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POTENZA – Comunque vada sarà un successo. Non per questo Pd che, in queste ultime ore, lì dove ce ne fosse stato ancora bisogno, riesce a offrire l’ennesimo brutto spetaccolo di sè.

Ripiegato esclusivamente su stesso, in balia dei veti trasversali, del tutto incapace di recuperare la crescente distanza con i cittadini, che predica il rinnovamento ma naufraga nelle solite logiche di autoreferenzialità.

E’ questo il quadro allo stato dell’arte. A tre giorni dallo scadere del termine per la presentazione delle candidature siamo lontanissimi dal rilancio dal partito auspicato dopo che i risultati delle ultime politiche avevano chiaramente detto: o si cambia o si affonda.

Che la soluzione passi dalla mediazione e dalla convergenza sul sindaco di Matera Adduce, o dalle primarie “vere” con lo scontro diretto Pittella – Lacorazza, e soprattutto al di là di quello che sarà il verdetto ufficiale alle urne, per i democratici lucani si tratta di una sconfitta. Arrivati già in ritardo alla  scelta sul ricorso alle primarie o meno, i vertici del Pd si sono completamenti impantanati su quella che rappresenta già una prima contraddizione: primarie sì, ma di coalizione, quindi  con un candidato unico di partito.

Il che di per se è l’esatta negazione di quello sforzo di coinvolgimento e partecipazione che ieri il segretario Speranza è tornato a ribadire anche   dalle colonne di Repubblica. La chiamano mediazione, ma non in nome dei lucani. E forse nemmeno in nome dell’unità del partito, visto che quello in campo somiglia molto più al tentativo di accordarsi ognuno per la propria parte. E siccome al tavolo delle trattative vince chi è più forte, chi lavora alla mediazione è anche chi nel frattempo agita i muscoli. Solo per minacciare, però, perché la guerra alla fine nessuno la vuole.

Negando così ai cittadini la possibilità di scegliere da chi essere rappresentati.

Ma nel tentativo di una grande intesa tutti si sentono legittimati a portare avanti le singole rendite di potere, e il patto finale salta nell’impossibilità di una soluzione che tenga tutto insieme.

Un grande bluff a danno dei lucani, montato ad arte da pochi notabili che continuano a sottovalutare l’effetto boomerang di un’operazione tutta sbagliata. E nel frattempo monta la rabbia anche tra gli alleati, completamente ignorati dalla ricerca di una soluzione condivisa. Con il tentativo di imporre una scelta costruita a tavolino, prima della riunione finale del centrosinistra che si riunirà solo oggi. Provare a ricostruire gli accadimenti delle ultime settimane equivale a guardare una fiction senza capo nè coda. Dove è stato detto tutto e il contrario di tutto, senza aver impresso nessuna vera direzione di marcia. Un partito completamente allo sbando, abbagliato da se stesso, dopo aver perso completamente il contatto con la realtà.

Anche per effetto di un’opposizione totalmente assente che si lascia sfuggire l’occasione servita su un piatto d’argento di costruire un’alternativa valida a vent’anni di centrosinistra. E sottraendo la regione da quella dialettica costruttiva che avrebbe inchiodato anche il Partito democratico  a un’assunzione di responsabilità. La parentesi peggiore di una pessima stagione.

Per il Partito democratico, per la politica lucana, per la Basilicata.

 m.labanca@luedi.it

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