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E’ eticamente più importante essere trasparenti piuttosto che indipendenti. Lo ha scritto Lucia Serino, nel suo editoriale di ieri sull’Utopia dell’etica della politica riprendendo un articolo dell’Istituto di giornalismo della Florida. Etica, trasparenza, utopia, indipendenza. Ed è necessario partire da queste quattro parole. Parole tanto usate quanto poco adatte a descrivere quello che sta accadendo nello scenario politico regionale da qualche mese a questa parte. Accadimenti e fatti che avranno uno snodo decisivo (ma non conclusivo) domenica prossima con la celebrazione delle Primarie per la scelta del candidato governatore del centrosinistra.

Si vota – è bene ricordarlo per l’ennesima volta – proprio a causa di una rottura dell’etica dei comportamenti di una parte importantissima della classe dirigente regionale. Si vota domenica prossima nei gazebo dei volontari del centrosinistra e poi definitivamente domenica 17 e lunedì 18 novembre per un nuovo presidente della Regione e il rinnovo del Consiglio regionale. Si vota non per semplice esercizio democratico alla fine di un periodo stabilito dalle regole: i lucani sono chiamati alle urne perchè i magistrati hanno portato alla luce con delle indagini della Procura una serie di comportamenti non esattamente trasparenti e leciti nell’utilizzo dei fondi pubblici da parte della stragrande maggioranza dei legislatori regionali. Ora la giustizia fa il suo corso ed è da difendere – anche con le unghie se fosse necessario – il principio che tutti sono innocenti fino al terzo grado di giudizio. Non è un atto politico o di convenienza: è un atto di civiltà. Ma il garantismo, anche quello più estremo, vale per i cittadini. Per Vito De Filippo, quanto per Marcello Pittella. Per Vincenzo Santochirico quanto per Roberto Falotico e tutti gli altri. Va da sè che sventolare il cartellino rosso in faccia a questo o a quel consigliere regionale non è un atto garantista. Non lo è stato. Nessuna legge impedisce ai consiglieri regionali uscenti di ricandidarsi. La legge è quella che vale.

Detto questo però, esiste un’etica dei comportamenti. Nemmeno ci si può girare dall’altra parte e far finta che tutta la storia degli scontrini, delle fatture e dei conti modificati a penna sia stata solo un incidente. La politica lucana era chiamata a un “sacrificio”, a uno scatto d’orgoglio. Non a un’auto – assoluzione o a un’auto – espulsione. Era fondamentale dare vita a un atto lucido in cui andava chiarito come si rispondeva a qualcosa che ha scatenato l’ironia, l’ira e la critica non solo di lucani ma di buona parte dell’Italia (qualcuno ancora ricorda Crozza nel “Paese delle meraviglie” con le gigantografie di un paio di consiglieri regionali lucani?). Invece è prevalsa la strategia della conservazione contro l’indignazione scomposta. Due modi di vedere le cose troppo netti per essere reali e praticabili. E la battaglia è stata persa. E’ prevalsa la logica dell’energia del potere: l’importante è vincere.

E le Primarie sono diventate altro. Molto altro. Sono diventate il luogo di rese dei conti, di sospetti. Non si sceglie solo il candidato governatore ma si sceglie quale blocco di alleanze avrà la meglio. E’ diventata una complicata partita a scacchi dove anche le regole rischiano di saltare. Dove essere di centrosinistra non significa credere in idee precise (sanità a costo zero, più welfare, reddito minimo garantito) ma soltanto entrare in una contesa che alla fine degli spari mostrerà un sistema che ha vinto e uno che ha perso. E dove comunque il vincitore non sarà indipendente dalle squadre scese in campo. In un caso o nell’altro.

Eppure sarà semplice utopia ma bastava dire: “Abbiamo deciso così”. Poi ognuno sarebbe stato libero di decidere secondo la propria coscienza e la propria idea. Ma si sa le cose semplici hanno vita dura… e poi a chi conveniva rendere il gioco trasparente? Buone Primarie a tutti. 

s.santoro@luedi.it

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