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POTENZA – Fuoco di fila contro la decisione del Tar di riammettere alla compezione elettorale la lista “Pittella presidente”. Apre il segretario dei Radicali, e candidatio nella lista della Rosa nel pugno, Maurizio Bolognetti: «La decisione del Tar Basilicata di riammettere la lista Pittella, dopo quello che è emerso nei giorni scorsi, è a dir poco sorprendente. In questo ore, inevitabilmente viene in mente un noto aforisma di Giovanni Giolitti che recita: “In Italia per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”».

Durissima anche la reazione di Donato Ramunno di Fratelli d’Italia: «(…) in questa regione non esiste più lo Stato, non esiste più la civiltà, non esiste più la libertà. Perché la libertà esiste lì dove la si esercita nel rispetto di quella altrui, tutelata da regole e leggi. È come dire che si può guidare senza patente o fare il medico senza laurea o portare la pistola senza porto d’armi».

Più articolata invece, la reazione di Egidio Digilio, coordinatore regionale di Fli che  si dice preoccupato dalla decisione del Tar e sottolinea: «Pur non disponendo ancora del dispositivo della sentenza con la quale il Tar Basilicata ha riammesso la lista Pittella e non ha preso in considerazione invece le più che legittime motivazioni  di opposizione dall’esclusone presentate dalla lista La Destra – Fiamma Tricolore, il nuovo scenario politico determinato mi preoccupa». Digilio quindi prosegue: «Purtroppo il Tar usando due pesi e due misure, tanto più che come è risaputo alla lista Pittella è stata contestata la mancanza del cosiddetto “atto principale”,  di fatto, alimenta sospetti che allontano gli elettori dalle urna. Lo sconcerto merita una puntuale e chiara precisazione perché prevalga la democrazia e non si legga come una penalizzazione dell’unica destra lucana ancora viva e presente. Non resta che un’amara considerazione, ancora più amara per chi ha frequentato la massima istituzione parlamentare improntando l’attività al rispetto profondo di norme e cavilli costituzionali: la legge a volte viene interpretata e a volte viene applicata. Per l’elettore è questo un ulteriore motivo di sfiducia nelle istituzioni e nella politica». 

Reagisce anche se telegraficamente su Facebook, il candidato governatore del centrodestra, Tito Di Maggio che sulla propria bacheca scrive, «anche gli arbitri in campo. Evvai!» e poi commenta lo stato di Mario Guarente (che aveva annunciato per poi frenate successivamente di volersi ritirare dalla competizione elettorale per protesta contro la sentenza del Tar) dicendo; «Noi continuiamo nel rispetto delle regole. Tranquillo per una ingiustizia terrena c’è sempre una giustizia divina. Crediamoci e ce la faremo». Ma sul web tante le proteste espresse contro la sentenza soprattutto sulle bacheche di esponenti o dirigenti del centrodestra.

 

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