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E’ GIOVEDI’ primo agosto. Nelle stesse ore in cui la Corte di Cassazione si riunisce in camera di consiglio per decidere della sorte di Berlusconi, e indirettamente del futuro politico del Paese, il partito del Cavaliere affonda  in Parlamento il garante per l’esecuzione delle prescrizioni ambientali dell’Ilva di Taranto.  E quindi? Che relazione c’è tra i due fatti? E perché la notizia viene data, con gran risalto, qualche giorno dopo, su Panorama?

Il fatto è che il tecnico silurato dal Parlamento si chiama Vitaliano Esposito ed è, guarda il caso, fratello di quell’Antonio Esposito che presiede la Corte di Cassazione chiamata a decidere sulla condanna del leader del Pdl.  E a mettere la firma sotto l’emendamento che ghigliottina la figura del Garante ambientale per l’impianto siderurgico (e approvato a larga maggioranza), è un deputato materano del Pdl, Cosimo Latronico.

Onorevole Latronico, ha visto che Panorama e Dagospia la prendono in giro sulla sua iniziativa parlamentare? Parlano di hara-kiri del Pdl.  Dicono che lei ha avuto la bella idea di provocare il licenziamento in tronco di Vitaliano Esposito poche ore prima che il fratello Antonio, presidente della seconda sezione della Corte di Cassazione, confermasse la condanna di Silvio Berlusconi…

Una coincidenza incredibile, ma del tutto casuale. Tra l’altro, è vero che l’emendamento è stato  votato dal Senato poche ore prima che la Cassazione emettesse la sentenza su Berlusconi, ma quello è stato soltanto l’atto conclusivo di un iter parlamentare cominciato molto tempo fa. La mia iniziativa era nata dalla considerazione che quella del garante era una figura ormai ridondante nell’ambito del commissariamento dell’Ilva di Taranto. Tenga presente che c’erano già un commissario e un subcommissario.

E immagino che Esposito non esercitasse quella funzione a scopo benefico.

No, prendeva un onorario che ora non saprei precisare, ma che si  aggira sicuramente tra i due e i trecentomila euro l’anno.

Beh, sarà pure un concorso di eventi straordinario, ma a nessuno, nel Pdl, è venuto in mente che quel Vitaliano Esposito, già  ex procuratore generale della Cassazione (dopo essere stato avvocato generale della Suprema Corte), potesse essere parente del magistrato che avrebbe deciso del destino di Berlusconi?

No. Le ripeto, l’iniziativa nasce in tempi non sospetti e dimostra, caso mai, la buona fede di coloro che l’hanno promossa. Infatti: che interesse avremmo avuto noi del Pdl a dare addosso al fratello di Antonio Esposito, dal momento che quest’ultimo aveva nelle mani la sorte giudiziaria di Berlusconi? Piuttosto, è singolare che la fine dell’iter parlamentare di quell’emendamento ha preceduto per poche decine di minuti la sentenza della Cassazione. Quasi ci fosse stata una regia. Sa, il Senato è pieno di magistrati….

Quindi, un piccolo dubbio ce l’ha?

Non dico questo. Però vorrei far notare un’altra cosa. Coincidenza per coincidenza, non le fa pensare nulla che per un incarico di nomina governativa, come quello dato a Vitaliano Esposito direttamente dall’ex presidente del Consiglio Monti su proposta del ministro Clini, venisse scelto un magistrato che è fratello del presidente della Corte di Cassazione? Non voglio dire che ci sia un  conflitto di funzioni, ma insomma…qualche dubbio sull’opportunità di una simile decisione è lecito.

A integrazione dell’intervista va aggiunto che le modalità del licenziamento del garante per l’Ilva Vitaliano Esposito non sono l’unica cosa curiosa emersa a margine della sentenza. E’ accaduto infatti che il presidente della seconda sezione della Corte suprema di Cassazione, Antonio Esposito, è stato tirato in ballo da un cronista del Giornale, Stefano Lorenzetto, il quale racconta di essersi trovato qualche anno fa a cena con il magistrato e di averlo sentito sproloquiare in pubblico su certe intercettazioni telefoniche hard che riguardavano Berlusconi. Esposito smentisce tutto al Fatto Quotidiano. E quanto alla circostanza che la sentenza è arrivata poche ore dopo che il Pdl aveva votato in Senato il siluramento di suo fratello Vitaliano, dice: «Non ho seguito, né seguo le vicende di mio fratello all’Ilva, e se c’è chi dice che una mia sentenza è una vendetta contro qualcuno, dovrà risponderne nelle competenti sedi giudiziarie».

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