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“IL tema dal quale partire, per noi è: in che cosa crediamo? Noi chi siamo? Quali sono le battaglie politiche e non elettorali che vogliamo portare avanti? Come vogliamo plasmare la società italiana?”

Da questi nobilissimi pensieri di Giorgia Meloni, proferiti ad Atreju 2013, nasce la mia scelta coerente. Una scelta sofferta ma dovuta perché ideale, per la quale ho il coraggio non solo di rischiare ma deliberatamente di sacrificare la mia posizione personale, in piena assonanza al sentimento della nostra leader di partito che la Basilicata non ha seguito.

Alla stregua del triangolo della morte campana, o terra dei fuochi, in questa regione la gente muore di cancro ed altre patologie invalidanti con trend da primato, eppure abbiamo 570mila abitanti sparsi su 10mila kmq, tanta agricoltura e zootecnia ma poche industrie. Nella mia terra gli spettri della povertà e della disoccupazione, del senso di abbandono da parte delle istituzioni, dello spopolamento, dell’inquinamento selvaggio divengono ogni giorno più terrificanti.

Questo nella regione italiana più ricca di risorse. Qui in Basilicata dove il voto è ancora blindato tra clientele e bisogno, tra consociativismi ed astensionismo, qui dove urge cambiamento fatto di idee non ho visto ciò che andava perseguito, ciò per cui mi sono battuto: un moto audace ed un programma “forte”. Ho visto invece, in seno al partito, indifferenza alle mie proposte, verticismo decisionale ed indisponibilità al dialogo vero ; gli stessi atteggiamenti monocratici, in sostanza, che mi avevano portato a lasciare il  vecchio partito: ad oggi non avverto, localmente, alcuna differenza tra il vecchio Pdl ed il nuovo FdI.

Infatti siamo stati in grado di ridare a geronti come l’On. Latronico, la possibilità di ribaltare tavolo e realtà, infatti è grazie al Pdl, secondo Latronico, se questa coalizione oggi si compatta, ed aggiungerei che è da sempre grazie al Pdl se non riusciamo ad essere dignitosamente alternativi al PD. Diavoleria dialettica dietro la quale si cela la pochezza del potere contrattuale che Fdi ha mostrato nelle trattative elettorali, ignorando idee ma calcolando solo voti potenziali, senza capire che solo le idee supportate da persone libere sono il motore del cambiamento, tutto il resto è vecchia partitocrazia. Non puo’ FdI Basilicata ridursi a trucco nuovo per maghi antichi.

Purtroppo non solo il rifiuto di un programma elettorale chiaro e coraggioso, cosi come l’assenza di democrazia partecipativa interna, sono oggetto di critica da parte mia ma anche la scelta del candidato governatore, il Sen. Tito Di Maggio. Di Maggio è stato eletto in Scelta Civica, un’espressione politica non riconducibile a Fratelli d’Italia, diametralmente opposta a noi su questioni economiche, finanziarie, sociali, tant’è vero che FdI non ha accettato le larghe intese a differenza di Monti e seguaci. Il Presidente della Regione, oggi più che mai, deve essere un lucano o comunque un cittadino che abbia vissuto personalmente i problemi di questa terra, mentre il Sen. Di Maggio ha dimostrato, da accorto imprenditore, di essere addentro alla nostra realta’ solo per beneficiarne ed aumentare la produttivita’ della sua filiera. Apprendo, infatti, da fonti di pubblico dominio che egli risulta essere lo stereotipo di quella classe imprenditoriale che, in barba alla sviluppo territoriale, ben pensa di utilizzare manodopera cinese al posto di quella locale. E’ un capitano d’industria che dovrebbe prima fare un bilancio onesto del Distretto del Salotto di cui è stato Presidente ed alla luce del fallimento dello stesso ringraziare il destino per la carica senatoriale ottenuta col caro porcellum. Se vero quanto considerato, e’ sequenziale porle, Sen. Di Maggio, le seguenti domande: negli ultimi 5 anni su quanti fornitori cinesi ha fatto affidamento? Quanto contano i terzisti cinesi nella percentuale del prodotto finito della vostra impresa? Quanti cassaintegrati italiani hanno lavorato in nero per i terzisti cinesi? Quanti e quali sanzioni amministrative hanno ricevuto i vostri fornitori? È politicamente giustificabile aggirare gli alti costi del lavoro in Italia utilizzando operai cinesi mentre migliaia di lucani stanno a casa? Per un imprenditore c’è la libertà d’iniziativa, sacrosanta, tuttavia se l’imprenditore vuole poi partecipare alle elezioni allora dovrebbe rispondere anche delle proprie scelte imprenditoriali qualora siano state discutibili. Alla luce di quanto leggo attraverso una semplicissima digitazione su Google, la sua idea di delocalizzazione casalinga è stata un insulto alla disoccupazione regionale e , in ragione di ciò, sareste il simbolo dell’avventurismo medio-borghese che, per assaggiare il capitalismo, sfrutta i problemi endemici della nostra terra, un esempio da non seguire.

Per quanto sovraesposto il sottoscritto formalizza irrevocabilmente le dimissioni dalla Costituente provinciale di Matera già presentate a Gianni Rosa il 10 Ottobre. Resto a disposizione dei vertici nazionali di partito per ogni eventuale chiarimento, voglioso di continuare la mia opera in Fratelli d’Italia, sicuro di poter guardare negli occhi elettori ed amici, convinto che la storia a breve confermerà che le schizofrenie elettorali uccidono i territori peggio della nostra emigrazione giovanile. Combattere è un destino.

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