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Marco Lavalle

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TRICARICO (MATERA) – Marco Lavalle, giovane e promettente ingegnere tricaricese, è stato premiato nei giorni scorsi dalla Nasa a Los Angeles.
Una brillante carriera la sua, nonostante la giovane età, che gli ha fatto conquistare gli onori per uno studio scientifico svolto nel 2012. Gli studi svolti negli anni da Marco si sono orientati sulle tecniche di sviluppo per il telerilevamento di vegetazione e neve; un lavoro che gli ha permesso di ricevere questo speciale riconoscimento, che sicuramente lo ripaga per le tante ore di studio ed impegno per questa sua scoperta.

Il giovane ingegnere continua a svolgere il suo lavoro alla Nasa con un incarico importante gestionale, che gli consente di portare avanti tanti ambiziosi progetti.

Il Quotidiano lo ha incontrato nella sua Tricarico, per parlare del suo percorso di studi e lavorativo: «Ho frequentato il liceo scientifico a Tricarico -ci spiega- poi ho continuato gli studi a Roma, dove mi sono laureato in Ingegneria delle telecomunicazioni. Subito dopo la laurea ho avuto la possibilità di seguire un Dottorato di ricerca e la mia prima esperienza lavorativa è stata a Parigi, per conto dell’Agenzia spaziale europea.

Il mio professore parigino, Herik Pottier, mi mise di fronte a una sfida importante: dimostrare quello che avevo ipotizzato con fatti concreti e scientifici e se questo fosse stato nelle mie possibilità, la carriera sarebbe arrivata di sicuro. Non aveva sbagliato. Difatti, nei suoi convegni e congressi, è riuscito a spiegare come mettendo in relazione scatti dei satelliti e calcoli matematici si possono definire mutamenti ambientali rispetto a un campo ben delineato, e come questi mutamenti avvengono definendo così l’evoluzione ambientale rispetto ai fotogrammi. La spiegazione di una cosa semplice che avevo scoperto a meno di sei mesi dal mio incarico ricevuto nel 2010-2012 dalla Nasa, dopo Parigi. Studiare una determinata “zona tipo”, un campo di granturco dalle dimensioni del busto, ad esempio, si può determinare l’evoluzione del processo produttivo di quel campo rispetto a temi quali la siccità, gli insetti ed altro. Una cosa che può sembrare semplice, ma non è così; invece è un metodo che consente di calcolare la quantità per esempio la quantità di biomassa di un bosco, che ci aiuta a determinare quanto possa incidere il clima sulla sua crescita e viceversa. Da 10 anni in pratica, alla Nasa mi occupo di osservare la terra e la stima dei parametri della vegetazione». Marco in Italia, almeno ad oggi, non pensa di ritornare: «Gli studenti italiani hanno a mio avviso una bravura straordinaria, per la capacità intuitiva, la costanza l’impegno; purtroppo, nel mio percorso ho incontrato ragazzi molto più bravi di me e più intelligenti, che non sono stati messi nelle condizioni di poter esprimere al meglio le proprie capacità. Ritengo che l’Italia consenta un buon livello di preparazione fino all’università poi manca quel salto di qualità nella ricerca. Per fare un esempio la Nasa ha affidato a me un budget per portare avanti un nuovo progetto, questo perché all’estero non c’è tanta burocrazia come in Italia, credere nel risultato e raggiungere gli obiettivi, mi rendo conto che pensare che questo possa avvenire in Italia e al Sud ancor di più è un argomento ancora difficile».
Marco quando può, compatibilmente con i suoi impegni, raggiunge la cittadina del materano a cui lo legano gli affetti familiari e gli amici, ma grazie alla strumentazione che quotidianamente utilizza ci ha svelato un segreto spesso si collega con il satellite per vedere la sua amata Tricarico. Un augurio a Marco perché continui la sua brillante carriera e continui a portare alto il nome dell’Italia e della Basilicata, ma soprattutto perché diventi un esempio per i giovani che hanno voglia di mettersi in gioco, affinchè non si scoraggino alle prime difficoltà.

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