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POTENZA – Da oggi dovrebbero esserci solo 4 assessori nel Palazzo della Regione. E’ quanto stabilito dalla legge approvata dal Consiglio regionale lo scorso 28 maggio in seconda lettura. Il primo sì, l’assemblea regionale, lo aveva espresso circa due mesi prima e cioè il 27 marzo. In pratica la prima approvazione avvenne nella situazione normale prima dell’esplosione dello scandalo delle indagini sui rimborsi dei consiglieri regionali (24 aprile) e il secondo con il Consiglio regionale già in regime dimissionario.

Due approvazioni si resero necessarie perchè la legge della riduzione del numero degli assessori da 6 a 4 rientra nelle modifiche statutarie. Dopo il sì all’unanimità di tutti i consiglieri regionali la “deliberazione numero 448 del Consiglio regionale legge del 28 maggio 2013” è stata pubblicata sul sul Bollettino ufficiale della Regione Basilicata il 7 giugno scorso. Per l’entrata in vigore della legge sono previsti novanta giorni e cioè 3 mesi. O meglio la legge prevede “ai sensi dell’articolo 123, terzo comma, della Costituzione che entro tre mesi dalla pubblicazione un cinquantesimo degli elettori della Regione o un quinto dei componenti il Consiglio regionale possano chiedere di procedere a referendum popolare”. In pratica, detta in soldoni, i termini per procedere alla riduzione del numero degli assessori da 6 a 4 scadono oggi e non pare ci sia la richiesta di un referendum. Insomma si dovrebbe procedere alla riduzione he completerebbe le misure di adeguamento alla legislazione nazionale. Si poteva procedere anche direttamente dall’inizio della prossima legislatura ma il Consiglio decise di intervenire a legislatura in corso. Ed è quello che dovrebbe avvenire dal 7 settembre e cioè oggi. In pratica gli assessori dagli attuali 5 (non sono 6 perchè il presidente della giunta regionale uscente, Vito De Filippo detiene la delega all’Ambiente dopo le dimissioni di Agatino Mancusi) dovrebbero essere ridotti a 4. Insomma uno è di troppo. Teoricamente entro poche ore uno tra Attilio Martorano (assessore alla Sanità), Luca Braia (Infrastrutture e Trasporti), Nicola Benedetto (Agricoltura), Marcello Pittella (Attività produttive) e Roberto Falotico (Formazione e cultura) sarebbe di troppo. Ma dalla teoria – se quanto approvato in Consiglio ha validità (e lo ha) anche a due mesi dalle elezioni – si dovrebbe passare ai fatti.

Ma come? La prima domanda che sorge è: può un presidente della giunta dimisionario rimodulare la giunta regionale essendo scontato che nell’attuale situazione possono affrontati solo i provvedimenti di carattere ordinario con l’esclusione di atti assolutamente urgenti? E’ materia da esperti delle norme e dei cavilli regionali. Ma essendo la riduzione un atto di modifica dello Statuto una norma imperativa, un eventuale atto di revoca di un assessore da parte di De Filippo si dovrebbe configurare come indifferibile ed urgente. La parola ovviamente spetta agli esperti, ai funzionari e ai dirigenti regionali. C’è quindi un altro aspetto. Non meno importante. Ammesso che la Regione ignori la legge e quindi non apporti la modifica alla Statuto con la riduzione a 4 degli attuali 5 assessori a cosa potrebbe andare incontro? Cioè quali sanzioni rischierebbe? Anche su questo è complicato sbilanciarsi con esattezza. Ma da quanto si è appreso da consulenti la Corte dei Conti potrebbe giudicare come danno erariale il pagamento delle indennità e delle spese economiche sostenute dall’ente regionale di un assessore in più di quanto previsto dalla legge. In più tutte le delibere della giunta regionale approvato dopo l’8 settembre potrebbero essere inficiate per illegittimità. In ogni caso qualche rischio c’è.Ad ogni modo ci sono poi gli aspetti più strettamente politici. Chi si ferma tra i 5 assessori in carica? O meglio chi viene escluso? Due dei 5 assessori sono già in campagna elettorale per le Primarie: Benedetto e Pittella. Escludere uno dei due avrebbe effetti anche in termini di polemica elettorale. In più l’esclusione di Pittella potrebbe essere letta come il primo “sgarbo” di De Filippo all’ex amico. Anche gli altri 3, Braia (che sostiene Pittella alle primarie), Martorano e Falotico ovviamente per motivi diversi hanno comunque un loro peso elettorale. Insomma è una patata bollente. Probabibile che il 28 maggio nessuno pensasse di trovarsi con questo scenario politico. Ma gli atti ufficiali sono atti ufficiali e non si può tornare indietro. In ogni caso già martedì prossimo è stato convocato il Consiglio regionale e quindi in una maniera o nell’altra i legislatiori regionali dovrebbero chiarire.

sal.san.

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