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di MARIATERESA LABANCA
POTENZA – E’ il giorno della resa dei conti per il Pd di Basilicata. Non si tratta solo del verdetto ufficiale  sui due candidati democratici che si contendono la corsa da governatore. Quello che arriverà dalle urne sarà il responso ultimo sugli equilibri di un partito lucano che di scossoni nelle ultime settimane ne ha avuti fin troppi.  E che in base al risultato di questa sera dovrà determinare il proprio futuro. Si profila una battaglia all’ultimo voto. Difficile fare qualsiasi tipo di previsione, dati i tanti elementi entrati in gioco in una campagna elettorale durata solo diciassette giorni ma lunga ed estenuante sotto il profilo psicologico. 
Una competizione in cui la posta in gioco, per i protagonisti diretti ma anche per quelli indiretti, è tanto alta da non consentire di considerare queste primarie come un semplice esercizio democratico, come molti amano ancora definirle. Il sangue – quello che aveva spinto i vertici del partito a tentare la soluzione delle mediazione – ancora non si è visto. Ma da domani le ferite potrebbero essere profonde e insanabili. Loro, i due protagonisti principali, il presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza e il vicepresidente della Giunta regionale, Marcello Pittella, anche se lontani dai riflettori che si sono ufficialmente spenti venerdì sera, saranno ancora oggi al lavoro, fino all’ultimo minuto utile. Ma la sfida per i due ha un sapore completamente diverso. Con il giovane ex segretario del partito che dopo aver atteso con calma, restandosene quasi in disparte,    l’investitura ufficiale, si è fatto trovare da subito pronto con una campagna elettorale volutamente “pacata”,  poco incentrata sullo scontro, quasi low profile. E lo sfidante, Marcello Pittella, che la candidatura l’ha dovuta quasi strappare con i denti, mettendosi contro buona parte del Pd, e che, partito dalla seconda fila, anche anche grazie a una campagna più “aggressiva” e mediatica culminata con lo show evento dello scorso venerdì sera al Don Bosco di Potenza, ha guadagnato posizioni, tanto da trasformare la sfida quasi impossibile in un combattuto testa testa.  
Entrambi hanno percorso la Basilicata in camper, ma puntando su un’immagine completamente diversa. Con il presidente che sceglie uno slogan improntato al cambiamento ma che spinge molto sui temi e sul programma. E l’assessore sfidante che incentra quasi tutta la sua campagna su un concetto predominante: liberare la Basilicata. 
E pensare che i due contendenti erano partiti da Tito, prima ancora dell’ufficializzazione dei nomi e della raccolta firme, con due profili ben diversi. Quando il vicepresidente della Giunta, sostenuto ancora  da De Filippo e Margiotta, si proponeva a difesa di un pezzo di quel sistema, contro un presidente della Provincia – il candidato del rinnovamento su cui hanno spinto Folino e Bubbico – che aveva ancora mani pienamente libere per poter rivendicare il rovesciamento del “vaso pieno” che ha portato alle dimissioni del governatore. 
Insomma, quando nessuno poteva immaginare lo stravolgimento che ci sarebbe stato da lì a poche ore, con la quasi totalità del partito che si schiera con Lacorazza, e Pittella che diventa il candidato outsider. 
Il presidente della Provincia ha dalla sua i pezzi da novanta del Pd lucano, elettoralmente è il più forte. Ma l’operazione non è fatta solo di luci, perché il partito quasi compatto che lo sostiene è quello che ha generato molto malcontento, per altro esacerbato dalle ultime manovre che si sono consumate proprio intorno alle candidature, come il caso Tramutola ha dimostrato. 
A questo punto l’assessore alle Attività produttive è libero di vestire i panni di colui che rompe realmente con il sistema e a colpi di “Liberiamo la Basilicata” guadagna consensi. Ma Pittella vuole vincere, per farlo ha bisogno di alleati. E nella rosa dei suoi sostenitori  finiscono anche nomi che con il rinnovamento hanno poco a che vedere, con il rischio di offuscare l’immagine del ribelle di partito che l’assessore si è guadagnato. I risultati delle urne apriranno alle più disparate analisi, a cominciare da un quesito: i lucani hanno ancora voglia di politica? Lo staff organizzativo del Pd ha preparato 70.000 schede da distribuire su tutto il territorio regionale. Se da una parte c’è da fare i conti con il  crescente tasso di astensionismo, dall’altra, il livello di competizione che si è venuto a creare intorno alla partita   potrebbe spingere più elettori alle urne. Le presenze ai seggi daranno già una prima importante indicazione sull’esito di questa tormentata e insolita competizione.  A partire da questa sera ne sapremo molte di più su questo pazzo Pd.
m.labanca@luedi.it

POTENZA – E’ il giorno della resa dei conti per il Pd di Basilicata. Non si tratta solo del verdetto ufficiale  sui due candidati democratici che si contendono la corsa da governatore. Quello che arriverà dalle urne sarà il responso ultimo sugli equilibri di un partito lucano che di scossoni nelle ultime settimane ne ha avuti fin troppi.  E che in base al risultato di questa sera dovrà determinare il proprio futuro. Si profila una battaglia all’ultimo voto. 

