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POTENZA – Non è nemmeno cominciata. E così a sorpresa la riunione del Consiglio regionale di Basilicata è stata rinviata a martedì prossimo. Slitta di quasi una settima il dibattito e l’eventuale approvazione dell’Assestamento di bilancio dell’ente Regione. Insomma la Finanziaria estiva quest’anno sarà affrontata ad agosto inoltrato.

Una singolarità che non meraviglia visto tutto il clima ormai provvisorio che si respira in Regione per una chiusura di legislatura anticipata con le elezioni già fissate a metà novembre che di fatto hanno paralizzato il lavoro consiliare da almeno un paio di mesi.

E prosegue così quella che ha tutto l’aspetto di una stanca “agonia”. La riunione di ieri, se l’Assestamento fosse stato approvato, poteva in effetti essere l’ultima riunione per diversi consiglieri regionali che difficilmente dopo le prossime elezioni saranno riconfermati dalle urne. In agenda la prima riunione dopo la pausa di agosto è fissata per il 12 settembre ma in quei giorni si sarà già scatenata la campagna elettorale vera e propria. Difficile che l’assemblea possa decidere grandi cose.

Ad ogni modo ieri è andata in scena a via Verrastro l’ennesima puntata di quello che sta diventando un vero e proprio dramma istituzionale. E cioè la chiusura di una consiliatura “guastata” dai fatti di rimborsopoli. Il rinvio della riunione di ieri è stato deciso dalla Conferenza dei capigruppo per evitare di vedersi invalidato tutto in un secondo momento. La seduta di ieri infatti era la prosecuzione della riunione iniziata martedì e interrotta per un “incidente di percorso”. In pratica a decisione già assunta di rinvio a ieri di tutta la parte inerente alla Finanziaria è mancato il numero legale in aula su un provvedimento di corredo. E le regole sono chiare: se la seduta viene stoppata dalla mancanza di consiglieri in aula si rende necessaria una nuova convocazione. Non si capisce piuttosto perchè la Conferenza dei capigruppo se ne sia resa conto solo ieri mattina. Questo per l’ufficiale. C’è poi la seconda versione più ufficiosa. La grana legata a Ignazio Petrone che non ha comunicato le proprie dimissioni da consigliere entro la scadenza. L’assemblea avrebbe potuto decidere per una forzatura e cioè inserire un ordine del giorno specifico per poi votare la decadenza di Petrone dalla carica di legislatura e provvedere alla surroga di Castalgrande. Ma sarebbe stato un procedimento forse non completamente legittimo che si sarebbe prestato e eventuali ricorsi da parte dello stesso Petrone che di fatto avrebbe potuto tentare di rimanere in carica almeno fino a settembre.

Il rinvio invece “taglia la testa al toro”. Nella riunione di martedì l’ordine del giorno sulla revoca della carica di consigliere a Petrone – che quindi rimane alla presidenza della Sel – può essere legittimamente inserito senza intaccare i diritti di nessuno. Ad ogni modo la polemica non si placherà. Ha già tuonato contro la Sel e la sua gestione, Pietro Simonetti del Cseres.

 

s.santoro@luedi.it

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