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ALCUNE INESATTEZZE contenute nell’articolo a firma di Valerio Panettieri, a pagina 8 del Quotidiano del 27 agosto scorso, mi consentono di chiarire quanto accaduto nei giorni scorsi in merito alla fissazione dei requisiti soggettivi richiesti per l’accesso alla candidatura a consigliere regionale o Presidente della giunta regionale per il Movimento Cinque Stelle (M5S).

Importante premessa: nel M5S Basilicata si discute, alla luce del sole e pubblicamente, di tutto e su tutto; c’è una dialettica serrata e, talvolta, anche dispersiva e virulenta ma sempre genuina e autentica. Sposate le idee e i valori del Non Statuto, della Carta di Firenze e del Programma nazionale, per noi attivisti e cittadini liberi del M5S non ci sono altri “principi non negoziabili”; non ci sono (ne ci potrebbero mai essere dentro M5S) né argomenti tabù, né censure o bavagli, tantomeno persone intoccabili o “capi” locali carismatici o oracoli che pontificano “ex cathedra”. “Capo politico e garante” del M5S è Grillo: tutti gli altri iscritti e attivisti sono cittadini con uguali diritti e doveri (“la logica dell’ “uno vale uno” è sempre valida, non vale ad intermittenza). E le diversità diventano nel M5S preziose opportunità di scambio e di reciproco arricchimento, soprattutto umano, etico e culturale.

E’ con questo spirito che mi sono permesso di scrivere allo Staff nazionale M5S ed a Gianroberto Casaleggio chiedendo lumi sulla regola che impedirebbe la candidatura con il M5S “ a chi è già stato candidato con altri partiti diversi dal M5S”. Regola “ostativa” proposta da alcuni attivisti nella riunione regionale di Vietri e rilanciata a Ferragosto dal Portavoce al Senato, Petrocelli.

Con una telefonata allo scrivente,  Casaleggio (e quindi lo Staff nazionale) ha chiarito che non otterrà la certificazione la lista regionale M5S composta da candidati selezionati con criteri “ostativi” diversi da quelli indicati sui siti del M5S nazionale e di Beppe Grillo, ovvero: 1) maggiore età; 2) assenza di procedimenti penali in corso; 3) non iscrizione ad altri partiti.

Come da pronta e ampia evidenza fornita sul forum del sito di Basilicata Cinque Stelle e telefonicamente al Portavoce Petrocelli, si correrebbe il rischio della mancata certificazione della lista regionale ove risultasse approvato – al termine delle votazioni attualmente in corso in modalità on line sulla piattaforma liquidfeedback – il requisito che preventivamente esclude dalla candidatura con il M5S “chi è già stato candidato con altri partiti diversi dal M5S”. Ciò significa che sarebbe impedito al M5S Basilicata di essere presente nella competizione elettorale regionale del 17 e 18 novembre prossimi. Elezioni che potrebbero avere conseguenze “epocali” per la Basilicata.

Un rischio davvero terribile, “da brividi”, che il M5S Basilicata corre a causa di una regola formulata frettolosamente e che, ad un esame più sereno e approfondito, palesa gravi anomalie.

Finalizzata ad arginare le candidature dei cosiddetti “infiltrati” o “trombati della politica”, la regola è, in primis, chiaramente inefficace: basta constatare che nel M5S Basilicata vi sono iscritti ed attivisti che, pur non essendo mai stati candidati, hanno attivamente e pubblicamente militato in altri partiti (PD, Forza Italia, Udeur, IdV, ecc.) o formazioni extraparlamentari con finalità, per giunta, inconciliabili rispetto a quelle del M5S; cittadini che solo recentemente hanno ritenuto di palesare, iscrivendosi al M5S, la loro viscerale avversione al tradizionale sistema dei partiti (corresponsabile di una gravissima crisi economica e sociale da cui non si intravede ancora l’uscita). Ora, mentre questi attivisti (con un passato, anche recente, nei “vecchi partiti) potrebbero candidarsi con M5S, verrebbero invece paradossalmente “epurati” attivisti di cui è notorio (all’opinione pubblica ed come ai “potentati”) il contrasto e la lotta, risalente nel tempo, alla malapolitica, al clientelismo e al malaffare. Come ha scritto Vittorio Bertola, consigliere comunale M5S a Torino, “alla gente non interessa se un candidato è un vecchio o nuovo attivista, se è già stato candidato o no, se è popolare tra gli attivisti. Alla gente interessa se è capace o no, se è onesto o no, se è convincente o no. Se fai regole che escludono tutti gli esponenti più conosciuti, tutti i nuovi attivisti, tutti i simpatizzanti e tutti i personaggi della società civile, inevitabilmente finisci per non presentare il meglio che potresti.”

La regola, quindi, “imbavaglierebbe” gli iscritti e gli attivisti, privandoli della libertà di scelta dei candidati più idonei e più meritevoli e finirebbe, in tal modo, per delimitare ingiustamente e drasticamente il novero dei potenziali candidati alle elezioni regionali. Oltre al paventato rischio di non ottenere la certificazione, risulterebbe decisamente menomata l’indiscutibile potenzialità del M5S di rappresentare concretamente quel cambiamento che, da troppo tempo, la Basilicata sta invano attendendo. L’effetto finale sarebbe, in ogni caso, esiziale per il M5S.

In ultimo, tocca evidenziare che la privazione dei diritti politici è uno dei possibili effetti delle sentenze penali di condanna (passate in giudicato, definitive che comminano pene detentive), oltre che classica ritorsione dei regimi dittatoriali ai danni dei propri oppositori interni. Appare lampante l’intollerabile vulnus che la regola infierisce ai diritti costituzionali di molti attivisti, privando i malcapitati dei propri intangibili diritti politici: elidendo l’elettorato passivo viola palesemente proprio quella nostra (bella e, in gran parte, inattuata) Costituzione (artt. 3, 49 e 51) che il M5S a Roma sta (strenuamente e giustamente) difendendo contro le proposte di riforma che la annacquerebbero e la snaturerebbero.   

Insomma, una regola profondamente sbagliata e ingiusta che – alla pari di tutte le norme “porcate”, come il Porcellum, e come le leggi ad personam o ad aziendam (definite “norme illegali” dalla dottrina, in quanto incompatibili con la Carta Costituzionale e/o con i principi sovraordinati anche di natura comunitaria) – va risolutamente stigmatizzata e contrastata fino ad una sua auspicata e auspicabile cancellazione. Non resta che sperare che una siffatta regola “ad excludendum” venga bocciata e che democraticamente sia consentito a tutti gli iscritti M5S che intendono candidarsi di sottoporsi liberamente all’insindacabile esame e vaglio di tutta l’ “Agorà” degli attivisti M5S.

I fatti devono tornare a contare più delle opinioni: l’unico modo per difendere la Costituzione è viverla e applicarla. Per primi e sempre, senza eccezioni o deroghe, costi quel che costi.

*MoVimento 5 Stelle Basilicata 

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