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John Giorno (1936-2019)

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ERA considerato il “mostro sacro” della Performance Poetry, colui che, sulle tracce della Beat Generation, ha elevato lo ‘Spoken Word’(la parola parlata) ad alta forma d’arte, l’autore che con i suoi scritti, le sue incisioni e i suoi spettacoli dal vivo ha cambiato il modo in cui il mondo vede la poesia, grazie ai suoi sperimentalismi. Il leggendario poeta statunitense John Giorno, figlio di emigrati italiani della provincia di Matera, è morto a New York, all’età di 82 anni, dopo una lunga battaglia contro un tumore. L’annuncio della scomparsa, che risale a venerdì scorso, è stato dato da Art News, che cita come fonte le gallerie d’arte Almine Rech e Sperone Westwater, che rappresentavano l’artista.
Performer di notevole impatto sul pubblico per la sua presenza scenica e le sue qualità vocali, ardito sperimentalista della poesia sonora, e storico attivista delle battaglie contro l’Aids, John Giorno è stato amico e amante del “re” della Pop Art Andy Warhol e del mitico scrittore Beat William Burroughs.
La sua storia lo vede in stretta collaborazione con artisti e poeti di diverse generazioni con cui ha condiviso opere e progetti: da Robert Rauschenberg a Jasper Johns, da Keith Hearing a Brion Gysin, da John Cage a Robert Mapplethorpe, oltre all’esperienza poetica Beat, condivisa con autori come Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso e naturalmente Burroughs, con cui ha realizzato centinaia di performance e condiviso un edificio situato al numero 222 della Bowery a New York fino al 1997, anno della sua morte alla quale assistette.
E’ il corpo nudo e addormentato di Giorno in “Sleep“, il primo ‘antifilm’ girato da Warhol nel 1963, ripreso nel sonno per oltre cinque ore, che celebra di fatto la nascita performativa del poeta della Pop Art. Alla prima del film a New York nel 1964 erano presenti in sala 9 persone e 2 lasciarono la sala dopo la prima ora.
Poeta dalle parole dissacranti e ruvide ma dal suono dolce e tagliente, John Giorno è stato uno dei primi artisti a sperimentare il reading, le letture ad alta voce nei luoghi più inconsueti. Celebri le sue frasi ‘poem paintings’ tra le quali l’icona “Life is a killer“, “I Want To Cum In Your Heart“, “Eating The Sky“, “Filling What Is Empty, Emptying What Is Full“, “Inside delusion / everything is delusion / including wisdom.”
Nel 1968 il poeta fonda il Giorno Poetry System Institute, centro per veicolare l’arte della poesia al pubblico attraverso nuove forme di espressione. Nel 1969 dal MoMa di New York fa partire un progetto “rivoluzionario”: “Dial-A-Poem.” Digitando un numero di telefono, si potevano ascoltare cinque minuti di poesia all’apparecchio. Con la fondazione Giorno Poetry Systems introduce definitivamente l’uso della tecnologia nella poesia, lavorando con materiali elettronici e multimedia, creando nuovi luoghi d’incontro e facendo così conoscere la poesia a un nuovo pubblico.
Con il libro “You Got To Burn To Shine” (1994, tradotto in italiano con il titolo “Per risplendere devi bruciare”, City Lights Italia, 1997), John Giorno offre i dettagli delle sue intime memorie personali, includendo (fra l’altro) la storia della sua relazione con Warhol, del suo anonimo incontro sessuale con Keith Haring (John e Keith rimangono poi buoni amici) e raccontando i suoi pensieri sulla morte nell’età dell’Aids, dal punto di vista del suo credo religioso di buddista tibetano.
L’Aids Treatment Project, fondato nel 1984, è il modo in cui John Giorno ha cercato di combattere con compassione la catastrofe epidemica dell’Aids. Lo scopo è stato quello di fornire sostegno economico per le situazioni di emergenza: alloggi, telefono, assistenza, cibo, medicinali, tasse e qualsiasi altra necessità.
Ha realizzato programmi radiofonici, tra i quali “Wpax”, trasmesso da Radio Hanoi durante la guerra del Vietnam. Ha pubblicato versi su scatole di fiammiferi, magliette, tendine da finestra, tavolette di cioccolata, ecc. ed ha “esposto” le sue poesie in incisioni e quadri. Nel 1971 ha girato il film “September on Jessore Road”, al quale prese parte il poeta Allen Ginsberg, uno dei padri della Beat Generation. Nel 1982 ha lavorato nel film di Ron Mann “Poetry in motion”. Nel 2007 è stato il protagonista di “Nine Poems in Basilicata”, film di Antonello Faretta incentrato sulla sua performance e sulle sue poesie e girato nella regione di origine della sua famiglia, la Basilicata. «Il mio Dna – disse in un’intervista di quel periodo a Lello Voce – a è completamente italiano, da tutti lati. Tutti i miei parenti sono emigrati dall’Italia a New York intorno al 1880. La famiglia di mia madre da Genova e mia nonna paterna era nata nel 1861 ad Aliano in Basilicata, la città di Cristo si è fermato ad Eboli di Carlo Levi. Negli ultimi dieci anni ho passato un sacco di tempo in Basilicata, lavorando a vari progetti poetici. E mi piace davvero quel posto».
Poeta giramondo, John Giorno è stato spesso in Italia: nel settembre del 1994 ha partecipato alla rassegna che la città di Cesena ha dedicato alla Beat Generation. Ha partecipato a “Napolipoesia 1999”, “Parole di Mare” (2000) e “Il cammino delle comete” (2002).
Nato a New York il 4 dicembre 1936, la sua famiglia materna, i Panvino, proveniva da Aliano (noto per essere il luogo d’ambientazione del libro “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi) e da Tursi, comuni in provincia di Matera. Il 9 ottobre 2013 il Consiglio comunale di Tursi ha conferito a Giorno la cittadinanza onoraria. Aliano gli ha dedicato un museo.
Giorno Poetry Systems è stata anche un’etichetta discografica, con la quale John Giorno ha pubblicato su vinile l’intera avanguardia poetica americana e i maggiori sperimentatori, tra i quali Laurie Anderson, Glenn Branca, Patti Smith, Richard Hell, Frank Zappa, Arto Lindsay, Lydia Lunch. Ha girato anche il film “No Accident” di Michael Negroponte (1996) e nel 2011 l’ultimo video musicale dei Rem. Autore di numerosi libri di poesia, in Italia sono stati pubblicati i volumi “La saggezza delle streghe” (2006), a cura di Domenico Brancale e Jonny Costantino, da Stampa Alternativa, e “John Giorno in Florence, 1983-1998” (Recorthings, 2012).

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