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POTENZA – In partenza per Roma – per due impegni importanti, il voto in Commissione Antimafia e due delicati incontri sulle beghe interne al partito – ma con il cuore in Basilicata. E’ qui che lo attende  la sfida più importante. Tentare quel miracolo che al centrodestra lucano non riesce da 18 anni: mandare a casa la sinistra, portare l’eterna opposizione al governo della Regione. Per farlo serve la fiducia dei lucani. E l’appello rivolto loro dal senatore di Scelta civica  è molto semplice: «Vi dimostreremo che con le risorse di questa terra fare meglio di quanto è stato fatto non sarà molto difficile». Ma nel frattempo l’imprenditore di origini siciliane, materano d’azione, è anche molto immerso nelle cosiddette questioni romane. Ovvero la crisi interna al suo partito, aperta dalle dimissioni dell’ex premier Monti, in seguito a un documento in cui se ne sconfessava la linea sul disegno di legge Stabilità. Tra i firmatari anche il senatore eletto in Basilicata . Qualcuno, a partire dall’ex premier, in quel documento ci ha visto di più. Ovvero il “tradimento” consumato dai senatori di Scelta civica per andare verso destra, con il progetto politico di creare un nuovo partito, in cui portare anche i senatori alfaniani  e l’Udc. E a questo punto la coalizione costruita in Basilicata, con il senatore Viceconte che qualche settimana era pronto a voltare le spalle al Cavaliere, sarebbe una sorta di laboratorio modello da proiettare in Europa, in vista del voto. Un’allenza – quella di casa nostra – a cui, tra l’altro, l’ex primo ministro non avrebbe mai dato il suo assenso.

Allora, senatore, si tratta di questo? Il caso Basilicata è stato veramente la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso nelle dinamiche interne a Scelta civica?

Una ricostruzione fantasiosa e assurda. Ma soprattutto strumentale.

Lei dice?  Eppure tempi e dinamiche sembrano assecondare la teoria di chi ritiene che dietro ci sia un preciso progetto politico.

Ripeto: qualcuno sta utilizzando tutta questa vicenda in maniera strumentale. Invito tutti a leggere il documento che ha portato alle dimissioni di Monti. Non si trattava di questo. In undici con quel documento abbiamo voluto ribadire la nostra lealtà al Governo Letta. Ma soprattutto esprimere la nostra posizione autonoma, dire che ci siamo rotti le scatole di un partito guidato da riclati della politica che occupano tutte le posizioni rilevanti di Scelta civica, mentre i civici non contano nulla. Solo che Monti non conosce le regole democratiche di un partito. La regola sembra essere: vietato  il manovratore. E ogni critica viene intesa come lesa maestà. Non si rende conto che la maggioranza del partito non condivide la sua linea. Monti è assolutamente inadeguato rispetto al suo ruolo.

E in questo subbuglio interno a Scelta civica, lei, insieme agli altri dieci senatori, sta veramente pensando di andare con un pezzo del Pdl?

Sono fandonie. Certo, io ho detto per primo che cambiare il regolamento in Senato per decidere sul caso Berlusconi sarebbe stato scandaloso. Ma questa è una posizione personale e non politica. Capisco che in vista ci sono le elezioni europee e qualcuno è molto più interessato ai posizionamenti di Scelta civica. Ma le giuro che a me in questo momento mi stanno più a cuore i problemi del paese e in particolar modo quelli della Basilicata. Le assicuro che non siamo degli squatters, come ci sta dipingendo il ministro Della Vedova.

Ma questa indecisione sul collocamento di Scelta civica ha tenuto per molto tempo in sospeso anche le dinamiche lucane: per un attimo è sembrato quasi che il partito potesse andare con un pezzo del centrosinistra, mentre l’allenza con il Pdl è stata stretta solo nelle ultime ore. Solo questione di contingenza? Con chi sta veramente Scelta civica?

Scelta civica rimane saldamente al centro. In Basilicata le cose sono andate semplicemente così: ci siamo proposti dal primo momento come un’alternativa a 18 anni di mal governo. Non potevamo non stringere alleanza con chi si propone di mandare  a casa chi ci ha governato fino a questo momento. Alla dittatura della sinistra.

E quanto è accaduto nelle ultime ore per la lista del presidente Pittella è un punto di vantaggio in più per voi, non crede?

Diciamo che io l’ho intesa come una nemesi divina. Chi da una vita è concentrato esclusivamente sugli atti “particolari” a favore delle proprie confraternite, è caduto sull’atto principale, ovvero il bene dei lucani.

Comunque anche da voi ci sono stati diversi “pasticci” prima di arrivare alla chiusure delle liste. E’ contento della squadra che siete riusciti a mettere in campo?

Diciamo che sono molto contento. Anche se ci sono state delle indicazioni che io aveva dato che non sono state rispettate.

Quali, faccia i nomi?

No, la prego, non me li faccia fare. Dico solo che c’erano almeno due candidature su cui avevo espresso parere negativo. Ma i cui nomi, poi, li ho ritrovati nelle liste. Ma a loro ho già detto: rimarranno comunque fuori da mio progetto politico.

Nel corso della presentazione della sua candidatura ha lanciato due temi principali: lotta alla disoccupazione e aumento dei redditi. Chi non sarebbe d’accordo….ma adesso  ci deve dire come..

Le idee sono davvero tantissime. Di base c’è la consapevolezza che servano scelte strategiche importanti. A partire da un miglior utilizzo delle royalty del petrolio, passando dalla necessità di attrarre nuove imprese attraverso la riduzione della bolletta energetica. Le assicuro che con le risorse su cui la Basilicata può contare fare meglio di quello che è stato fatto fino ad adesso – per responsabilità di una classe dirigente intenta solo a fare i fatti propri –  non sarà molto difficile. Pensi per esempio alle risorse destinate all’innovazione. La Giunta ha stanziato 32 milioni per Basilicata Innovazione. Solo che poi chiesti signori che dovrebbero trasferire le buone pratiche sono venuti a chiedere a noi come fare. Non le sembra strano. Come dire: cercare di vendere ghiaccio agli eschimesi.

Senta, rispetto alla questione petrolio all’interno della sua coalizione ci sono posizioni molto contrastanti. Giungere a una sintesi non sarà semplice. Tito Di Maggio cosa pensa sul futuro delle estrazioni in Basilicata?

Sì, è vero. Gli alleati hanno un diverso approccio alla questione ma questo potrebbe contribuire a portare ricchezza nella visione unica che spetta   al candidato presidente trovare. Io, personalmente, credo che sia necessario guardare al petrolio lucano con occhi diversi. Si può pensare a un futuro di estrazioni, ma solo sanando i danni (soprattutto in termini di mancati vantaggi) fatti fino ad ora. Penso che le attività legate al petrolio non dovranno mai più viaggiare slegate da sviluppo e tutela ambientale.

Che cosa farà adesso? Si dimetterà da senatore? Ci rinuncerebbe anche nel caso in cui non doveste vincere?

Be’ direi di aspettare prima l’esito del voto e vedere se i lucani vorranno conferirci la loro fiducia….Certo le dinamiche nazionali e di partito di queste ultime settimane mi stanno coinvolgendo molto. Ma adesso, assicuro, il mio impegno è tutto per la Basilicata.

m.labanca@luedi.it

 

 

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