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ROBERTO SPERANZA c’è stato, con tutta la sua “presenza” di capogruppo del Pd alla Camera, ma è stato tutto quello che si è visto attorno a lui a dare l’idea di un partito molto più rilassato rispetto agli ultimi giorni. Quasi come se il famoso accordo l’avessero trovato sul serio prima del dibattito fatto a Potenza. E i particolari che hanno costruito questa immagine sono stati tanti, in primis l’abbraccio tra Folino e De Filippo e poi la presenza del sindaco di Matera, Adduce, che si è detto «non molto interessato al dibattito sulla scelta del candidato, ma comunque ben felice di partecipare» e poi i Giovani Democratici, che per ben due giorni, guardando bene in faccia il governatore dimissionario hanno detto chiaramente che vogliono discontinuità. E non si sono riservati condanne alla politica «meno illuminata», dando un giudizio anche impietoso degli ultimi anni di governo lucano. Dicono di essere stati lasciati un po’ alla deriva, nonostante 1500 firme sul documento costruito attorno all’associazione Prima Persona.

C’è stata, quindi, l’impressione di uno scollamento che De Filippo ha colto in religioso silenzio, tranne in un momento particolare, quando nel bel mezzo del dibattito “blindato” ai giornalisti, un giovanissimo attivista democrat ha chiesto cosa ne pensava Speranza degli ultimi anni di governo lucano. In quel preciso istante a Martorano e De Filippo è scoppiata una risata scomposta, qualcosa di più di una semplice constatazione sulla domanda. E Roberto Speranza però è sembrato più che calmo: prima del dibattito davanti le telecamere ha concesso soltanto l’immagine di un Pd «che sta discutendo in maniera serenza e che dimostra di essere un grande partito» in questi momenti di fibrillazione sulle elezioni regionali. Concetti poi ribaditi davanti al pubblico. Perché Speranza “tira” come personaggio, non strappa tanti applausi, che risultano invece un po’ forzati, ma si lascia voler bene. E c’è anche chi dice, tra il pubblico, che «farà strada». Ora, oltre le considerazioni sulla Siria, sul fatto che il governo ha deciso sul no all’intervento senza una risoluzione delle Nazioni Unite, o del fatto che Berlusconi ormai deve farsi da parte e che al Senato il Pd voterà compatto per la decadenza, così come le belle parole spese per Letta e per questo governo «necessario all’Italia», tutta l’attenzione era rivolta a quello che si sta facendo in Basilicata.

C’è stata rimborsopoli, che rappresenta una cesura netta tra il pre e il post, cosa che i Giovani Democratici hanno ampiamente sottolineato. «Ma non è giusto dare – dice Speranza – giudizi catastrofici o auto assolutori. Questi anni di governo regionale hanno fatto bene alla Basilicata, hanno costruito la nostra credibilità generale agli occhi di un Mezzogiorno che non ha la stessa visione». Questo «ciclo politico importante, va fortemente rilanciato, fermo restando che si può esprimere soltanto rispetto per la magistratura che oggi sta cercando di fare chiarezza sulla vicenda. Qui la politica si deve fermare. A noi invece tocca chiedere maggiore chiarezza e trasparenza, essere un partito limpido». Ma la stagione di De Filippo è stata «positiva, con certamente più luci che ombre e lo si è dimostrato».

Eppure oggi serve un nuovo punto di partenza, il «nuovo ciclo» da mettere in pratica. E la descrizione che fa Speranza del Pd lucano è quella di un partito che si sta «confrontando moltissimo». Nella discussione generale finisce anche il MoVimento 5 Stelle, visto con un partito con «un capo alla testa che alla fine decide cosa è bene o male. In realtà siamo noi Pd ad essere il partito che discute, che include e che vuole crescere attraverso il confronto». Ma Speranza parla ripetutamente degli accordi falliti con i 5 Stelle, quasi a far sospettare che ci si riproverà anche qui in Basilicata. per il resto non restava che ringraziare «particolarmente» il sindaco Adduce, uno dei nominatissimi in questa campagna per le primarie, consci del fatto che il Pd «farà le primarie e ha bisogno che i cittadini esprimano la loro opinione». Una immagine quasi bucolica di questi democratici pronti a giocarsi tutto e a chiamare in causa il nuovo ciclo. Tanto intorno a loro, parole di Speranza «non c’è molto. Ce la possiamo fare a vincere anche questa scommessa». Una bella iniezione di fiducia, o meglio, una certezza già scritta. Almeno secondo loro.

v.panettieri@luedi.it

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