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Le primarie del PD hanno contribuito a rendere più chiaro il quadro di competizione elettorale che si va delineando per la nostra regione. Premetto che riesco a seguire il dibattito politico lucano solo attraverso l’homepage del Quotidiano o i social network. Il vantaggio, però, di questo mio osservatorio è quello della distanza. In qualsiasi parte del mondo mi trovi riesco ad avere un pizzico di Basilicata da ponderare, da analizzare, ma alla luce di esperienze e vissuti altri e molto distanti nello spazio. Mi sembra, però, che la discussione pubblica circa le ricette per lo sviluppo della regione debba ancora decollare. Ed allora provo a lanciare alcuni temi che a me, da tecnico ed esperto di sviluppo locale e dei trasporti, sembrano d’assoluta rilevanza (tralascerò volutamente la questione delle infrastrutture).

  1. La programmazione comunitaria deve riprendere slancio. Gli ultimi anni sono da dimenticare, sia da un punto di vista della strategia che della gestione. E’ questo il motivo vero ed inconfessabile per cui il Ministero della Coesione Territoriale lanciò il provocatorio progetto “Capacity Lab” proprio nella nostra regione.

  2. La perdita di competitività dell’industria lucana è un dato che sembra incontrovertibile, ma sostenere le piccole imprese (e solo quelle ad alto potenziale di crescita), aiutandole a diventare medie e ad inserirsi nelle filiere produttive degli idrocarburi e dell’automotive è condizione necessaria per il rilancio del settore che dal 2008 ad oggi ha perso il 25% della propria produzione.

  3. La scuola, la formazione professionale e l’università devono migliorare la qualità dei loro prodotti, visto che la Basilicata si presenta, nelle indagini OCSE-PISA sulla qualità delle conoscenze degli studenti, al di sotto della media nazionale ed enormemente al di sotto della media OCSE.

  4. La popolazione lucana sta invecchiando velocemente, ha un basso tasso di fertilità ed i flussi migratori sembrano inarrestabili. Perché non pensare ad un nuovo modello di welfare che serva agli anziani, alle famiglie, ed anche a creare anche posti di lavoro? Chissà, magari una parte delle royalties potrebbero essere utilizzare allo scopo.

  5. L’efficacia dell’Ente Regione deve essere migliorata. Ri-formare parte del personale potrebbe essere una soluzione, ma anche provocare degli shock al sistema con iniezione di nuove e giovani leve provenienti da fuori regione. Dopotutto, qualche anno addietro l’esperienza del Nucleo di Valutazione venne considerata dal FORMEZ come un esempio di best practice nazionale. Perché non tornare su quella strada?

  6. Migliorare la qualità della vita nelle piccole e poche aree metropolitane della Basilicata deve essere un punto imprescindibile. Oggi, i territori che competono sulla scena nazionale ed internazionale lo fanno attraverso le loro città e queste, a loro volta, competono sulla qualità della vita e del capitale umano di cui sono dotate.

Probabilmente, in qualche stanza della Regione si starà scrivendo il nuovo Programma Operativo 2014-2020, incentrando gran parte della strategia di sviluppo per i prossimi anni sull’innovazione tecnologica. Il recente rapporto della Banca d’Italia sull’economia regionale ci ha segnalato come la Basilicata sia la regione che in Italia spende più fondi pubblici in Ricerca & Sviluppo e che al contempo ha il minor numero di brevetti d’Europa. Forse è il caso di ripensare alcune esperienze recenti, farne tesoro per il futuro e comprendere come l’innovazione tecnologica non sia qualcosa di ragionevolmente raggiungibile per la nostra regione (date le risorse umane di cui oggi si dispone). L’innovazione sociale, invece, per un nuovo sistema di welfare locale che rimetta al centro il Lucano potrebbe essere alla nostra portata.

Marco.percoco@unibocconi.it

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