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NON lo ammetterà mai, ma sotto sotto, quando oggi approderà in maniera privilegiata e veloce in Basilicata, un pensierino lo farà anche lui. Strana la vita: arrivare da presidente del Consiglio, con la bandiera del rottamatore al vento, in una terra dove il cambiamento non è mai iniziato, al punto di ritrovarsi i vertici della Regione, Governatore, presidente dell’assemblea, assessori, consiglieri condannati dalla Corte dei Conti a restituire soldi spesi per pranzi, alberghi e oneri di rappresentanza non giustificati.

La cosa, vista con l’occhio ambizioso e rivoluzionario della prima Leopolda, non è di poco conto. Anzi. Sarebbe da cartellino rosso, se solo lui conservasse ancora un ricordo di questo pigmento e di quello spirito innovativo.
La sentenza crea parecchio imbarazzo e lascia aperti mille interrogativi. In un altro contesto, la parola dimissioni sarebbe quella più usata; ma qui la soglia della sopportazione e della tolleranza (interessata) è stata innalzata fino a superare il limite della estrema comprensione cristiana. Al buon Matteo, una battutaccia da toscano impertinente e linguacciuto, nella sua mente gli scapperà di sicuro. Come si fa a non ridere nel ritrovarsi accolto da personaggi e personaggetti che nel furore iniziale del rottamatore avrebbero dovuto già da un pezzo sgombrare il campo delle istituzioni. Se non si mandano a casa quelli che hanno speso in modo improprio e illegittimo i soldi dei contribuenti, da chi altri si dovrebbe cominciare? Ma una cosa sono i principi, un’altra gli amici. Certi amici soprattutto, che magari della Leopolda hanno capito poco, però sul territorio il ruolo di acchiappa-consensi lo svolgono in modo perfetto, secondo le regole più spregiudicate della Prima Repubblica.
Invece ad accogliere Renzi ci saranno tutti. Ognuno con il suo sorriso di circostanza e con sul groppone una sentenza che pesa. Ma c’è il referendum. E pur di portare a casa la vittoria, il giovane Matteo sarebbe disposto a giurare che Maria Elena Boschi è racchia e non capisce nulla. E chi sa, quando verrà il momento dei selfie e delle strette di mano, se un altro pensiero beffardo, andrà alla vicenda dell’inchiesta della procura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti, la cricca del petrolio. Lui forse non ricorderà bene, ma qui quelle parole stile Silvio da Arcore, le rammentano tutti, a cominciare dalla gaffe sulle sentenze e la lentezza dei processi.
A Potenza e Matera, Renzi stamani dirà le cose che da settimane ripete in questo giro d’Italia come capitano della squadra del Sì. Dovrà impegnarsi molto, perché gli avversari del No qui sono agguerriti. E magari gli scapperà anche di dire che non ha tempo per certi discorsi, perché il suo compito è quello di cambiare l’Italia. Bene, da questo punto di vista la Basilicata è un’ottima prova. C’è da rifare più o meno tutto, a cominciare dalla classe dirigente. I problemi sono tanti, le prospettive incerte. La sanità, il petrolio, l’ambiente, l’agricoltura, l’assistenza. Nelle famiglie non c’è serenità, non ci sono soldi. E’ ripresa l’emigrazione, i tagli alla spesa pubblica hanno ridotto gli spazi delle clientele. Mamma Regione non riesce a trovare una toppa e un posto per tutti. La qualità dei servizi è scadente. I collegamenti con il resto del mondo sono come agli inizi del Novecento. Anche l’opportunità di Matera capitale della cultura europea, rischia di diventare un’occasione sprecata. Ci vogliono investimenti produttivi e lavoro, lavoro, lavoro. Soprattutto ora che si è registrato il record nazionale del crollo dei contratti a tempo indeterminato. Senza incentivi cade il castello dei nuovi occupati stabili, la precarietà aumenta fino a mettere a repentaglio la piccola ripresa appena intercettata.
Non è uno scenario bello. Speriamo che qualcuno gli consigli di dedicare un po’ di attenzione all’ultimo rapporto Svimez. Lo spopolamento non si ferma, senza un colpo d’ala dell’occupazione, il futuro non riserva niente di buono. Ci sarebbe bisogno di una Leopolda lucana, coraggiosa e impertinente, creativa e travolgente.
Nel nostro piccolo, abbiamo preparato delle noticine (alle pagine 6 e 7) di quelli che sono i problemi e le esigenze della Basilicata. Giusto per ricordare che non esiste solo il referendum. E che qui ci sono 700mila persone che aspettano risposte concrete, stufe di essere tirate per la giacca solo per un “sì” o un “no”.

 

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