare che Bari grazie anche al suo sindaco sta diventando una città anche bella. Ma noi non possiamo diventare satelliti di Bari, noi dobbiamo confrontarci con Bari con pari dignità e così diventiamo più forti noi e Bari. Perché assorbire Matera vorrebbe dire annacquare il suo valore distintivo. Non possiamo negarci rapporti con queste realtà ma non possiamo diventare satelliti di queste realtà. Io al sindaco di Taranto in altri tempi in previsione dei giochi del Mediterraneo del 2026 avendo un problema di aree disponibili per creare impianti sportivi, io proposi che Matera diventasse il punto di riferimento per i giochi paraolimpici. Noi ci candidavamo ad avere un impianto specifico. Questa è il valore dell’alleanza ma con una visione di futuro».

Il dibattito in corso sulla macroregioni avviene anche per la crisi e il fallimento delle regioni e c’è magari la necessità di responsabilizzare maggiormente Province e Comuni rispetto alle Regioni in evidente crisi?
«Le Regioni sono diventate enti di gestione mentre dovevano essere enti di programmazione e di legislazione e quindi questo è stato l’errore colossale. Hanno cambiato pelle perché nell’ispirazione costituzionale era organi per legiferare e programmare. Uffici di legislazione e programmazione a livello regionale si sono spenti. Allora o ritornano nella loro natura oppure torniamo a fare un discorso più vicino alla gestione nell’ambito delle province e dei Comuni. Il raccordo esagonale sulle Zes annienta la parcellizzazione regionale di queste aree. Siamo cioè in un momento di grande metamorfosi istituzionale di cui Matera deve prendere coscienza ma non perdere il brand che ha. Matera è un baricentro continentale è detto chiaramente perché dobbiamo non crederci soprattutto noi».

Nell’ambito della gestione del piano nazionale di ripresa e resilienza non c’è il rischio che Matera non riesca a svolgere il ruolo che dovrebbe avere?
«È rischio terribile perché vedo che si parla di altro e soprattutto è stata sterilizzata la capacità progettuale del Comune cioè oggi al Comune c’è una povertà di personale che è disarmante rispetto alle prospettive. Come si affrontano queste questioni senza dirigenti o con oltre quaranta persone in meno».

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