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DA CITTADINO e da imprenditore di questa regione seguo con attenzione il dibattito politico, che, seppur “annacquato” ad arte approfittando della pausa estiva, scaturisce in me più di qualche sentimento di preoccupazione. Le imprese sono, ogni giorno, martoriate da questa crisi senza precedenti ed è così lampante la distanza da un lato della politica e della sua relativa burocrazia, e dall’altro della società civile e delle imprese che non occorre che anche io stia qui a raccontarla.

Leggo con sconcerto le ultimi dichiarazioni.

Ho trovato decisamente suggestivo il casuale accostamento di ieri, sulla prima pagina del Quotidiano, dell’articolo sul maestro dei finti pentiti e di quello sul Folinopensiero.

Questo perché a leggere poi il pezzo di politica sembrava ben potersi adattare il titolo del primo pezzo al contenuto del secondo.

Ma come fa, se non facendo il pentito, una persona che negli ultimi 8 anni è stato protagonista indiscusso della vita politica lucana a dare giudizi trancianti su questo periodo e dimenticare le proprie responsabilità?

Non basta certo qualche mese trascorso a Roma per escludersi dal “tutti a casa”.

Nè può escludersi chi ha avuto responsabilità primarie nel partito (nei partiti), e che oggi si propone come il rinnovamento.

Su una cosa sono in linea con il Folinopensiero: rimborsopoli deve essere valutata dai magistrati per le eventuali responsabilità personali, ma il contesto in cui è maturata deve essere oggetto di valutazione politica.

A partire da quella presidenza del Consiglio Regionale, fino a qualche mese fa occupata dallo stesso Folino, che non si è accorto di automobili che chiedevano rimborsi di benzina per quantità spropositate di chilometri, di consiglieri che portavano ricevute seriali dello stesso ristorante, di paste comprate a spese del contribuente nel giorno del proprio onomastico (in qualche caso, chissà perché,  non è stata ravvisata una rilevanza penale, ma la gravità etico politica c’è tutta) di chi prendeva camere d’albergo con la propria collaboratrice.

Sull’analisi di questo ci troviamo ora di fronte a diverse scuole di pensiero.

 De Filippo ha ritenuto di andare allo scioglimento del Consiglio ritenendo utile passare nuovamente la parola agli elettori, forse per evitare che il refrain dei prossimi anni potessero essere quello di un Consiglio delegittimato che, invece, sarebbe nuovamente legittimato dal voto popolare. Folino, invece, si scopre ora per il “tutti a casa”.

Più che uno slogan, sarebbe però utile un esempio.

Da parte di chi negli ultimi 8 anni è stato un protagonista indiscusso della storia politica regionale.

O a Roma, oltre che della Grazia per Berlusconi, si discute anche dell’indulgenza plenaria per il “pentito” Folino?

Sono convinto che se gli uomini di buona volontà, quelli che ogni giorno continuano ad avere una speranza in questa terra continuando ad investirci, potessero dire la loro, molti, che come me assistono increduli al dibattito di questi finti sordi che nulla hanno a che fare con i bisogni comuni a tutti gli altri lucani, sarebbero pronti a condividere lo stesso pensiero.

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