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di MARIATERESA LABANCA
TITO – Se la politica non ha sciolto ancora il nodo, loro si prendono la scena da candidati. E nella villa comunale di Tito, nella festa dei giovani democratici, va in onda il primo confronto Pittella-Lacorazza. Formalmente si attende ancora il via libera alle primarie aperte per la corsa da governatore. Ma sia l’assessore alle Attività produttive che il presidente della provincia di Potenza parlano da sfidanti. Anzi Pittella lo dice chiamente: «Sono a tutti gli effetti in campo. Mi farò da parte se ci sarà una soluzione di unità. Altrimenti la mia candidatura c’è». Ragionamento inverso per Lacorazza: «In caso di mancata mediazione, correrò da candidato governatore». E sotto le domande incalzanti del moderatore, il giornalista Rai, Edmondo Soave, cadono le ultime schermaglie. Con il presidente della Provincia che ribadisce le ragioni per le quali va completamente svuotato quel vaso ricolmo che ha portato alle dimissioni del presidente De Filippo, Pittella compreso. Ma lui, il vicepresidente della Giunta, non ci sta: «la fine della legislatura è stata determinata dal venir meno della tenuta di certi equilibri politici. Responsabile non è solo il Consiglio ma la classe dirigente dei partiti che non ha saputo invertire la rotta quando era necessario». 
Lacorazza insiste e affonda: «Ci vuole un nuovo Consiglio. Bisogna imprimere quel cambiamento di cui c’è bisogno, per chiudere un ciclo politico che ha fallito». Sullo sfondo, la grande macchia nera di rimborsopoli. E anche se il presidente spiega che la questione non è giudiziaria ma politica, a Pittella spetta la difesa: «Provengo da una cultura garantista. Non sento di essermi macchiato di chissà quale reato. La questione giudiziaria va derubricata dal dibattito politico. Se Pittella deve stare fuori dovranno essere gli elettori a dirlo».
Sul concetto di rinnovamento sono entrambi d’accordo. Sul volto da dare ad esso le divergenze sono vive. Diversa è l’analisi di partenza. Con Lacorazza pronto a criticare gli errori di vent’anni di amministrazione del centrosinistra e a ribadire la necessità di un cambiamento radicale a cominciare da maggiore trasparenza della pubblica amministrazione: fuori la politica dalle nomine negli enti. E Pittella che invece rivendica «le luci» tra le ombre, che pure non sono mancate. Energia, petrolio e ambiente sono alcuni dei temi trattati nel corso del confronto sulla Basilicata del futuro, aperto dalle premesse del segretario del circolo cittadino dei giovani democratici, Fabio Laurino. E dal dibattito non poteva mancare un accenno al sistema delle clientele e delle relazioni corte. Per Lacorazza uno schema da sradicare completamente. D’accordo anche Pittella ma con una precisazione: «La questione è culturale. C’è una società che tende la mano, e una politica pronta a sfruttarla». Poi la domanda finale, quella sull’ipotesi valutata dal Pd nelle ultime ore su una possibile candidatura del fratello di Marcello, Gianni Pittella, l’assessore chiarisce: «Un’ipotesi caldeggiata da me per primo. Ma su questo non ci sono ragioni da opportunità da opporre visto che nel partito ci sono fratelli, non di sangue, anche più vicini di noi».

TITO – Se la politica non ha sciolto ancora il nodo, loro si prendono la scena da candidati. E nella villa comunale di Tito, nella festa dei giovani democratici, va in onda il primo confronto Pittella-Lacorazza. 

 

Formalmente si attende ancora il via libera alle primarie aperte per la corsa da governatore. Ma sia l’assessore alle Attività produttive che il presidente della provincia di Potenza parlano da sfidanti. 

Anzi Pittella lo dice chiamente: «Sono a tutti gli effetti in campo. Mi farò da parte se ci sarà una soluzione di unità. Altrimenti la mia candidatura c’è». Ragionamento inverso per Lacorazza: «In caso di mancata mediazione, correrò da candidato governatore». E sotto le domande incalzanti del moderatore, il giornalista Rai, Edmondo Soave, cadono le ultime schermaglie. Con il presidente della Provincia che ribadisce le ragioni per le quali va completamente svuotato quel vaso ricolmo che ha portato alle dimissioni del presidente De Filippo, Pittella compreso. Ma lui, il vicepresidente della Giunta, non ci sta: «la fine della legislatura è stata determinata dal venir meno della tenuta di certi equilibri politici. Responsabile non è solo il Consiglio ma la classe dirigente dei partiti che non ha saputo invertire la rotta quando era necessario». 

Lacorazza insiste e affonda: «Ci vuole un nuovo Consiglio. Bisogna imprimere quel cambiamento di cui c’è bisogno, per chiudere un ciclo politico che ha fallito». Sullo sfondo, la grande macchia nera di rimborsopoli. E anche se il presidente spiega che la questione non è giudiziaria ma politica, a Pittella spetta la difesa: «Provengo da una cultura garantista. Non sento di essermi macchiato di chissà quale reato. La questione giudiziaria va derubricata dal dibattito politico. Se Pittella deve stare fuori dovranno essere gli elettori a dirlo».

Sul concetto di rinnovamento sono entrambi d’accordo. Sul volto da dare ad esso le divergenze sono vive. Diversa è l’analisi di partenza. Con Lacorazza pronto a criticare gli errori di vent’anni di amministrazione del centrosinistra e a ribadire la necessità di un cambiamento radicale a cominciare da maggiore trasparenza della pubblica amministrazione: fuori la politica dalle nomine negli enti. 

E Pittella che invece rivendica «le luci» tra le ombre, che pure non sono mancate. Energia, petrolio e ambiente sono alcuni dei temi trattati nel corso del confronto sulla Basilicata del futuro, aperto dalle premesse del segretario del circolo cittadino dei giovani democratici, Fabio Laurino. E dal dibattito non poteva mancare un accenno al sistema delle clientele e delle relazioni corte. Per Lacorazza uno schema da sradicare completamente. 

D’accordo anche Pittella ma con una precisazione: «La questione è culturale. C’è una società che tende la mano, e una politica pronta a sfruttarla». Poi la domanda finale, quella sull’ipotesi valutata dal Pd nelle ultime ore su una possibile candidatura del fratello di Marcello, Gianni Pittella, l’assessore chiarisce: «Un’ipotesi caldeggiata da me per primo. Ma su questo non ci sono ragioni da opportunità da opporre visto che nel partito ci sono fratelli, non di sangue, anche più vicini di noi».

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