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Ignazio Olivieri (1953-2017)

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L’anno scorso era risultato il personaggio più amato nella consultazione promossa dal nostro sito. Tra le sue battaglie il riconoscimento di Istituto di cura e ricerca per il reparto di Reumatologia e l’istituzione della Facoltà di Medicina all’Unibas

POTENZA – Il mondo della medicina, della ricerca e della scienza piange il prof.  Ignazio Olivieri, morto oggi all’età di 64 anni. 

Il reumatologo  si era classificato primo nella consultazione sul  “Lucano del 2016” (LEGGI L’ULTIMA INTERVISTA AL QUOTIDIANO DEL SUD).  Per  lui  erano stati 7373 i voti  su circa 21mila preferenze espresse (il 35%). 

Un fiore all’occhiello la “sua” reumatologia: circa  300 pazienti, dei quali in media soltanto una trentina lucani; tutti gli altri (tra i tanti anche  Scuderi, l’atleta olimpionico che proprio a Potenza ha sconfitto la sindrome di Behçet) vengono da ogni parte d’Italia. Piemonte, Lombardia, Abruzzo: «Si può dire che a Reumatologia siamo gli unici a fare immigrazione sanitaria: arrivano qui dalla Calabria, dalla Campania, dalla Sicilia…», scherzava Olivieri nell’intervista rilasciata alla nostra testata.

Con undici medici (9 al San Carlo e 2 su Matera), il polo alla vigilia dei 20 anni di attività necessitava di rinforzi, ripeteva il luminare. «Il nostro è un polo di eccellenza che richiama pazienti da tutta Italia. Ma servono più fondi».

Tra le sue battaglie il riconoscimento di Istituto di cura e ricerca per il reparto di Reumatologia e l’istituzione della Facoltà di Medicina all’Università degli studi della Basilicata per il fatto che molti giovani, studiando fuori, non ritornano più nella propria terra. Inoltre Olivieri aveva sollevato il pericolo che la nostra regione rimarrà «senza medici perché nessuno vorrà esercitare la professione in Basilicata».

LA BIOGRAFIA Nato a Trivigno, nel Potentino,  Olivieri ha conseguito il diploma di maturità al Liceo Classico “E. Duni” di Matera nel 1971. Laurea in Medicina e Chirurgia alla Facoltà di Medicina Chirurgia dell’Università di Pisa nel 1978 e specializzazione sempre a Pisa nel 1983. Ricercatore nella Divisione di Reumatologia dell’Università di Pisa fino al 1993 e dirigente medico di I livello nella Divisione di Reumatologia dell’Ospedale Sant’Orsola Malpighi di Bologna dal 1993 al 1998, si trasferisce in Basilicata nell’ottobre di quell’anno. 

Direttore dell’Istituto Reumatologico Lucano (Irel) e del Dipartimento di Reumatologia della Regione Basilicata (Ospedale San Carlo di Potenza e Ospedale Madonna delle Grazie di Matera), membro della Basilicata Ricerca Biomedica (Brb) Foundation, nel 2014 ha conseguito l’idoneità al ruolo di professore universitario di prima fascia. Presidente della Società Italiana di Reumatologia nel biennio 2014-2016, Olivieri è stato membro di importanti gruppi di studio internazionali: Asas (Assessment of SpondyloArthritis international Society); Grappa (Group for Research and Assessment of Psoriasis and Psoriatic Arthritis), Isbd (International Society for Behçet’s Disease). Membro dell’editorial board del The Journal of Rheumatology e del supplemento annuale Behçet’s Disease and Familial Mediterranean Fever di Clinical and Experimental Rheumatology, è stato autore di 350 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali con impact factor.

Lo scorso 21 gennaio era stato premiato con una  “Alta riconoscenza morale”  consegnatagli con una cerimonia allo Stabile a Potenza da parte della Federazione Maestri del lavoro d’Italia – Consolato regionale della Basilicata e del Movimento culturale “Lavoro e sviluppo per la Basilicata”.  La motivazione del riconoscimento: «Per l’impegno profuso a favore della ricerca scientifica in campo medico e per avere dato onore alla Basilicata». Ad aprile invece aveva vinto il San fele d’oro, ennesimo riconoscimento per un medico apprezzato in tutta Europa per i suoi studi sulla reumatologia, un ulteriore e meritatissimo premio per questo maestro di medicina e di vita, «un lucano europeo, un luminare della ricerca» che ora mancherà tanto.  E a molti.  

LE REAZIONI  «Con Ignazio Olivieri  – ha commentato il dg del San Carlo, Rocco Maglietta  – la nostra comunità perde lo scienziato che ha molto amato e onorato la sua terra e donato tanto ai pazienti e tutti noi nel suo nome continueremo la battaglia per il riconoscimento della sua Reumatologica come Ircss».

«Con la scomparsa del dott. Ignazio Olivieri la Basilicata perde non solo un eccellente professionista, ma anche un uomo di grande sensibilità e umanità»: lo afferma il presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, «particolarmente colpito da una notizia che, per quanto non inattesa, a causa delle gravi condizioni di salute del professionista lucano, lascia un vuoto incolmabile. «Ho avuto la fortuna di conoscere da vicino sia come collega che come persona le sue straordinarie qualità umane che resteranno per sempre nella mia memoria e, sono certo, in quella di tantissimi lucani. Da Ignazio Olivieri – conclude Pittella – tutti dovremmo prendere esempio. Alla moglie Angela Padula e alla famiglia vadano le mie più sentite condoglianze e quelle che sono certo, mio tramite, esprime in questo momento l’intera comunità lucana».

«Con la scomparsa di Ignazio Olivieri se ne va un grande lucano, un luminare della medicina che ha dedicato tutta la sua vita alla cura dei pazienti ed alla ricerca scientifica. Conosciuto in tutto il mondo come uno dei massimi esperti della sindrome di Behçet, lo ricorderemo per la disponibilità e la grande umanità che sono sempre state la cifra del suo agire quotidiano. Sarebbe giusto e opportuno intitolare a lui l’Istituto Reumatologico Lucano, che speriamo possa ottenere presto il riconoscimento di Istituto di ricovero a cura a carattere scientifico, l’obiettivo a cui aveva tanto lavorato. Alla moglie e alla figlia giungano i sentimenti di vicinanza e di profondo cordoglio che esprimo a nome del Consiglio regionale della Basilicata»: è il messaggio di cordoglio del presidente del Consiglio regionale, Francesco Mollica.

«Un medico straordinario e un grande uomo», è stato il coro unanime sul web e nei social network. Tutti hanno sottolineato la sua cifra umana oltre che la caratura professionale, e più d’uno ha utilizzato una semplice parola: «Grazie». 

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