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Regionali, presentazione delle liste 
In tribunale l’arrivo della polizia 
di SARA LORUSSO
POTENZA – La polizia no, davvero non era mai successo. Non negli ultimi anni almeno. Ma in questo valzer di presentazione delle liste, poche cose sono andate secondo previsioni. 
Così ieri, al tribunale di Potenza, è finita con gli agenti chiamati a riportare i toni a posto, barriere, allusioni, denunce, poi tutti a casa, in attesa, poche ore soltanto. La commissione dei magistrati impegnata a esaminare la documentazione presentata ha dichiarato non valide le liste regionale e circoscrzionale di Potenza di Fiamma/La Destra; la lista provinciale del tenente Di Bello in corsa accanto a Sel e la lista “Pittella Presidente”, quella a sostegno di Marcello Pittella, candidato governatore del centrosinistra. 
Niente è andato come ci aspettava. Fin dalle prime ore di venerdì: aperto l’ufficio centrale regionale della corte d’Appello, in pochi si sono fatti vivi. Pochissime liste, corridoi deserti, «verrano tutti domani». E tutti insieme. 
Alle undici e qualche cosa, a meno di un’ora dalla scadenza, ieri, eccoli i partiti e i movimenti arrivare quasi tutti insieme, armati di faldoni, cartelline, penne e fotocopie. «Ce l’hai?». «Eccolo». Un vocio interminabile, gruppetti sui tavoli per il controllo finale, «tutto a posto?»,«tutto a posto». A chi tocca?
Sfilano piano piano i presentatori di lista, sfila qualche candidato, dal terzo al quinto piano, giù i listini, su le circoscrizionali, su e giù. E pure baci e abbracci, foto ironiche da «larghe intese», che quasi tutti hanno fatto notte a disegnare le liste, stilare elenchi, controllare i documenti. Mai come questa volta quasi tutti, da un lato e dall’altro, sono arrivati a consegnare il pacchetto elettorale al limite del tempo massimo.
Che faticaccia.
«Un momento, qualcosa non va». Un momento, che cosa accade? Il clima cambia, all’improvviso. Il vociare si fa denso un po’ di più, anche la tensione. Al terzo piano soprattutto, ci si accalca tutti alla porta dell’ufficio. «Ora vediamo se c’è qualcuno della lista di Pittella dentro». 
Le 12 sono passate, i cancelli del tribunale sono chiusi, scaduto il termine nessuno può entrare più. E si è diffusa la voce che la lista del centrosinistra “Pittella presidente” non ha presentato un certo documento. «Non un atto qualunque, di quelli che si possono aggiungere dopo. È l’atto principale». È un problema, serio. «Nessuno entri». «Nessuna esca». «Chiamate la polizia». Uomini del centrodestra guidano la barriera davanti all’ingresso, temono che gli avversari tentino di emendare l’errore fuori tempo. Si controllano a distanza, «hanno in mano il documento», le urla, Donato contro Livio, il consigliere contro il sindaco. Poi la polizia arriva davvero, torna la calma, ma non la pace. Quando il piano si svuota si è fatto già pomeriggio. C’è poco da fare, bisogna aspettare che la commissione si riunisca. Poi il responso. Fuori aspettativa. 

POTENZA – La polizia no, davvero non era mai successo. Non negli ultimi anni almeno. Ma in questo valzer di presentazione delle liste, poche cose sono andate secondo previsioni. Così ieri, al tribunale di Potenza, è finita con gli agenti chiamati a riportare i toni a posto, barriere, allusioni, denunce, poi tutti a casa, in attesa, poche ore soltanto. 

 

La commissione dei magistrati impegnata a esaminare la documentazione presentata ha dichiarato non valide le liste regionale e circoscrzionale di Potenza di Fiamma/La Destra; la lista provinciale del tenente Di Bello in corsa accanto a Sel e la lista “Pittella Presidente”, quella a sostegno di Marcello Pittella, candidato governatore del centrosinistra. Niente è andato come ci aspettava. Fin dalle prime ore di venerdì: aperto l’ufficio centrale regionale della corte d’Appello, in pochi si sono fatti vivi. Pochissime liste, corridoi deserti, «verrano tutti domani». E tutti insieme. Alle undici e qualche cosa, a meno di un’ora dalla scadenza, ieri, eccoli i partiti e i movimenti arrivare quasi tutti insieme, armati di faldoni, cartelline, penne e fotocopie. «Ce l’hai?». «Eccolo». 

Un vocio interminabile, gruppetti sui tavoli per il controllo finale, «tutto a posto?»,«tutto a posto». A chi tocca?Sfilano piano piano i presentatori di lista, sfila qualche candidato, dal terzo al quinto piano, giù i listini, su le circoscrizionali, su e giù. E pure baci e abbracci, foto ironiche da «larghe intese», che quasi tutti hanno fatto notte a disegnare le liste, stilare elenchi, controllare i documenti. Mai come questa volta quasi tutti, da un lato e dall’altro, sono arrivati a consegnare il pacchetto elettorale al limite del tempo massimo.

Che faticaccia.«Un momento, qualcosa non va». Un momento, che cosa accade? Il clima cambia, all’improvviso. Il vociare si fa denso un po’ di più, anche la tensione. Al terzo piano soprattutto, ci si accalca tutti alla porta dell’ufficio. «Ora vediamo se c’è qualcuno della lista di Pittella dentro». Le 12 sono passate, i cancelli del tribunale sono chiusi, scaduto il termine nessuno può entrare più. E si è diffusa la voce che la lista del centrosinistra “Pittella presidente” non ha presentato un certo documento. «Non un atto qualunque, di quelli che si possono aggiungere dopo. È l’atto principale». 

È un problema, serio. «Nessuno entri». «Nessuna esca». «Chiamate la polizia». Uomini del centrodestra guidano la barriera davanti all’ingresso, temono che gli avversari tentino di emendare l’errore fuori tempo. Si controllano a distanza, «hanno in mano il documento», le urla, Donato contro Livio, il consigliere contro il sindaco. Poi la polizia arriva davvero, torna la calma, ma non la pace. Quando il piano si svuota si è fatto già pomeriggio. C’è poco da fare, bisogna aspettare che la commissione si riunisca. Poi il responso. Fuori aspettativa. 

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