 

Difficile fare qualsiasi tipo di previsione, dati i tanti elementi entrati in gioco in una campagna elettorale durata solo diciassette giorni ma lunga ed estenuante sotto il profilo psicologico. Una competizione in cui la posta in gioco, per i protagonisti diretti ma anche per quelli indiretti, è tanto alta da non consentire di considerare queste primarie come un semplice esercizio democratico, come molti amano ancora definirle. Il sangue – quello che aveva spinto i vertici del partito a tentare la soluzione delle mediazione – ancora non si è visto. 

Ma da domani le ferite potrebbero essere profonde e insanabili. Loro, i due protagonisti principali, il presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza e il vicepresidente della Giunta regionale, Marcello Pittella, anche se lontani dai riflettori che si sono ufficialmente spenti venerdì sera, saranno ancora oggi al lavoro, fino all’ultimo minuto utile. Ma la sfida per i due ha un sapore completamente diverso. 

Con il giovane ex segretario del partito che dopo aver atteso con calma, restandosene quasi in disparte,    l’investitura ufficiale, si è fatto trovare da subito pronto con una campagna elettorale volutamente “pacata”,  poco incentrata sullo scontro, quasi low profile. E lo sfidante, Marcello Pittella, che la candidatura l’ha dovuta quasi strappare con i denti, mettendosi contro buona parte del Pd, e che, partito dalla seconda fila, anche anche grazie a una campagna più “aggressiva” e mediatica culminata con lo show evento dello scorso venerdì sera al Don Bosco di Potenza, ha guadagnato posizioni, tanto da trasformare la sfida quasi impossibile in un combattuto testa testa.  

Entrambi hanno percorso la Basilicata in camper, ma puntando su un’immagine completamente diversa. Con il presidente che sceglie uno slogan improntato al cambiamento ma che spinge molto sui temi e sul programma. 

E l’assessore sfidante che incentra quasi tutta la sua campagna su un concetto predominante: liberare la Basilicata. E pensare che i due contendenti erano partiti da Tito, prima ancora dell’ufficializzazione dei nomi e della raccolta firme, con due profili ben diversi. Quando il vicepresidente della Giunta, sostenuto ancora  da De Filippo e Margiotta, si proponeva a difesa di un pezzo di quel sistema, contro un presidente della Provincia – il candidato del rinnovamento su cui hanno spinto Folino e Bubbico – che aveva ancora mani pienamente libere per poter rivendicare il rovesciamento del “vaso pieno” che ha portato alle dimissioni del governatore. Insomma, quando nessuno poteva immaginare lo stravolgimento che ci sarebbe stato da lì a poche ore, con la quasi totalità del partito che si schiera con Lacorazza, e Pittella che diventa il candidato outsider. Il presidente della Provincia ha dalla sua i pezzi da novanta del Pd lucano, elettoralmente è il più forte. 

Ma l’operazione non è fatta solo di luci, perché il partito quasi compatto che lo sostiene è quello che ha generato molto malcontento, per altro esacerbato dalle ultime manovre che si sono consumate proprio intorno alle candidature, come il caso Tramutola ha dimostrato.

 A questo punto l’assessore alle Attività produttive è libero di vestire i panni di colui che rompe realmente con il sistema e a colpi di “Liberiamo la Basilicata” guadagna consensi. Ma Pittella vuole vincere, per farlo ha bisogno di alleati. 

E nella rosa dei suoi sostenitori  finiscono anche nomi che con il rinnovamento hanno poco a che vedere, con il rischio di offuscare l’immagine del ribelle di partito che l’assessore si è guadagnato. I risultati delle urne apriranno alle più disparate analisi, a cominciare da un quesito: i lucani hanno ancora voglia di politica? Lo staff organizzativo del Pd ha preparato 70.000 schede da distribuire su tutto il territorio regionale. 

Se da una parte c’è da fare i conti con il  crescente tasso di astensionismo, dall’altra, il livello di competizione che si è venuto a creare intorno alla partita   potrebbe spingere più elettori alle urne. Le presenze ai seggi daranno già una prima importante indicazione sull’esito di questa tormentata e insolita competizione.  A partire da questa sera ne sapremo molte di più su questo pazzo Pd.

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