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POTENZA – Come nel gioco dell’oca, dopo giorni di trattative, vertici e mediazioni che in qualche caso sono sembrate ormai quasi cosa fatta, il Partito democratico si riavvolge su se stesso e torna alla casella di partenza. Chi sarà il candidato alla presidenza della Regione del Partito democratico? Neanche ieri è arrivata la risposta che tutti aspettavano. Il quesito per ora rimane senza soluzione.

In pole position è rimasto  lui, il professore democristiano ex sottosegretario del Governo Monti, Giampaolo D’Andrea. Una soluzione che piacerebbe al segretario Speranza e soprattutto che convince molto nelle stanze della capitale. Sul nome del docente universitario c’è anche, nonostante la distanza ideologica, la convergenza degli alleati di Sinistra ecologia e libertà. A dare parere favorevole alla sua corsa per la presidenza della Regione, il presidente di Sel in persona, Nichi Vendola.

E per qualche istante,  nella giornata di ieri, è sembrato la sua discesa in campo fosse ormai cosa fatta. E’ stato però lo stesso diretto interessato – contattato ieri dal Quotidiano della Basilicata – a frenare: «Io non so nulla. Rispetto alle ultime interlocuzioni non ci sono state novità. L’ultima volta che ho sentito il segretario Speranza è stato due giorni fa, ma abbiamo affrontato altre questioni».

Seppure si parli di un testa a testa ormai da giorni – prima con l’esterno Carrano, che però ormai sembra definitivamente fuori dai giochi, poi con il sindaco di Matera Adduce – e nonostante il consenso di cui gode l’ex sottosegretario negli ambienti romani, il Pd non riesce a chiudere la mediazione sul suo nome. Almeno non nei tempi previsti.

Segno che l’opzione trova resistenze altrove. In Basilicata, evidentemente. Dove all’interno del partito mancherebbe unanime consenso. Ma se la soluzione D’Andrea non riesce a sfondare completamente, non convince tutti, o almeno non fino in fondo, neanche la candidatura di Salvatore Adduce.

Anche il nome del primo cittadino di Matera su cui si ragiona ormai da giorni per ora rimane solo una possibile opzione. E’ una mappa del Pd molto complessa quella che si va profilando. Dove, nonostante gli sforzi di mediazione da parte dei vertici, sembrano prevalere gli arroccamenti delle varie correnti. Quasi a dare la sensazione che la mediazione proposta e tentata da giorni dal segretario Speranza – forse arrivata troppo tardi,  quando l’idea di uno contro diretto aveva preso ormai troppo piede –  non tutti la vogliano.

E a riprova di questo c’è il fermento registrato nelle ultime ore per la raccolta delle firme necessarie per le candidature. In una soluzione unitaria, che si attendeva già per metà settimana, in molti non ci credono più. E in vista della scadenza del 5 settembre per la presentazione delle candidature, qualcuno si è messo già a lavoro per mettersi in regola con quanto previsto dal regolamento approvato nei giorni scorsi dal Partito democratico e gli alleati di centrosinistra.

Ha intenzione di scendere in campo e misurarsi con il voto del 22 settembre anche l’ex assessore alle Attività produttive, Erminio Restaino.

Ma soprattutto si guarda con attenzione ai movimenti di quelli che dovrebbero essere i candidati d’area, moderata e progressista, Marcello Pittella e Piero Lacorazza.

Anche se di ufficiale non c’è niente, almeno il primo sarebbe già pronto a mobilitare le sue truppe. Sembra, invece, essersi completamente ricalato nei panni da presidente della Provincia di Potenza, Lacorazza che dopo qualche giorno di silenzio ieri è tornato a farsi vivo, preferendo parlare però delle attività del suo Ente, come il Piano provinciale strutturale e il progetto “Study tour 2013” per gli studenti delle scuole superiori. Entrambi saranno questa sera a Tito per la festa dei Giovani democratici. Se le cose dovessero rimanere così come sono, e cioè bloccate, sarebbe il primo confronto tra i due aspiranti candidati.      

m.labanca@luedi.it

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