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POTENZA – Inevitabile. La polemica ora si allarga. Non è solo interna al Pd. Sulla modalità della composizione delle liste (indagati di rimborsopoli no oppure valutazione caso per caso con l’individuazione di qualche eccezione) si stanno creando due fronti. Da un lato c’è il cartello dei partiti della sinistra, dall’altro Centro democratico e anche l’Idv. Ad aprire lo scontro è il coordinatore regionale di Idv, Gaetano Cantisani. Replica immediata del dirigente socialista Loguercio che lancia bordate su un partito definito «fantomatico».

Ad ogni modo Cantisani apre «Non può essere certamenteValvano a dettare la linea dei cosiddetti alleati minori del centrosinistra. Intanto noi  siamo profondamente rispettosi del risultato delle Primarie che hanno sancito il successo di Pittella e non lavoriamo a più tavoli e tanto meno ad indebolire Pittella perché siamo fortemente consapevoli che questo coinciderebbe con l’indebolimento del centrosinistra. Dunque mettere in discussione le prerogative del candidato presidente ha solo l’obiettivo di fare sponda a posizioni oltranziste presenti in settori del Pd che non vogliono ancora riconoscere l’esito delle Primarie e che non possono essere in alcun modo assecondate perché seriamente pericolose per la tenuta della maggioranza. Per non parlare del tentativo, facilmente smascherabile  di ricorrere alla protezione degli stessi settori del Pd per evitare la caduta libera elettorale. La nostra posizione è invece dalla parte di un nuovo centrosinistra che riparta da Pittella e definisca regole e programmi di governo e metta fine al teatrino dei ricatti che i lucani protagonisti delle Primarie hanno già sonoramente bocciato».

Immediata la replica stizzita dal Psi. Parla Loguercio: «Appare alquanto paradossale se non ridicolo che chi ha costruito le fortune di un partito per vent’anni sul giustizialismo e su populismo, salvo poi, disintegrarsi sul terreno dell’onestà  un’etica messa sotto i piedi nella pratica oggi voglia dare lezioni di garantismo al Psi che invece, ha consolidato cultura e pratica politica nel garantismo ed è stato vittima di un giustizialismo interessato. Appare alquanto inopportuno che il commissario di un fantomatico partito di cui non si conoscono organismi regionali né segretari nazionali metta in discussione o ignori la posizione chiara ed inequivocabile di un segretario nazionale come Nencini che sostiene e condivide la linea del segretario regionale, Valvano, che, va ben precisato porta sul tavolo politico le istanze del direttivo regionale, confondendo le diversità di opinioni e di scelte che, fra l’altro sono fisiologia dei socialisti, con le delegittimazioni del medesimo segretario. Il Psi regionale prima delle primarie, di cui ha già preso atto e ratificato il risultato, aveva posto condizioni inequivocabili ed imprescindibili, tra le quali il rinnovamento del Consiglio regionale. Rinnovamento che non ha nulla a che vedere con Rimborsopoli ma è molto attinente alle motivazioni che hanno indotto il presidente De Filippo a dimettersi».

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