X
<
>

Condividi:
5 minuti per la lettura

POTENZA – Sono stati i suoi fedelissimi per tutta la campagna elettorale delle primarie. Schierati in trincea per combattere, non solo per quella di Pittella, ma anche per la propria personale battaglia della vita. E il loro peso nel risultato elettorale dello scorso 22 settembre si è sentito eccome. In alcuni casi, come a Matera, hanno fatto la vera differenza. E hanno sperato che fino alla fine questo potesse bastare affinché il candidato del Pd che si era battuto contro il criterio delle liste “pulite” imposte dallo stesso Pd non tornasse mai più sui passi. Fino a quando per l’ex assessore non è arrivato il momento di immolarli sull’altare della “patria”. Ovvero, il momento in cui, come lo stesso  Pittella lo definisce “il consenso elettorale viene sacrificato in nome del rinnovamento”. Quale sarà il conto che i cosiddetti scaricati presenteranno a quello che fino a domenica scorsa era il loro “liberatore” lo dirà il voto di novembre. Ma che l’operazione portata a termine dopo l’intervento del segretario Epifani abbia scatenato diversi malumori ormai non è un segreto per nessuno. La reazione “elegante” dell’assessore Falotico – che del resto aveva già lasciato intendere di non voler essere candidato  a tutti i costi – è stata un’eccezione rispetto alla regola.

Il consigliere Francesco Mollica, insieme a quelli che hanno lavorato per l’aspirante presidente e alla fine fatti fuori dal criterio della discontinuità, non ha perso tempo a palesare rabbia e rancore. Già domenica, subito dopo la direzione regionale del Pd, affidava i suoi sfoghi a velenosi  commenti su facebook. “Pittella ha liberato la Basilicata – scrive in tono ironico – Devo chiedere scusa a tutti i Pd che inveivano e ingiuriavano Pittella ….. Avevano ragione……”.  L’ex assessore reo – come spiega lo stesso consigliere a chi gli chiede chiarimenti – di aver scaricato lui, l’Udc, Falotico, i sindaci e tutti coloro che «volevano rompere il sistema». Gli interventi che seguono non sono affatto morbidi. Anzi, qualcuno ci va giù ancora più duro: Marcello Pittella «si è venduto per la corsa alla segreteria nazionale del fratello». E tra coloro che aggiungono sale alla minestra, c’è anche Giuseppe Mariani, figlio del primo cittadino di Muro lucano, uno dei promotori della lista dei sindaci lucani. Anche loro avevano sostenuto il politico di Lauria nella corsa alla Regione. Sono fuori, come gli altri, almeno come lista. Perché Epifani, nel suo intervento, non si è limitato a invocare la discontinuità ma ma ha chiesto pure evitare «trasformismi e alleanza anomale». Solo per alcuni sindaci del Pd, quindi, tra coloro che erano decisi a scendere in campo con la lista guidata da Domenico Mitidieri di Lagonegro potrebbero trovare spazio nella lista del partito o in quella del presidente. Escluso, invece, il coinvolgimento di amministratori di centrodestra. Parla con un pò di amarezza, anche se continua a garantire il proprio sostegno all’ex vicepresidente della Giunta, anche il consigliere socialista, Rocco Vita: «Sarebbe stato meglio se avesse provato a fare qualcosa in più. Avremmo sperato in una vera rottura dei “soliti” metodi. In una lotta portata avanti fino in fondo a  quel sistema che conosciamo bene. Ma del resto le regole della politica sono queste. E io, che ho creduto in lui fin dalla prima ora,  continuerò a stare al suo fianco». E ora tutti sperano in quelle famose “prerogative del presidente” che andranno salvaguardate nella composizione di lista del presidente, listino e Giunta. «Ecco – continua Vita – ci auguriamo che lì dia prova di coerenza rispetto al cammino intrapreso. Non per noi eh – ci tiene a chiarire  il consigliere – ma rispetto a quelle risposte di cui la Basilicata ha bisogno».

 Molto più disilluso e caustico il collega di fine legislatura, Pasquale Robortella: «Che io sia fuori dalle liste non è certo una novità. E’ quanto è stato deciso nell’assemblea di due domeniche fa. Pensare che il partito sia rimasto ostaggio in queste settimane di me e di Braia è una falsità, oltre che questione agitata in maniera strumentale. Sono un uomo del Pd. Ma non trovo giusto quanto è accaduto, cioè il veto alla candidatura da chi arriva dalla coda di questa legislatura. O meglio, che ben venga. Solo che a questo punto mi auguro che sia rinnovamento vero e applicato in maniera verticale. Che valga per tutti, insomma, e a tutti i livelli».  Nonostante i ripetuti tentativi, invece, non è stato possibile rintracciare telefonicamente, ieri, l’assessore Luca Braia. Dovrebbe essere uno di quelli maggiormente garantiti dalle cosiddette prerogative del presidente. Ma nel frattempo, a giudicare dai movimenti su facebook, qualcosa sarebbe cambiata anche nelle sue valutazioni. Tanto che è spuntato anche il suo “mi piace” sulla pagina dei Pinguini lucani in cui si chiede cosa ci faccia un indagato a guidare una coalizione che impedisce la candidatura agli indagati. E dove in aggiunta si legge: “può un esponente della famiglia Pittella, che da sempre fa parte del gotha della politica lucana ed è quindi corresponsabile di quanto successo, interpretare il rinnovamento?”. Non è che anche il fedelissimo Braia stia cambiando idea?

m.labanca@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE