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POTENZA – «No, un momento, cominciamo dall’idea base: il cambiamento è un cambiamento di metodo». Altrimenti, poi, dice Carmine Lombardi,  tutto il resto – temi, prospettive, idee, progetti – come potrebbero trovare spazio?

È tutta lì la strada, in un modello che in Basilicata non ha funzionato soprattutto nella relazione tra la loro generazione e il lavoro, la formazione, il progetto di futuro.

In tempi di campagna elettorale, con la politica locale in piena confusione e sempre più distante dalla comunità di riferimento, il Forum di giovani ha fatto un po’ il punto della situazione.

«Tanto per chiarire: mentre la politica si concede solo il tempo di ragionare sui posizionamenti, noi abbiamo messo sul tavolo proposte reali e ragioniamo sui temi». Ecco.

All’assemblea di qualche giorno fa hanno partecipato anche rappresentanti del sindacato, delle giovanili di partito, di diverse associazioni».

Quello che è emerso è lo spaccato della prospettiva che un paio di generazioni, più o meno quelle sotto i 35 anni, condividono sul futuro della Basilicata.

Senza retorica del “tutti-uniti-a-tutti-i-costi”, ciascuno sulle proprie posizioni e con mille storie da mettere insieme. Ad ascoltarli, però, tornano sempre alcuni punti precisi di convergenza.

Il lavoro, su tutti.

«Ce lo siamo detti chiaramente, in modo trasversale. L’approccio al tema dell’emorragia di cervelli non può essere quello dell’assistenzialismo celato.

Esperienze come WorkExperience e Reddito Ponte «sono state un fallimento».  La certezza con cui Canio Sinisi punta dritto al tema è la stessa di molti altri, anche nello schieramento avversario.

«Il Forum va ripensato, è evidente. Non può essere un luogo dei soliti dibattiti finalizzati a se stessi. Ci proviamo, aprendo la discussione, facendo le cose» spiega.

Responsabile della giovanile di Fratelli d’Italia, segretario organizzativo del Forum, dovendo scegliere una strada, il primo suggerimento che offre è sull’utilizzo delle royalties del petrolio.

«Sul petrolio in Basilicata va fatta un’analisi costi/benefici inserendo anche il risvolto sociale. Certo – dice – non è che si può fare marcia indietro, c’è ed è una risorsa da sfruttare. Può portare benefici, ma bisogna cambiarne la governance».

In alcuni casi, a livello locale, petrolio significa tanti soldi e non sapere come spenderli.

«Credo serva più coordinamento a livello centrale, piuttosto che affidare la spesa alle amministrazioni locali. Oggi le royalties finiscono per diventare una partita di giro: tappano i buchi di sanità, o dell’università».

L’università, appunto, altro nodo importante. «Perché non pensare un investimento per finanziare il merito degli studenti, non solo lucani? E magari allestire facoltà attrattive, nuove, realizzare un’università di qualità».

«Lo abbiamo detto in maniera chiara – aggiunge Carmine, militanza nel centrosinistra, presidente del Forum – serve un segnale forte». Girando in diversi Comuni, organizzando appuntamenti tematici, con il Forum hanno incrociato idee e suggerimenti, costruito proposte, lanciato appelli. «Ma non sono arrivate ancora risposte».

La politica tende a restare chiusa in vecchie prassi.

«Noi abbiamo provato a essere diversi, e le proposte le abbiamo fatte davvero. Per esempio, sul fronte lavoro/formazione chiediamo di avviare un momento di sinergie tra imprese e istituzioni, almeno per capire quali sono le reali richieste del mercato, e solo poi costruire l’offerta formativa». Che non diventi l’ennesimo spazio di assistenza senza futuro.

Sul lavoro hanno qualche idea che guarda alle generazioni coinvolte – troppe – dalla difficoltà. I dati Istat, le ricerche della Camera di commercio, raccontano di una situazione drammatica: disoccupazione e spopolamento.

«Abbiamo proposto un percorso che sia una sorta di staffetta generazionale. L’idea è quella di individuare percorsi per sostituire ai prepensionamenti volontari l’ingresso di giovani».

C’è anche il tema dell’energia: «Deve essere data gratis a chi vuol fare impresa, deve essere un vantaggio competitivo e attrattivo». Così come va ripensata la programmazione delle aree industriali, «oggi spesso cimiteri di capannoni a cielo aperto».

Non è tutto. Si aspettano segnali concreti dalla politica (che al momento non ne ha certo dati molti): taglio reale sulle spese inutili, riduzione degli stipendi anche per i dirigenti della pubblica amministrazione, eliminazione di tutti le società municipalizzate e simili, snellimento della macchina burocratica

Va bene, fin qui i temi. Ma poi come si fa? E se la politica non rispondesse all’appello?

«Noi proviamo a essere protagonisti, a dire le cose, ad attivarci». Il tempo, in fondo, con le regionali alle porte sembra quello giusto per chiedere alla politica di farsi carico di problematiche, esigenze, discussioni.

In generale, «invertire la rotta», continua Sinisi.

«Il clientelismo è una pratica diffusa delle politica, con responsabilità trasversali. Anche se credo che chi è al governo ne abbia un po’ di più». Il punto «è che se le possibilità di accesso al lavoro, agli spazi, alle istituzioni sono legate alla capacità, allora non c’è futuro». Invece, tanto per chiarire, «il libero accesso alla pubblica amministrazione è sancito dalla Costituzione, non dovremmo stare qui neanche a arlarne». Punto.  

s.lorusso@luedi.it

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