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POTENZA – La questione Franco Vespe era nell’aria: avevamo anticipato qualcosa sulla gestione non proprio trasparente dei voti (31 totali e primo posto nella lista di Matera) di uno dei più quotati candidati per il ruolo di portavoce presidente della Regione Basilicata. Gli indizi c’erano: troppa gente interessata alla sua candidatura e a sostenerlo, un passato nel Partito Popolare Italiano (nel 1994 prese anche l’11% dei consensi) e una macchina organizzativa “non autorizzata” dai 5 Stelle alle sue spalle per raccogliere i voti necessari per garantire l’accesso in lista tramite l’iscrizione di “amici”.

Adesso una parte del Movimento ci mette la faccia, o meglio la firma, ed invia una lettera allo staff nazionale dichiarando pubblicamente «il proprio biasimo per come impudentemente si siano violate le regole formulate e già condivise all’epoca delle cosiddette “Parlamentarie” dal Movimento relativamente alle prescrizioni da adottare in fase di votazioni primarie». La regola nazionale è chiara: il voto deve essere espressione personale e non può essere pilotato da assemblee o comitati. La “pena” è l’esclusione.

Ci sono delle firme in calce al documento, ma non sono tutte: perché le adesioni alla campagna di “diserzione” stanno arrivando con tanto di richiesta di ritiro della candidatura. Per ora in calce al documento ci sono i nomi di Domenico Bennardi, Saverio Castoro, Antonio Di Gioia, Fabio Di Lecce, Teresa Di Matteo, Angelo Giordano, Antonio Giura, Giovanni Lasalandra, Antonio Manicone, Antonio Materdomini, Annamaria Ricciardi, Leo Rubino, Angelo Sacco, Gianni Sarra, Orazio Signorella e Francesco Ventura. Insomma, per l’astronomo dell’Agenzia Spaziale Italiana sono tempi durissimi. Colpa di «un pressoché totale disprezzo – scrivono gli attivisti –  dei principi e delle norme comportamentali che dovrebbero adottare tutti coloro che esprimono la volontà di proporsi a portavoce del Movimento. Ne è prova la “candidatura” anzitempo, addirittura precedente alla definizione di regole e metodi condivisi per la composizione delle liste, annunciata sul forum di Basilicata5Stelle.it e ripreso dalla stampa locale. Ne è prova il “comitato pro Vespe” ufficialmente attivo conseguentemente alla seconda discesa in campo ufficiale del Professore, avvenuta dopo aver pubblicamente ritirato la prima. Ebbene tutto questo è agli antipodi con ciò che noi intendiamo essere il Movimento 5 Stelle, un luogo in cui promuovere idee e processi politici per il bene comune, mosse dal basso attraverso sistemi di democrazia diretta e non assecondare o addirittura agevolare, mai, le narcisistiche velleità personali».

E poi ci sono due interventi che hanno fatto saltare dalla sedia i pentastellati. Il primo il sostegno a Viti e Colombo in piena bufera sul compenso percepito da Viti dal senatore a vita. «Conosco molto bene Vincenzo. Per lungo tempo ho seguito i suoi passi come quelli del Presidente Colombo. Sono stati per me, dei maestri», scrisse Vespe a luglio 2012 prendendo le loro difese. Secondo punto l’attacco, il 20 marzo 2013, sei mesi fa, ai 5 Stelle stessi: «M5S di Grillo ed il suo “Rasputin” capellone alias Casaleggio, sta portando avanti un modello di democrazia anch’esso controverso – scriveva il futuro candidato alla Regione con i 5 Stelle – Facendosi forza sulla conoscenza (?) dei nuovi mezzi di comunicazioni di massa (pare che li abbiano inventati loro), li ritengono così potenti tanto da fargli credere che sono maturi i tempi per passare da una democrazia rappresentativa a quella diretta».

Per il Movimento siamo al limite dell’intolleranza ma la domanda sorge spontanea: nei mesi precedenti la selezione dei candidati perché queste cose non sono state messe nero su bianco? Secondo gli attivisti non sono state poche le segnalazioni inviate allo staff per mettere alla berlina il professore Vespe, ma sembra che non abbiano sortito effetto. Ora, alla luce del comitato pro Vespe, si comincia a parlare anche di truppe cammellate all’interno del Movimento e gli stessi attivisti lucani non potranno farci nulla.

Vespe, in pratica, non può essere espulso su votazione, questo perché non esiste una piattaforma certificata regionale che possa prendere questa decisione. La colpa è del diktat di Grillo di pochi mesi fa, che ha delegittimato le piattaforme autonome. Quindi a decidere una eventuale espulsione può essere soltanto lo staff nazionale. E questo fa sorgere ulteriori dubbi: il blocco della piattaforma è stato ottenuto dopo le ripetute segnalazioni allo staff da parte di un pugno di attivisti lucani. Una parte di questi provengono dal movimento “Matera Cambia” un’altra dal gruppo di fedelissimi di Vespe. Che sia stata un’operazione ad hoc per blindare la candidatura?

v.panettieri@luedi.it

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