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POTENZA – Deciderà una volta per tutte il Tar Basilicata sui ricorsi presentati contro il decreto del prefetto di Potenza che a luglio ha indetto per il 17 e il 18 novembre le prossime consultazioni regionali. Ma per farlo ha già annunciato che gli occorreranno una quindicina di giorni. S’intende prima del deposito della sentenza in cancelleria. Perché le idee su come dirimere la questione sarebbero già chiare.

Resterà ancora per un po’ con il fiato sospeso chi si aspettava di conoscere il destino delle elezioni subito dopo l’udienza che si è tenuta ieri mattina nell’aula al piano nobile del Tribunale di via Rosica. Di fronte al collegio composto dal presidente del Tar Michele Perrelli, dal relatore sui fatti di causa Pasquale Mastrantuono e Giancarlo Pennetti, sono comparsi gli avvocati Dino Donnoli, Rocco e Giampaolo Brienza assieme all’avvocato dello Stato Amedeo Speranza. Presenti, ma soltanto “in spirito”, i ricorrenti veri e propri: Raffaele Dalessandri e Pietro Rota, due elettori della Val d’Agri. Più i consiglieri regionali uscenti che sono intervenuti a sostegno: Antonio Autilio (Idv), Paolo Castelluccio (Pdl), Vito Gaudiano (Misto), Agatino Mancusi (Udc), Franco Mattia (Pdl), Franco Mollica (Udc), Ernesto Navazio (Sc), Nicola Pagliuca (Pdl), Alessandro Singetta (Misto) e Rocco Vita (Psi).

La discussione è ruotata tutta sui vizi di legittimità che inficierebbero i decreti emessi dal prefetto il 20 luglio. In particolare gli avvocati si sono soffermati sulla previsione di 20 membri per la composizione del nuovo consiglio, laddove la legge che a dicembre ne ha ridotto il numero da trenta, quanti ne sono ancora adesso, sembra considerare anche un ventunesimo seggio da assegnare al presidente eletto. Dunque come comporre le liste? E come ripartire i seggi una volta effettuate le votazioni tra la provincia di Potenza e quella di Matera? Ferma restando la quota di un quinto, cioé 4 posti, riservata al “listino” del vincitore nel caso in cui non dovesse ottenere dalle urne la maggioranza nel parlamentino di via Verrastro. Dieci da una parte e sei dall’altra? Oppure undici contro sei?

Di minor conto appare la questione su un presunto vizio di motivazione del decreto di indizione dei comizi, che sarebbe privo di riferimenti a un atto d’impulso in questo senso da parte del Ministero dell’Interno. Fatto sta che anche questa è stata sottoposta all’attenzione del Tribunale amministrativo. Quindi è stato il turno dell’avvocato dello Stato che lungi dall’entrare a fondo nel merito delle singole questioni si è concentrato sul carattere elettorale delle questioni sollevate, che per questo a suo avviso andrebbero proposte ed eventualmente decise solo una volta avvenute le consultazioni. Anche a costo di vanificarne l’esito, come avvenuto di recente in Molise per ben due volte, e di indire delle nuove consultazioni.

Se sia stato quest’ultimo argomento a far presa sul Tribunale o quelli precedenti si vedrà. Fatto sta che i giudici hanno già annunciato di aver optato per una sentenza in forma semplificata, che è prevista «nei casi di manifesta fondatezza o infondatezza, irricevibilità, inammissibilità e improcedibilità del ricorso».

Ove fossero accolti i ricorsi il prefetto sarebbe costretto a indire di nuovo i comizi e le elezioni nei tempi previsti. Una cosa che potrebbe spostare la data per il rinnovo del consiglio regionale in primavera, regalando tempo prezioso a chi fatica a preparare l’appuntamento con le urne. A pesare ci sono le vicissitudini politiche di entrambe le coalizioni oggi maggioritarie. Ma anche quelle giudiziarie che hanno colpito in maniera molto pesante 8 dei 10 consiglieri che hanno fatto ricorso al Tar. I soli Navazio e Gaudiano sono rimasti indenni dall’inchiesta soprannominata rimborsopoli.

l.amato@luedi.it

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