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Gli scavi della balenottera di Matera: la colonna vertebrale come appariva nel 2006 (foto Renato Sartini)

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Il dibattito in Senato sulla balenottera fossile Giuliana, dimenticata nelle casse nel museo “Domenico Ridola” della città dei Sassi

ROMA – Ieri, 26 aprile, è stato proiettato a Palazzo Madama il documentario “Giallo ocra. Il mistero del fossile di Matera” sulla balenottera pleistocenica più grande rinvenuta al mondo. A Matera, l’8 agosto del 2006. Ma è ancora chiusa nelle casse nel Museo Domenico Ridola della Città dei Sassi. 

Alla base della cattiva tutela e ritardo dello studio, restauro e recupero di Giuliana, un quadro nazionale preoccupante del settore della paleontologia, messa in secondo piano nonostante sia fondamentale nell’ambito dei Beni Culturali.

In tutta Italia esiste un solo funzionario Paleontologo. Il fortunato… è impiegato alla Soprintendenza di Chieti. Il recente bando di 500 funzionari pubblicato a dicembre 2016 dal MiBact-Ministero dei Beni e le Attività Culturali e del Turismo non prevede alcun paleontologo.

Ad Altamura, in Puglia, si crea un “Comitato Scientifico di tutela e valorizzazione del sito paleontologico della Cava dei Dinosauri”per lo studio e la valorizzazione di un giacimento di orme di dinosauro risalenti a 70 milioni di anni fa in cui non c’è neanche… un paleontologo.

La discussione nata in Senato a seguito della proiezione del documentario “Giallo ocra. Il mistero del fossile di Matera” ha messo in rilievo una situazione preoccupante nell’ambito delle politiche di gestione dei Beni Culturali. In particolar modo nel settore paleontologico.

GUARDA IL TRAILER DI “GIALLO OCRA” di R. Sartini

Per Lorenzo Rook (presidente Società Paleontologica Italiana e ordinario di Paleontologia a Firenze) «i temi e problemi che mette sul tavolo il documentario, che in qualche modo denuncia la gestione e tutela di un fossile, di un bene paleontologico, sono oggetto di attenzione della Società Paleontologica Italiana che da tempo cerca di sensibilizzare il MiBact. Basti pensare che in tutta Italia esiste un solo funzionario paleontologo a Chieti, e che il recente bando per 500 funzionari pubblicato nel dicembre 2016 dal MiBact non sono previsti funzionari paleontologi. Che è urgente ripristinare e rendere operativa presso lo stesso MiBact la già istituita “Commissione paleontologica”. È urgente porre rimedio alla mancanza di uno specifico profilo di competenza dei restauratori e degli altri operatori che svolgono attività complementari al restauro o attività di conservazione dei Beni Paleontologici. E più in generale dei beni museali naturalistici».

A Giuliano Volpe, docente di Archeologia cristiana e medievale presso l’Università di Foggia, nella sua qualità di presidente del Consiglio Superiore per i Beni culturali e paesaggistici del MiBact la Società Paleontologica Italiana si è rivolta segnalando l’urgenza di ripristinare presso il ministero una “Commissione paleontologica”, la cui funzione sarebbe di fondamentale supporto e ausilio alle istituzioni – centrali e periferiche – che dovranno affrontare “emergenze” più o meno urgenti di tipo geo-paleontologico.

Il senatore Giovanni Barozzino, al termine del documentario, ha commentato: «È incredibile. Dopo la visione del documentario, chiaro e comprensibile a tutti, che ti avvolge e fa amare le ricchezze che abbiamo nel nostro Paese, si rimane sconcertati. Perché il documentario ti lascia con un grande punto interrogativo: ma com’è possibile che non si sia fatto nulla per dieci lunghi anni? Che un bene così importante, non soltanto a livello regionale, ma a livello mondiale, sia ancora chiuso nelle casse. Questa vicenda non finisce di certo con una proiezione in Senato, ma bisogna unirsi tutti affinché Giuliana esca dall’oblio e venga consegnata all’Umanità. E che questo avvenga entro Matera Capitale europea della Cultura 2019. E che vengano valorizzate le competenze specifichi, in grado di preparare Giuliana al futuro. Io farò di certo la mia parte seguendo questa vicenda».

