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TRAMUTOLA – Lavoro, petrolio, ambiente ed etica della politica. I temi, si direbbe, sono i soliti, quelli che stanno popolando la campagna elettorale. Solo che, questa volta, ad ascoltare le risposte del neo segretario regionale del partito democratico, Vito De Filippo c’erano una quarantina di giovani, quelli che domenica scorsa a Tramutola hanno duramente contestato il Pd prima che la festa venisse interrotta. 

Il ritmo delle domande è incalzante, si spazia da una domanda all’altra, e De Filippo, a una settimana alla guida del partito, è chiamato a rispondere su tutto. In un incontro che inizialmente doveva essere chiuso, poi allargato anche ad alcuni “esterni”. «Non sono venuto qui con pretese particolari. Siete liberi di fare le scelte politiche che riterrete  più opportune – precisa subito il segretario – Sono venuto qui perché volevo ascoltare i motivi della vostra protesta, le richieste e a confrontarci sul mio operato». 

Qualche minuto di tensione all’inizio del dibattito non è mancato. Poca roba, comunque, rispetto alle tensioni della sera prima che avevano reso necessario l’intervento dei carabinieri. Ad aprire il confronto la lettura del documento redatto dai contestatori che spiega le ragioni delle protesta. Poi la prima vera questione concreta sul banco: il lavoro e la mancanza di occupazione della valle dell’oro nero. E’ soprattutto questo quello che chiedono i promotori della contestazione: lavoro senza ricatto politico. Mentre quella in cui vivono continua a essere un’area “economicamente depressa” senza occasioni per chi non si piega al “padrone” di turno. «A partire dal 2012 – risponde il neo segretario – l’approccio rispetto a Eni è cambiato. Abbiamo chiesto alla compagnia petrolifera di impegnarsi nell’assunzione di manodopera lucana, ed Eni lo sta facendo. Stiamo insistendo su questo aspetto – continua il governatore – Chi estrae il nostro petrolio deve ripagarci con più lavoro e più sviluppo, oltre che con le royalty». Ma a proposito di ristoro economico i “ribelli” di Tramutola insistono: «Delle royalty non c’è traccia sul territorio. Che fine hanno fatto – chiedono – i soldi del petrolio?». Ma il governatore replica: «Le risorse finite ai comuni sono state utilizzate per strade e scuole in Val d’Agri. Molto spesso però la propaganda negativa supera quella positiva». Ma le attività estrattive sono legate a un’altra importante problematica che la politica “non ha affrontato degnamente”: quella ambientale; di salute dell’ambiente e dei territori. «Dai dati in nostro possesso – risponde il segretario regionale – risulta che in Basilicata la percentuale di tumori è più bassa che altrove. Per quanto riguarda il monitoraggio ambientale abbiamo fatto importanti passi avanti. I controlli sono aumentati in numero oltre che in quantità. Abbiamo il cosiddetto sistema del “semaforo rosso” che consente rilevamenti immediati della qualità dell’aria nei pressi del Centro Oli. Le acque del Pertusillo sono inquinate  a causa degli scarichi abusivi. Spesso, però, prevalgono i pregiudizi».

Ma il gruppo riunito nella sala della biblioteca comunale chiede conto anche delle vicende giudiziarie sulla Rimborsopoli lucana che vede indagato quasi l’intero consiglio regionale. «In Italia – replica il presidente – il 90 per cento dei politici ha indagini in corso. E per correttezza va anche precisato che i consiglieri lucani finiti nelle indagini  sono al momento sono indagati e non imputati. Io, dal canto mio, davanti a un’inchiesta che ha interessato un numero così ampio di consiglieri ho deciso di dimettermi. Non mi sembra ci sia risposta più eloquente di questa». mentre l’incontro era in corso nella sala della biblioteca comunale un gruppo di attivisti del Movimento 5 Stele è rimasto all’esterno per distrubuire volantini di contestazione. Dentro, quasi quattro ore di faccia di faccia che forse sono servite a limare, se non tutte, almeno qualche divergenza.

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