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POTENZA – I due quartieri generali sono entrambi a Potenza, dislocati a pochi chilometri l’uno dall’altro, ma immersi in un clima completamente diverso. Alle 21 e 30, i dati sono ancora molto parziali, ma si capisce che la sfida sarà un testa a testa all’ultima scheda: si preannuncia una buona performance per il vicepresidente della Giunta, meno buona per il presidente della Provincia che dalla sua ha la gran parte del partito.

In via del Gallitello, Marcello Pittella arriva sorridente e rilassato intorno alle 20 e 30, quando sono stati già scrutinati quattro piccoli comuni: è in testa, anche se di poco e la squadra di giovani che raccoglie i dati, numero dopo numero, gli conferma la buona tenuta, anche nei seggi più difficili come quelli di Potenza.

Il fratello, l’eurodeputato Gianni, lo segue di qualche minuto. Invita a non cantare vittoria, nonostante le buone previsioni: è ancora troppo presto, bisogna attendere fino all’ultima scheda. E soprattutto la chiusura nei comuni più grandi che alla fine faranno la differenza, rispetto a un risultato che continua a mantenersi molto oscillante per tutta la serata. Lo stacco tra i due candidati non arriva mai ai mille voti.

Con gli occhi fissi sullo schermo che proietta i numeri nei vari paesi ci sono i consiglieri Falotico, Vita e Mollica. C’è grande entusiasmo, gli applausi scattano alla lettura dei dati di comuni come Campomaggiore e Guardia Perticara. Pittella va bene anche in Val d’Agri. Buoni i risultati pure di comuni come Pignola e Tito, dove ci si attendeva la sconfitta: Lacorazza è in vantaggio ma di poco. Il vero “botto” però lo si aspetta dall’area sud della Basilicata, a cominciare da Lauria, il paese dell’assessore alle Attività produttive.

A Poggio Tre Galli, vicino a Parco mondo, un lungo porticato separa il comitato del presidente della Provincia da quello del deputato Folino. Alle 21 e 30 sono entrambi aperti, il parlamentare di Pietrapertosa fa la spola tra l’interno e l’esterno dove il sindaco di Potenza, Vito Santarsiero raccoglie i risultati al telefono. Dall’altra parte Lacorazza segue i risultati, aggiornamento dopo aggiornamento, chiuso in una stanza insieme al fratello Gianni  e pochissimi altri del suo staff. All’ingresso del comitato, invece, il “mago” dei calcoli elettorali, Gabriele Di Mauro, una squadra di circa trenta sostenitori a cui, qualche minuto dopo, si aggiungerà anche il sindaco di Melfi e segretario dei socialisti, Livio Valvano. L’aria è dimessa. Piero Lacorazza, alle 21 e 45  è in testa, ma di poco, meno di quello che ci si attendeva.

Segue, invece, dalla sede del Pd di rione Chianghetta, dove è al lavoro la macchina della raccolta dati del partito, il governatore e neo segretario del partito, Vito De Filippo che in mattina sarebbe stato protagonista anche di un disguido al seggio del Don Bosco. Recatosi alle urne senza certificato elettorale, gli è stato impedito di votare. Sua moglie è dovuta tornare a casa per recuperare il documento e solo dopo, il presidente, ha potuto esprimere la sua preferenza. Ma in serata la sua Sant’Arcangelo gli dà ragione del lavoro fatto: Lacorazza è in testa, rispetto allo sfidante, di oltre 300 voti.

Un’attesa segnata dalla tensione per un incredibile testa a testa tra i due candidati democratici, con la piena consapevolezza che solo con l’ultima scheda arriverà il verdetto ufficiale.

m.labanca@luedi.it

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