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POTENZA – E’ chiaro che tutto dipenderà dall’esito dell’assemblea del Partito democratico di questa mattina, e dalla risposta che si darà all’interrogativo: si metteranno d’accordo?  E, soprattutto, come si metteranno d’accordo? 
Ma se alla fine proprio dovesse risultare impossibile riportare il Partito democratico su un percorso unitario, se insomma il banco dovesse saltare, nell’analisi delle mille ipotesi possibilità che potrebbero seguire a un’eventuale scissione, non si può non tener conto di quella parte del Popolo delle libertà, geograficamente localizzata essenzialmente nell’area sud della Basilicata, che guarda con molta simpatia al politico di Lauria.       
A cominciare, per citarne solo uno, dall’ex assessore al Bilancio della Provincia di Potenza, Vito Di Lascio, ex Pd poi passato agli “azzurri”, dopo essere stato defenestrato  dall’ente guidato da Lacorazza. 
Ma non ci sono coloro che hanno qualche sassolino da  togliersi tra i i simpatizzanti dell’ex assessore. Del resto si è ampiamente parlato della componente “esterna” nel voto delle primarie di domenica scorsa. 
Così come, prima del risultato che ha sancito la vittoria dell’ ex vicepresidente della Giunta, si era largamente vociferata la possibilità di un’alleanza successiva con l’altra parte, nel caso in cui l’assessore fosse uscito sconfitto dalla competizione elettorale contro l’avversario Lacorazza. 
Del resto, non si può non tener conto della componente anche ideologica che rafforza la vicinanza: l’estrazione socialista che connota la famiglia Pittella e quella fetta di Forza Italia transitata proprio dal partito del garofano, in seguito allo scioglimento del partito e la  diaspora del ‘94. 
Insomma, i simpatizzanti, da quell’altra parte, ci sono eccome. Soprattutto adesso che l’effetto di una vittoria inattesa e quasi imprevedibile  sta spingendo, anche chi era più titubante, a salire sul carro del trionfatore. Certo è troppo poco per parlare di una possibile alleanza. 
Le variabili in gioco sono tantissime. Prima di tutto di ordine temporale:  occorre capire cosa accadrà in casa Pd. E poi, se davvero rottura dovesse essere, il problema sarebbe relativo al come costruire questa possibile alleanza: fuori o dentro il partito democratico?  Sempre l’ex assessore sia realmente interessato a un’ipotesi di questo tipo. Nel frattempo l’europarlamentare Gianni commenta sulla sua bacheca Facebook: «Non dovevamo fidarci del Pdl», ma il riferimento, chiaramente non è alle questioni regionali, ma allo scenario nazionale che si è aperto ieri sera, dopo le dimissioni dei ministri “azzurri”. 
Ma è chiaro che a livello locale le cose potrebbero essere ben diverse, secondo un schema che potrebbe in qualche modo riproporre quello delle primarie. 
marlab
m.labanca@luedi.it

POTENZA – E’ chiaro che tutto dipenderà dall’esito dell’assemblea del Partito democratico di questa mattina, e dalla risposta che si darà all’interrogativo: si metteranno d’accordo?  E, soprattutto, come si metteranno d’accordo? 

Ma se alla fine proprio dovesse risultare impossibile riportare il Partito democratico su un percorso unitario, se insomma il banco dovesse saltare, nell’analisi delle mille ipotesi possibilità che potrebbero seguire a un’eventuale scissione, non si può non tener conto di quella parte del Popolo delle libertà, geograficamente localizzata essenzialmente nell’area sud della Basilicata, che guarda con molta simpatia al politico di Lauria.       

A cominciare, per citarne solo uno, dall’ex assessore al Bilancio della Provincia di Potenza, Vito Di Lascio, ex Pd poi passato agli “azzurri”, dopo essere stato defenestrato  dall’ente guidato da Lacorazza. Ma non ci sono coloro che hanno qualche sassolino da  togliersi tra i i simpatizzanti dell’ex assessore. Del resto si è ampiamente parlato della componente “esterna” nel voto delle primarie di domenica scorsa. 

Così come, prima del risultato che ha sancito la vittoria dell’ ex vicepresidente della Giunta, si era largamente vociferata la possibilità di un’alleanza successiva con l’altra parte, nel caso in cui l’assessore fosse uscito sconfitto dalla competizione elettorale contro l’avversario Lacorazza. 

Del resto, non si può non tener conto della componente anche ideologica che rafforza la vicinanza: l’estrazione socialista che connota la famiglia Pittella e quella fetta di Forza Italia transitata proprio dal partito del garofano, in seguito allo scioglimento del partito e la  diaspora del ‘94. Insomma, i simpatizzanti, da quell’altra parte, ci sono eccome. Soprattutto adesso che l’effetto di una vittoria inattesa e quasi imprevedibile  sta spingendo, anche chi era più titubante, a salire sul carro del trionfatore. Certo è troppo poco per parlare di una possibile alleanza. Le variabili in gioco sono tantissime. 

Prima di tutto di ordine temporale:  occorre capire cosa accadrà in casa Pd. E poi, se davvero rottura dovesse essere, il problema sarebbe relativo al come costruire questa possibile alleanza: fuori o dentro il partito democratico?  Sempre l’ex assessore sia realmente interessato a un’ipotesi di questo tipo. Nel frattempo l’europarlamentare Gianni commenta sulla sua bacheca Facebook: «Non dovevamo fidarci del Pdl», ma il riferimento, chiaramente non è alle questioni regionali, ma allo scenario nazionale che si è aperto ieri sera, dopo le dimissioni dei ministri “azzurri”. 

Ma è chiaro che a livello locale le cose potrebbero essere ben diverse, secondo un schema che potrebbe in qualche modo riproporre quello delle primarie. 

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