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LA discussione sulla doppia morale alla quale si è inevitabilmente prestata la foto che ritrae insieme i consiglieri regionali Rosa, Navazio e Pagliuca si potrebbe facilmente liquidare con i commenti degli squadristi del web: con un indagato mai. Il default politico ed etico dell’Italia accompagna gli ayatollah. Si puo’ provare a mio avviso a fare una riflessione semplice su un paradosso, proprio ai tempi della democrazia liquida. Come vogliamo considerare oggi le istituzioni, qual e’ il limite della delega e come concretiamo il senso della democrazia partecipata? Cosa stavano facendo Pagliuca, Navazio e Rosa? La foto indica uno stare insieme nel momento di una battaglia per un territorio, Melfi. Sicuramente mi sento di dire così per i due melfitani che notoriamente non si sono mai amati politicamente anche per ragioni di contesa territoriale. A prescindere dalla considerazione che Pagliuca e’ ancora consigliere regionale mi chiedo se non siano solo belle parole quelle che si consumano sul diritto-dovere dei cittadini di compartecipare al governo delle citta’, di avere anzi una funzione di orientamento e di controllo. Se partiamo da questa coordinata di valore ne discende come conseguenza che una persona che riteniamo indegna di rappresentare le istituzioni debba esserlo altresì anche per rappresentare lo spirito civico che contribuisce dal basso a dare contenuti alle istituzioni.

La politica, oggi, ha sicuramente minore reputazione della mobilitazione delle comunita’. Come usciamo da questo equivoco? Io sono spesso condizionata dalle dispersioni culturali, antropologiche e morali della mia terra di provenienza che e’ una Melfi all’ennesima potenza. E non mi sono mai preoccupata di farmi vedere in giro con molti dei mie compagni di scuola finiti in carcere. Hanno o non hanno diritto di parola, di partecipazione, di condivisione? E l’elaborato di idee e di proposta che viene dalle reti di connessione sociali hanno realmente un valore o no? E con quale gerarchia rispetto al fare di una politica nella quale nessuno crede più? Mi piacerebbe un confronto con i grillini.

Un’altra considerazione riguarda le discussioni non accompagnate dai dati.

Argomento ricorrente e’ che lo scippo del tribunale di Melfi e’ inconcepibile in una terra a forte tasso di criminalità. Bisogna essere onesti e non ingannare su questo preciso aspetto. La considerazione e’ molto tecnica ma va fatta. I reati di criminalità organizzata non sono di competenza della procura di Melfi.

Le indagini, sia quelle si polizia giudiziaria che di pm, sono di competenza della distrettuale antimafia che ha sede a Potenza. Anche la celebrazione dei processi, se uno dei reati contestati e’ l’omicidio, viene attratta in corte d’assise. Una cosa e’ la tutela dell’ordine pubblico altro l’amministrazione della giustizia. Tutto  qui, e non e’ poco. Altre cose le abbiamo scritte nei giorni scorsi. In assordante solitudine.

l.serino@luedi.it

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