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LA possibilità che attraverso l’art. 16 del decreto liberalizzazioni possano affluire in Basilicata investimenti statali per 2 miliardi di euro è da salutare come un’opportunità da non lasciarsi sfuggire. Benvenga l’accelerazione che i parlamentari del Pdl vorrebbero imprimere all’interlocuzione con il Governo (e con le compagnie petrolifere) ma a nessuno puo’ sfuggire che necessita di alcuni passaggi politico-istituzionali, per non farci trovare impreparati, per capire, e innanzitutto per affermare il principio democratico, che abbiamo sempre sostenuto, di protagonismo in materia di utilizzo delle risorse energetiche lucane indipendentemente dalla normativa vigente che sappiamo ci vede penalizzati e che chiarisca definitivamente che si parla di provvedimenti legati all’incremento dell’estrazione nella Val d’Agri e non di altro. 

Dobbiamo augurarci, per una volta, che non ci troviamo dinanzi a vecchie prassi a ridosso di appuntamenti elettorali , a partire dalle cifre diffuse in merito ai benefici diretti per la Basilicata derivanti oltre che dall’attuale produzione di idrocarburi dall’incremento dell’estrazione petrolifera. Per quanto mi riguarda, non saranno nemmeno 2 miliardi di euro a farmi cambiare idea su come il petrolio lucano può e deve diventare un’opportunità autentica di sviluppo e di occupazione e non un vincolo che possa pregiudicare il futuro delle nostre comunità, quel “totem nero”, oggetto ambivalente perché considerato ma temuto, come efficacemente lo chiama il prof. Enzo Alliegro nel suo libro. Sappiamo quante insidie si annidano, visibili e meno visibili, percettibili e meno percettibili, ma tutte reali che rafforzano la nostra convinzione soprattutto dinanzi all’assunzione di decisioni che ipotecano il futuro dei nostri figli. Ulteriori riflessioni non possono sfuggire. L’attuazione dell’accordo sul petrolio cade in una fase delicata della vita politica nella quale la Giunta e il Consiglio della Regione non hanno più autorevolezza di interlocuzione istituzionale con il rischio che tentativi, mai del tutto sconfitti, di scelte centralistiche e lobbistiche (solo pochi giorni fa rappresentanti del “cartello” delle compagnie hanno rinnovato l’appello a estrarre di più e subito) possano riprendere terreno intorno ad interessi economici e non solo approfittando del “vuoto” che si è determinato. 

Ed ancora se non fosse proprio questo uno dei motivi della forte conflittualità che si è verificata nel panorama politico lucano e che ha prodotto la fine anticipata della legislatura? E’ comprensibile l’esigenza di approvvigionamento petrolifero del nostro Paese, però vi è un’esigenza in questo momento, tutta lucana, di essere meno eteroguidati, di mettere le nostre risorse endogene a disposizione del territorio e degli interessi strategici nazionali senza farci condizionare da altri interessi. Di qui l’invito all’intera società civile, oggi molto vivace, a mostrare la massima attenzione perché questa fase di stallo del Governo e del Consiglio della nostra Regione è una fase di debolezza politico-istituzionale nella quale comunque dobbiamo sforzarci di parlare di politiche, di obiettivi, priorità, proposte senza prescindere da una cornice, da un’anima condivisa e vincolante di riferimento. Un’anima, secondo me, ha due parole importanti: programmazione ed idea di sviluppo. Ed è sicuramente questa la “molla” che ci deve spingere ad uscire dai vecchi e rigidi schemi per un progetto “tutto lucano” sostenuto dalle forze riformiste, progressiste e di chi ci crede per realizzare una stagione politica nuova. 

*Consigliere regionale Psi

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