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POTENZA – Dove l’informazione non può arrivare tocca alla Finanza, e c’è da scommettere che anche questa volta se ne vedranno delle belle. Rimborsopoli 2009.

I consiglieri regionali della scorsa legislatura per i prossimi mesi andranno a dormire con un pensiero in più.

Hanno fatto irruzione in via Verrastro lunedì mattina gli uomini del nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle.

Su delega della procura della Corte dei conti i militari hanno chiesto i rendiconti e la documentazione giustificativa del rimborso per le spese di segreteria e rappresentanza riconosciuto a consiglieri e assessori esterni nel 2009.

Sì perché a ottobre dell’anno scorso, quand’era scattato il primo blitz negli uffici del parlamentino lucano a caccia di fatture e scontrini, assieme a carabinieri e polizia avevano portato via soltanto quelli del 2010 e del 2011. Risultato? Su 3 milioni distribuiti la procura della Repubblica ne contesta oltre 200mila, che in 34 tra consiglieri ed ex si sarebbero intascati in maniera indebita.

Per tutti è stato già chiesto il rinvio a giudizio, inclusi i presidenti di giunta e consiglio più tutti gli assessori. Per 7 inoltre pende ancora un’ordinanza di misure cautelari che ne dispone il divieto di dimora nel capoluogo, sospesa in attesa che si pronunci la Cassazione. Poi le carte sono state mandate ai pm “contabili”, decisi a chiedere indietro tutte le somme utilizzate per spese non strettamente connesse all’attività politica. Anche quelle tralasciate dai colleghi del Tribunale. A cominciare dagli anni precedenti.

Per esaminare tutti e 30 i faldoni acquisiti occorreranno diverse settimane, anche se il metodo collaudato nei mesi scorsi dovesse restare lo stesso. Ogni fattura, ogni scontrino, ogni contratto di collaborazione verrà vagliato e verificato alla “fonte”: nei registri contabili del commerciante di turno, oppure in viva voce da chi è stato indicato come assistente del consigliere Tizio o Caio.

Tanto è bastato per scoprire lo scandalo che ha spinto alle dimissioni il presidente della giunta Vito De Filippo, e alla chiusura anticipata della legislatura.

Inutile farsi illusioni sul fatto che le tracce del malcostume venuto a galla non risalgano indietro di dodici mesi.

Anche perché i controlli sulla gestione del contributo per «l’esercizio del mandato senza vincolo di mandato» risultano “aboliti” di fatto nel 2005.

Da allora le verifiche «opzionali e a campione» demandate all’ufficio di presidenza non sono mai partite.

Un’occasione troppo ghiotta per gli approfittatori dell’ultim’ora, e gli scienziati della fattura pezzottata e delle spese personali a carico del contribuente.

Per non parlare dei “distratti” in buona fede, che di qui a breve si saranno costretti comunque a dare le dovute spiegazioni.

Infatti una volta concluso il lavoro degli investigatori è probabile che l’informativa con l’analisi delle contabilità di ognuno dei consiglieri venga inviata sia ai pm della procura regionale contabile, sia a quelli titolari del fascicolo 2010/2011 in Tribunale. A quel punto starà a questi ultimi valutare come procedere in base al termine di prescrizione previsto. Considerato che per il reato di peculato è di dieci anni c’è da aspettarsi un’integrazione dei capi d’imputazione per chi è già indagato. Sempre che ai 34 della “lista nera” non se ne aggiungano degli altri, “scampati” alla prima ondata.

L’inchiesta sulle spese di segreteria e rappresentanza dei membri del parlamentino di via Verrastro ha preso le mosse sul finire della scorsa estate dagli scandali esplosi in tutta Italia: dal Batman di Anagni alla “Mignottocrazia” lombarda.

Già in passato, in particolare gli uomini del nucleo operativo dei carabinieri di Potenza, si erano occupati del modo in cui venivano spesi i contributi riconosciuti ai consiglieri regionali per la loro attività.

Indagando sui rapporti tra l’ex presidente del Potenza sport club, Giuseppe Postiglione, e il segretario della massima assise politica lucana, Luigi Scaglione, era emerso che in un paio di occasioni aveva ottenuto il rimborso del soggiorno in albergo anche di un’accompagnatrice “non autorizzata”.

Quanto è venuto fuori dall’esame sistematico di tutta la documentazione giustificativa per tutti i consiglieri ormai è noto un po’ ovunque in Italia, visto il risalto che i media nazionali hanno dato al “caso”.

Si va dal caffè alle sigarette acquistate in autogrill, passando per l’orsetto di peluche, il cd di Renato Zero, tutte le varietà di prodotti da forno, la frutta, la verdura, le caramelle, e poi il noleggio di un auto in Costa Smeralda in altissima stagione, i soggiorni a Ponza, le settimane bianche, i soggiorni in albergo con accompagnatrici imprecisate.

Ancora i pranzi in Costa Azzurra, quelli in occasione di ricorrenze familiari tipo il compleanno del coniuge, la finitura e la levigatura del parquet in alcuni locali privati, i mignon di domenica, il cenone di capodanno e il pranzo di ferragosto.

Poi ci sono i collaboratori “fantasma” che hanno smentito di aver ricevuto le somme dichiarate nei contratti depositati, o di aver mai lavorato per il consigliere in questione, oppure – in un caso – hanno ammesso di averlo fatto ma all’insaputa del marito che di quel dubbio rapporto di lavoro non sapeva nulla né avrebbe dovuto saperlo.

Quindi una montagna di fatture e scontrini ritoccati con l’aggiunta di un numero a penna a destra o a sinistra dell’importo originale: a volte aggiungendo 300 euro, e a volte soltanto 2.

Schede benzina “gonfiate”, fatture fotocopiate e rimborsate più volte, altre per spese già rimborsate con le indennità di missione, altre per spuntini in varie parti d’Italia allo stesso momento e altre ancora per francobolli disconosciute da chi dovrebbe averle emesse.

Infine alcuni scontrini improbabili come quello per un pranzo “sconto camionista” riconosciuto a un ex assessore, e quello per sessanta coperti con una convenzione riservata ai dipendenti di un centro commerciale barese.

Il contributo per le spese di segreteria e rappresentanza è stato abrogato a dicembre dell’anno scorso, accorpandolo alla diaria di 3.200 euro per le «spese sostenute per le attività e i compiti connessi con lo svolgimento del mandato» aumentata fino a 4.500, senza alcun obbligo di rendicontazione.

In precedenza oltre alla diaria “ridotta” ogni consigliere e assessore esterno riceveva circa 2.600 euro al mese «per l’esercizio del mandato senza vincolo di mandato» da giustificare alla fine del periodo contabile fissato dall’ufficio di presidenza depositando scontrini e fatture giustificative.

A ottobre del 2012 il Quotidiano della Basilicata aveva avanzato una richiesta in Consiglio regionale proprio per poter consultare questa documentazione relativa agli anni 2009-2010-2011.

Nonostante il parere favorevole della Commissione per l’accesso agli atti amministrativi della presidenza del Consiglio dei ministri – appositamente richiesto da via Verrastro – l’accesso agli atti in questione (in particolare quelli del 2009 dopo il sequestro di quelli del 2010 e del 2011) era stato negato anche di recente per la strenua opposizione di alcuni consiglieri, arrivati a minacciare azioni legali contro il “loro” l’ufficio di presidenza nel caso in cui avesse acconsentito.

l.amato@luedi.it

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