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di ANTONELLO GRASSI
MATERA – Per il Movimento 5 Stelle non solo lucanoquello della Basilicata è un test decisivo. Tant’è vero che Mirella Liuzzi, il deputato materano che, assieme al senatore Vito Petrocelli, rappresenta la Basilicata grillina in Parlamento, affida a due esponenti nazionali del Movimento, i parlamentari Diego De Lorenzis e Giuseppe D’Ambrosio, il compito di introdurre l’Agorà pubblica (la prima che si svolga nella regione dopo il voto delle Politiche) convocata nel centro di  Matera, in piazza San Francesco. L’appuntamento fissato per le 16,30, comincia però con circa un’ora e mezza di ritardo, e la piazza tarda a riempirsi. Intorno alle 18 saranno poco più di una cinquantina i simpatizzanti e i curiosi giunti per ascoltare i deputati grillini della Basilicata e per poter dire la loro.   
La scelta di invitare Petrocelli e De Lorenzis nella città dei Sassi non è casuale anche per un altro motivo: i due deputati fanno infatti parte del gruppo di grillini che, la settimana scorsa, si è arrampicato sul tetto del Parlamento per manifestare contro “il tentativo degli altri partiti di manomettere la Costituzione”. Non è una coincidenza quindi  che quelli dei Cinque Stelle siano stati, ieri mattina, gli unici rappresentanti politici assenti alle celebrazioni per il 70° anniversario della rivolta  cittadina contro i nazisti. “Sono manifestazioni senza senso – afferma Petrocelli – e noi ci siamo rifiutati di partecipare al solito teatrino. La vera resistenza la facciamo nelle piazze, come in questo momento, e attraverso i nostri rappresentanti in Parlamento”.
Il messaggio è chiaro. Il richiamo alla vera resistenza, quella combattuta per strada 70 anni fa, vuole indicare che il Movimento intende continuare a condurre la sua battaglia tra e con i cittadini “quali noi siamo – affermano i deputati grillini – anche se ci troviamo in Parlamento”. E Petrocelli ne approfitta per dare anche una stoccata al Partito democratico alle prese con le primarie che si svolgono oggi. “Le loro sono primarie finte. A contendersi il voto saranno i soliti noti. Gli elettori non contano niente. Invece il nostro procedimento di nomina dei candidati garantisce a tutti, dal basso, e in maniera trasparente, la possibilità di partecipare”. Altro, sulle elezioni che si svolgeranno tra due mesi in Basilicata per la nomina del nuovo Consiglio regionale non è detto. Ed è inutile chiedere. Tutto viene demandato ai prossimi, complicati, passaggi della democrazia interna del Movimento. Tocca al deputato pugliese D’Ambrosio spiegare il senso e l’importanza del voto in Basilicata per il Movimento di Grillo.  “Le elezioni regionali alle porte – afferma  esordendo  – sono per noi decisive. Possono incidere non soltanto sul futuro della Basilicata, una regione ricca di risorse, ma sul destino dell’Italia”.  Ma subito dopo, risolta in queste quattro battute la questione lucana, il deputato si lancia in una lunga disamina dell’attuale situazione del Parlamento: facendone il solito quadro a tinte fosche. Un quadro che avrebbe nel presidente della Repubblica la sua vera musa ispiratrice e nei partiti i suoi tenaci artigiani. Con un solo obiettivo: “modificare la Costituzione e farlo scavalcando l’art. 138, rendendo obbligatoria la creazione di un Comitato di una quarantina di parlamentari che, sulla base di quanto predisposto dai Saggi, proporrebbe le modifiche costituzionali al Parlamento”.
Ai circa cinquanta cittadini in piazza, però, non basta. Qualcuno, rivolgendosi a Mirella Liuzzi, dice: “Siete come tutti gli altri, Che cosa avete fatto?”. Un altro  chiede la parola per chiedere spiegazioni sul mancato accordo con Bersani all’indomani del voto di aprile. “In realtà – spiegano i deputati del Movimento – il Partito democratico non aveva alcun interesse reale a stringere un accordo con noi. Se avessero voluto avviare un vero cambiamento avrebbero potuto dar risposta a qualcuna delle nostre richieste, a cominciare dall’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Hanno tentato di dividerci. Pensavano che potevano comprare qualcuno dei nostri”.  I militanti applaudono, ma qualcuno si alza e se ne va, deluso. 

