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di MARIATERESA LABANCA
POTENZA – Ormai è ufficiale, le primarie del centrosinistra si terranno, il 22 settembre. Saranno aperte, di coalizione. Le candidature accompagnate da 1.200 firme andranno presentate entro il 5 settembre  e non più il 2. Lo ha deciso il tavolo delle forze di centrosinistra che si è riunito ieri pomeriggio nella sede del partito democratico. Lasciando così cadere definitivamente l’ipotesi circolata nei giorni scorsi di  un candidato unico individuato sulla base di una larga condivisione. 
L’incontro  si è chiuso con l’approvazione di un regolamento che detta le linee generali per lo svolgimento delle primarie. Nel quale si afferma la necessità di arrivare a novembre con un progetto politico “forte e innovativo”. In un comunicato stampa Pd, Sel, Rifondazione e Centro democratico  affermano la necessità di una fase di rinnovamento  “capace di superare le criticità che hanno portato al voto anticipato”. Ma sul come farlo, o meglio sul quale volto dargli, le idee restano divergenti. E’ ancora una volta la spinosa questione morale il nervo scoperto della colazione. Allo stato dei fatti il regolamento approvato ieri ancora la candidabilità esclusivamente al codice etico del Partito democratico. Che esclude dalla competizione elettorale solo i condannati per corruzione, concussione e coloro che sono stati raggiunti da misure preventive della legge antimafia. Insomma, stando così i fatti, i consiglieri regionali coinvolti nell’inchiesta Rimborsopoli sarebbero tutti candidabili. Ma Sel e Psi non mollano il cavallo di battaglia. Spiegano che è una questione di tempo. E che la discussione è solo rinviata a giovedì, quando, nel nuovo vertice di coalizione, chiederanno che la carta di intenti venga integrata da una carta dei valori in cui inserire condizioni più severe. Nè Sel, nè socialisti pronunciano chiaramente l’equazione indagato uguale incandidabile. La parola Rimborsopoli sparisce completamente dall’elenco dei limiti considerati insuperabili. E i segretari Valvano e Murante ribadiscono che la questione non è giudiziaria ma politica: a fare un passo indietro deve essere  chi ha contribuito alla crisi del governo. Insomma, regole precise non ce ne saranno. E’  molto probabile che le integrazioni richieste si traducano in semplici enunciazioni di principio.  Sempre, chiaramente, che Sel e Psi trovino la quadra con il Pd. Che prima di giovedì dovrà affrontare la discussione al proprio interno. Ma intendersi non è semplice. Dalla sua bacheca facebook Valvano precisa: non possiamo rieleggere il vecchio consiglio regionale. Ad ogni modo, sia Sinistra e libertà che socialisti annunciano che la vera resa dei conti arriverà il 5 settembre: in caso di mancata condivisione sulla scelta dei nomi non sosterranno la coalizione. Insomma, l’impasse sui criteri in base ai quali scegliere i candidati resta tutt’altro che superata. Del resto nessuno (nemmeno i più ferventi garantisti)  ha il coraggio di affermare che le primarie rappresenterebbero già un filtro, in base al quale far scegliere direttamente agli elettori se il candidato coinvolto nell’inchiesta giudiziaria possa correre o meno per la Presidenza della Regione. 
C’è ancora qualche giorno di tempo, invece, per la definizione ultima del perimetro della coalazione. Ieri non si sono presentati all’incontro Antonio Potenza dei Popolari Uniti e neanche l’Udc. Entro il primo settembre dovranno definire la propria posizione. E dovranno farlo anche i centristi di Scelta Civica e Centro moderato. 
m.labanca@luedi.it

POTENZA – Ormai è ufficiale, le primarie del centrosinistra si terranno, il 22 settembre. 

 

Saranno aperte, di coalizione. Le candidature accompagnate da 1.200 firme andranno presentate entro il 5 settembre  e non più il 2. Lo ha deciso il tavolo delle forze di centrosinistra che si è riunito ieri pomeriggio nella sede del partito democratico. Lasciando così cadere definitivamente l’ipotesi circolata nei giorni scorsi di  un candidato unico individuato sulla base di una larga condivisione. L’incontro  si è chiuso con l’approvazione di un regolamento che detta le linee generali per lo svolgimento delle primarie. 

Nel quale si afferma la necessità di arrivare a novembre con un progetto politico “forte e innovativo”. In un comunicato stampa Pd, Sel, Rifondazione e Centro democratico  affermano la necessità di una fase di rinnovamento  “capace di superare le criticità che hanno portato al voto anticipato”. Ma sul come farlo, o meglio sul quale volto dargli, le idee restano divergenti. 

E’ ancora una volta la spinosa questione morale il nervo scoperto della colazione. Allo stato dei fatti il regolamento approvato ieri ancora la candidabilità esclusivamente al codice etico del Partito democratico. Che esclude dalla competizione elettorale solo i condannati per corruzione, concussione e coloro che sono stati raggiunti da misure preventive della legge antimafia. Insomma, stando così i fatti, i consiglieri regionali coinvolti nell’inchiesta Rimborsopoli sarebbero tutti candidabili. 

Ma Sel e Psi non mollano il cavallo di battaglia. Spiegano che è una questione di tempo. E che la discussione è solo rinviata a giovedì, quando, nel nuovo vertice di coalizione, chiederanno che la carta di intenti venga integrata da una carta dei valori in cui inserire condizioni più severe. Nè Sel, nè socialisti pronunciano chiaramente l’equazione indagato uguale incandidabile. La parola Rimborsopoli sparisce completamente dall’elenco dei limiti considerati insuperabili. 

E i segretari Valvano e Murante ribadiscono che la questione non è giudiziaria ma politica: a fare un passo indietro deve essere  chi ha contribuito alla crisi del governo. Insomma, regole precise non ce ne saranno. E’  molto probabile che le integrazioni richieste si traducano in semplici enunciazioni di principio.  

Sempre, chiaramente, che Sel e Psi trovino la quadra con il Pd. Che prima di giovedì dovrà affrontare la discussione al proprio interno. Ma intendersi non è semplice. Dalla sua bacheca facebook Valvano precisa: non possiamo rieleggere il vecchio consiglio regionale. 

Ad ogni modo, sia Sinistra e libertà che socialisti annunciano che la vera resa dei conti arriverà il 5 settembre: in caso di mancata condivisione sulla scelta dei nomi non sosterranno la coalizione. Insomma, l’impasse sui criteri in base ai quali scegliere i candidati resta tutt’altro che superata. 

Del resto nessuno (nemmeno i più ferventi garantisti)  ha il coraggio di affermare che le primarie rappresenterebbero già un filtro, in base al quale far scegliere direttamente agli elettori se il candidato coinvolto nell’inchiesta giudiziaria possa correre o meno per la Presidenza della Regione. C’è ancora qualche giorno di tempo, invece, per la definizione ultima del perimetro della coalazione. Ieri non si sono presentati all’incontro Antonio Potenza dei Popolari Uniti e neanche l’Udc. Entro il primo settembre dovranno definire la propria posizione. E dovranno farlo anche i centristi di Scelta Civica e Centro moderato. 

 

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