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POTENZA – «I renziani non vogliono essere una corrente all’interno del Pd». Punto. Ci provano, almeno. 

Dopo diverse settimane di contrasti, in cui sono bastate alcune note pubbliche a far emergere posizionamenti differenti nell’area, ecco che  i renziani provano a serrare le fila e a proporre un’indicazione unitaria. E lo fanno mantenendo un certosino equilibrio.

Nè con l’uno, né con l’altro. Non scelgono nessuno dei due candidati democratici in corsa al ruolo di candidato governatore del centrotrosinistra. Nè con Marcello Pittella, né con Piero Lacorazza. Non in modo esplicito. «Vogliamo essere una proposta di innovazione e cambiamento del Pd, nei metodi e nei contenuti, riafferma l’unità del movimento a livello regionale», scrivono nel documento diffuso ieri sera. Tra le righe, intenti, richiami e un poco velato equilibrismo.

«La sfida politica lanciata ai due candidati del Pd rappresenta, per merito e metodo, lo strumento che consente di cogliere la differenza tra chi intende davvero perseguire il rinnovamento della classe dirigente e chi invece, sventolando la bandiera del nuovo, in verità ha il compito di garantire la conservazione di un pezzo del potere che deve difendere se stessa dal pericolo della mancata ricandidatura alle regionali».

Non hanno candidato nessuno.

«Pur se in maniera sofferta – scrivono – abbiamo condiviso la scelta di non presentare candidati perché per il movimento non conta esserci o misurarsi ma conta cambiare davvero le cose».

Da cosa passa il cambiamento lo hanno detto più volte. Ma tant’è. Così ribadiscono – dopo averli approfonditi, limati, resi inequivocabili – cinque punti fondamentali. Sono queste le condizioni «imprescindibili per garantire il proprio sostegno a uno dei due candidati del Pd alle primarie».

Sono condizioni a cui hanno lavorato per ricondurre, tra mille sfumature esistenti, tutto il gruppo, senza dover prendere ufficialmente posizione. Ma è da quelle condizioni che l’elettorato renziano dovrà trovare in modo “naturale” le indicazioni di sostegno. L’invito è a tutti i «i renziani a cogliere quei segnali incoraggianti provenienti da chi non solo ha saputo tempestivamente cogliere le proposte avanzate dal movimento per un vero rinnovamento, ma nelle ultime ore ha affrontato con coraggio e decisione anche temi di merito, che presuppongono una capacità di elaborazione di una proposta di programma che dovrà essere all’altezza delle sfide che attendono la Basilicata». 

 

UNO: RINNOVAMENTO

Serve, dicono, un «rinnovamento totale nelle liste del Pd alle prossime regionali, per garantire il ricambio di persone, idee e programmi, dopo il fallimento che la stessa classe dirigente ha acclarato, con la fine anticipata della legislatura regionale». Solo così si recuperano «finalità e spirito che lo stesso Pd ha sostenuto nell’approvare la regola del doppio mandato come limite per le ricandidature e che invece viene  disatteso».

 

DUE: NESSUN ACCORDO POSTUMO

Chiedono «il rifiuto esplicitato sin da subito da parte del vincitore delle primarie a stringere accordi con il perdente, come impegno a garantire lo spirito stesso della competizione». 

 

TRE: NUOVA LEGGE ELETTORALE

Un’aspettativa è molto forte, quella sulla legge elettorale regionale «per garantire la rappresentatività di tutte le aree della Regione, affinché a ogni territorio corrisponda un eletto; la forza dei grandi numeri e la logica perversa dei resti elettorali – scrivono – non può e non deve prevalicare il giusto diritto delle comunità lucane ad essere tutte rappresentate in consiglio».

 

QUATTRO: RIDUZIONE ENTI SUB-REGIONALI

È urgente, ribadiscono, «la riduzione di enti e agenzie sub regionali, applicando compiutamente la ripartizione di funzioni e responsabilità tra struttura amministrativa regionale». Ma va cambiata anche la prassi nella nomina dei «dirigenti e direttori generali: non con la logica dell’appartenenza ma del merito e della competenza».

 

CINQUE: ROYALTIES PER INVESTIMENTI

A proposito di petrolio: «I fondi derivanti dallo sfruttamento delle risorse naturali quali petrolio e acqua vadano alla spesa diretta agli investimenti e non per finanziare la spesa corrente».

s.lorusso@luedi.it

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