MATERA – Per il Movimento 5 Stelle non solo lucanoquello della Basilicata è un test decisivo. Tant’è vero che Mirella Liuzzi, il deputato materano che, assieme al senatore Vito Petrocelli, rappresenta la Basilicata grillina in Parlamento, affida a due esponenti nazionali del Movimento, i parlamentari Diego De Lorenzis e Giuseppe D’Ambrosio, il compito di introdurre l’Agorà pubblica (la prima che si svolga nella regione dopo il voto delle Politiche) convocata nel centro di  Matera, in piazza San Francesco.

 

 L’appuntamento fissato per le 16,30, comincia però con circa un’ora e mezza di ritardo, e la piazza tarda a riempirsi. Intorno alle 18 saranno poco più di una cinquantina i simpatizzanti e i curiosi giunti per ascoltare i deputati grillini della Basilicata e per poter dire la loro.   

La scelta di invitare Petrocelli e De Lorenzis nella città dei Sassi non è casuale anche per un altro motivo: i due deputati fanno infatti parte del gruppo di grillini che, la settimana scorsa, si è arrampicato sul tetto del Parlamento per manifestare contro “il tentativo degli altri partiti di manomettere la Costituzione”. Non è una coincidenza quindi  che quelli dei Cinque Stelle siano stati, ieri mattina, gli unici rappresentanti politici assenti alle celebrazioni per il 70° anniversario della rivolta  cittadina contro i nazisti. “Sono manifestazioni senza senso – afferma Petrocelli – e noi ci siamo rifiutati di partecipare al solito teatrino. La vera resistenza la facciamo nelle piazze, come in questo momento, e attraverso i nostri rappresentanti in Parlamento”.Il messaggio è chiaro. 

Il richiamo alla vera resistenza, quella combattuta per strada 70 anni fa, vuole indicare che il Movimento intende continuare a condurre la sua battaglia tra e con i cittadini “quali noi siamo – affermano i deputati grillini – anche se ci troviamo in Parlamento”. E Petrocelli ne approfitta per dare anche una stoccata al Partito democratico alle prese con le primarie che si svolgono oggi. “Le loro sono primarie finte. A contendersi il voto saranno i soliti noti. Gli elettori non contano niente. Invece il nostro procedimento di nomina dei candidati garantisce a tutti, dal basso, e in maniera trasparente, la possibilità di partecipare”. 

Altro, sulle elezioni che si svolgeranno tra due mesi in Basilicata per la nomina del nuovo Consiglio regionale non è detto. Ed è inutile chiedere. Tutto viene demandato ai prossimi, complicati, passaggi della democrazia interna del Movimento. Tocca al deputato pugliese D’Ambrosio spiegare il senso e l’importanza del voto in Basilicata per il Movimento di Grillo.  “Le elezioni regionali alle porte – afferma  esordendo  – sono per noi decisive. Possono incidere non soltanto sul futuro della Basilicata, una regione ricca di risorse, ma sul destino dell’Italia”.  

Ma subito dopo, risolta in queste quattro battute la questione lucana, il deputato si lancia in una lunga disamina dell’attuale situazione del Parlamento: facendone il solito quadro a tinte fosche. Un quadro che avrebbe nel presidente della Repubblica la sua vera musa ispiratrice e nei partiti i suoi tenaci artigiani. Con un solo obiettivo: “modificare la Costituzione e farlo scavalcando l’art. 138, rendendo obbligatoria la creazione di un Comitato di una quarantina di parlamentari che, sulla base di quanto predisposto dai Saggi, proporrebbe le modifiche costituzionali al Parlamento”.

Ai circa cinquanta cittadini in piazza, però, non basta. Qualcuno, rivolgendosi a Mirella Liuzzi, dice: “Siete come tutti gli altri, Che cosa avete fatto?”. Un altro  chiede la parola per chiedere spiegazioni sul mancato accordo con Bersani all’indomani del voto di aprile. “In realtà – spiegano i deputati del Movimento – il Partito democratico non aveva alcun interesse reale a stringere un accordo con noi. Se avessero voluto avviare un vero cambiamento avrebbero potuto dar risposta a qualcuna delle nostre richieste, a cominciare dall’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Hanno tentato di dividerci. Pensavano che potevano comprare qualcuno dei nostri”.  

I militanti applaudono, ma qualcuno si alza e se ne va, deluso. 

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