Poi parla Giovanni Bianucci, paleontologo Università di Pisa: «Da scienziato, mai mi sarei immaginato di finire un giorno in Senato a parlare di una balenottera fossile. Di affrontare un tema come questo in una sede istituzionale come questa. E il merito va all’iniziativa di Sartini e della qualità della sua azione divulgativa e di informazione. Perché nonostante l’eccezionalità del ritrovamento, se Sartini non avesse intrapreso questo percorso incentrato sul documentario “Giallo ocra”, con molta probabilità questa storia sarebbe finita nell’oblio. E il Senatore Barozzino non ci avrebbe dato questa incredibile possibilità, per la quale si è prodigato con impegno. Il documentario è efficace e ci sarebbe poco da aggiungere, ma vorrei sottolineare alcuni aspetti».

Giuliana è per Bianucci «importante per le sue dimensioni. E la cosa può sembrare normale perché è una balenottera e noi oggi vediamo che hanno grandi dimensioni. Sono gli animali più grandi del pianeta. Le balenottere che troviamo, però, sono tipicamente più piccole. L’aumento delle dimensioni di questi cetacei è recente per i tempi geologici.  Noi come team facciamo molte spedizioni in Perù dove ci sono moltissimi fossili di balene ma mai mi sono imbattuto in qualcosa di simile. In genere si trovano esemplari che vanno dai 3 ai 15 metri di lunghezza. Giuliana raggiungeva i 25 metri. Giuliana, inoltre, è recente dal punto di vista geologico, di circa 1 milione di anni fa. E questo è importante perché abbiamo pochi fossili del Pleistocene, e la sua scoperta si ricollega al sollevamento recente e repentino del Materano e della fossa bradanica. Questo è dovuto all’età giovane dell’Italia che è in continuo sollevamento, come testimoniano i terremoti lungo la Catena Appenninica. L’Italia è unica nell’ambito del ritrovamento di fossili di balena per via della sua giovane età e questo va a vantaggio di una tutela e valorizzazione di un tema che con i dinosauri affascina i giovani e gli adulti. Il documentario ha una valenza didattica fondamentale ma deve essere considerato un “primo tempo”. Il secondo deve ancora arrivare e sarà un altro documentario in cui Sartini ci racconterà le fasi di studio, restauro e musealizzazione».

Per Renato Sartini, autore e regista, «Giuliana non appartiene a Matera. È un bene dell’Umanità. Ed è un bene per l’economia di un territorio, di un Paese, e per l’avanzamento della conoscenza scientifica. Dal punto di vista della divulgazione e comunicazione della conoscenza scientifica Giuliana può e deve diventare un laboratorio affinché le nuove generazioni possano guardare al passato per comprendere meglio il mondo in cui vivono, guardando al futuro con più consapevolezza. Scoprendo che la terra su cui camminano si solleva a causa delle stesse forze che causano i terremoti lungo i nostri Appennini. Che la Terra e viva. La risorsa fossile del nostro Paese non può essere soltanto il petrolio, ma tutti i fossili come Giuliana, e con essa tutti i beni culturali. Spero che si possa trovare una soluzione progettuale affinché il percorso di studio, restauro e musealizzazione possa essere comunicato in tempo reale coinvolgendo i Social e utilizzando tutte le tecnologie di relazione, comunicazione e divulgazione oggi esistenti. Che Giuliana diventi il primo “reality” durante il quale nuove e vecchie generazioni possano affezionarsi al bene fossile e alla sua e nostra storia: Giuliana è identità territoriale e di tutta l’Italia. Un Paese giovane dal punto di vista geologico, in continuo sollevamento e trasformazione».

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