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POTENZA – Era atteso un anno e une governi fa, quando al Ministero dello Sviluppo economico c’era ancora Corrado Passera, erede dell’azzurro “nordcoreano” Paolo Romani e del sottosegretario Guido Viceconte. Niente di strano perciò se a dare l’anuncio sia stato un altro azzurro. «In arrivo decreto interm. attuazione art.16 d.l. Liberalizzazioni : risorse fiscali per fondo sviluppo territori con impianti petroliferi». Questo il tweet di Cosimo Latronico, che alle 3 di ieri pomeriggio ha benedetto la nascita imminente del regolamento per l’esecuzione del patto sottoscritto da Viceconte e dal presidente della Regione Vito De Filippo a marzo del 2011. Quello più noto come “Memorandum”.

E’ il rilancio del «rinascimento petrolifero» (copyright De Filippo) la sorpresa che non ti aspetti tre giorni dopo la sonora bocciatura da parte dei giudici del Consiglio di Stato della “card benzina”, estesa anche a veneti, liguri, toscani, e chissà quanti altri neutralizzandone di fatto i benefici. 

«In un incontro con i sottosegretari del Ministero dell’economia e delle finanze, Luigi Casero, e dello Sviluppo economico, Simona Vicari abbiamo sollecitato l’adozione del decreto interministeriale di attuazione dell’articolo 16 del decreto legge sulle liberalizzazioni». Hanno spiegato in una nota congiunta Latronico e Viceconte aggiungendo di aver ricevuto per tutta risposta «assicurazioni che la Ragioneria generale dello Stato sta valutando una proposta di decreto  condivisa dai due ministeri proponenti».

In altri termini: c’è un testo definitivo della direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del Ministero guidata da Franco Terlizzese (la stessa delegata per l’amministazione delle royalties, le relazioni con le regioni eccetera). Manca soltanto il visto di regolarità contabile e una volta arrivato passerà ai vertici per l’approvazione. Poi verrà pubblicato e diventerà efficace. Quindi servirà l’accordo tra Regione, Eni e Governo per l’aumento delle estrazioni in Val d’Agri: 25mila barili in più ogni giorno. Infine una quota delle maggiori entrate fiscali prodotte verrà destinata per lo «sviluppo di progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori di insediamento degli impianti produttivi e dei territori limitrofi».    

Per Viceconte e Latronico: «Pur in un momento di grave difficoltà per le finanze pubbliche dello Stato sarebbe importante ottenere l’istituzione di un fondo aggiuntivo alle royalties (…) Per la Basilicata la stipula di un accordo istituzionale di sviluppo potrebbe essere l’occasione per finanziare, per i prossimi dieci anni, un programma di rafforzamento delle infrastrutture e delle attività produttive definendo  un progetto produttivo per l’intera regione. Ora ci sono tutte le condizioni normative perchè le risorse petrolifere, in un quadro di assoluta garanzia ambientale, in questo senso ci sarà una missione speciale della Commissione ambiente della Camera nel prossimo mese di settembre che verificherà il livello di affidabilità dei sistemi di monitoraggio sulle matrici ambientali a ridosso degli impianti petroliferi, siano finalizzate  ad un progetto di sviluppo della regione per costruire opportunità di lavoro».

Si legga «accordo istituzionale di sviluppo», ma si intenda accordo per nuove o maggiori estrazioni, perché a settembre dell’anno scorso era stato De Filippo a rivendicare la paternità dell’articolo 16 del dl “liberalizzazioni” spiegandone anche i limiti. Per esempio il fatto che non si applicherebbe ai 50mila barili che di qui a qualche anno dovrebbe cominciare a estrarre Total nella Valle del Sauro. E nemmeno ai 104mila autorizzati in Val d’Agri alla compagnia del cane a sei zampe.

Vecchi patti, vecchie regole. In pratica a Roma non hanno voglia di rinunciare a nulla di quanto già incassano – o hanno previsto di incassare – dal petrolio lucano. A meno che il petrolio lucano non aumenti. Una decisione che in ultima istanza spetterà al Consiglio regionale.

l.amato@luedi.it

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