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POTENZA – Sembrava tutto finito con la decisione della Corte Costituzionale che bocciò sonoramente il decreto legge del governo Monti sull’abolizione delle Province. Il giudizio della Consulta fu lapidario, una decisione “costituzionalmente illegittima” che frenava le paure dei tanti amministratori già uniti in fronte comune contro l’abolizione. Era il 3 luglio del 2013. Già si sapeva che in Basilicata bisognava rimettere in piedi la macchina elettorale ma si era lontanissimi dalla decisione sui candidati. Ed in quel frangente al Quotidiano sia Piero Lacorazza e Franco Stella dissero la loro, ognuno con modi e toni diversi. «La Corte Costituzionale ha smascherato il tentativo di utilizzare l’eliminazione delle province come arma di distrazione di massa, capace di sviare l’attenzione dalla mancanza di un costruttivo e necessario processo di riordino degli enti di area vasta e del sistema delle autonomie locali. Si affronti ora – disse Lacorazza – in maniera seria la riforma dello Stato, partendo da fabbisogni e costi standard per definire “chi fa cosa”, eliminando inutili sovrapposizioni ed assicurando al cittadino servizi adeguati a costi sostenibili».

E quando il tema ritornò subito dopo il decreto legge varato dal governo Letta, che in sostanza ha puntato all’abolizione della parola stessa, “provincia” dalla Costituzione la levata di scudi si è alzata nuovamente in maniera compatta.

In quella occasione di nuovo Lacorazza sottolineò l’aspetto economico. Con una provincia già ampiamente strozzata da mancanza di finanziamenti statali governare è già una sfida. Preoccupati sì, ma coscienti del fatto che ancora il percorso per abolire gli enti provinciali è solo all’inizio.

Adesso dalla Leopolda la ferita l’ha riperta Graziano Delrio, uomo del Pd e attuale ministro per gli Affari regionali che ha praticamente annunciato il nuovo disegno che dovrebbe ricreare completamente gli enti provinciali. E lo ha fatto con un annuncio secco: «Entro la fine dell’anno aboliremo le province, tutti i poteri andranno ai comuni». In sostanza nell’idea della riforma ci sarebbe un super ente composto dai Comuni. Non saranno più i cittadini a votare il presidente provinciale ma gli stessi sindaci, che sceglieranno un presidente a costo zero. La provincia avrà ancora alcune competenze ma saranno i primi cittadini a decidere cosa lasciare e cosa riprotare nella gestione delle amministrazioni comunali.

Delrio è lapidario «Dell’appello dei costituzionalisti non so che farmene. Riduciamo i posti della politica, non è un dramma se qualche politico torna a lavorare». Delrio ricorda che l’abolizione delle provincie era uno dei punti chiave del programma di Bersani: «non sarebbe serio rinunciare a realizzarlo – ha aggiunto – A maggio non si voterà più per le province perché nel frattempo saranno diventate enti di secondo grado. Delle province faranno parte i i sindaci dei comuni del territorio, formeranno un’assemblea in seno alla quale verrà scelto il nuovo presidente a costo zero. Saranno cioè i sindaci a scegliere il presidente non più i cittadini. Si tratta di una riforma molto importante».

«Dal primo gennaio – prosegue Delrio in una intervista a Repubblica – arriveranno le città metropolitane. La competenza delle scuole passerà ai comuni mentre la manutenzione delle strade, tipica competenza intercomunale, resterà in carico alle province. Le province di fatto diventeranno una sorta di agenzia funzionale al servizio dei Comuni». Resistenze al progetto? «Eccome se ce ne sono – sottolinea Delrio – anche dentro il Pd».

Quindi se tutto andrà come detto per maggio le province dovrebbero essere un ente completamente diverso da quello che è attualmente. E in Basilicata? Praticamente si potrebbe arrivare a questa primavera con un rinnovo (previsto per la primavera del 2014)  assolutamente inutile, o addirittura bloccato. Altra storia se, nel caso della provincia di potenza, Lacorazza risulti uno degli eletti, quindi in effetti dimissionario alla Provincia. La situazione potrebbe complicarsi. Intanto una certezza almeno nel quadro generico dettato da Delrio c’è. Le Province diventeranno degli enti nelle mani delle varie correnti politiche, scatenando non pochi problemi. Forse in una regione quasi compeltamente “allineata” come la Basilicata di questi problemi cene saranno di meno, ma intanto la proposta ha riaperto di nuovo la discussione.

L’Unione delle Province Italiane entra a gamba tesa sul disegno di legge di riforma degli enti locali. Il presidente dell’Upi, Antonio Saitta ha risposto ribadendo che la riforma costerà al Paese «almeno 2 miliardi di euro tutti sprecati in nuova burocrazia».

Il passaggio delle 5mila scuole superiori ai Comuni «costerà 645 milioni di euro in più» per i capitoli riscaldamento scolastico, manutenzione ordinaria e straordinaria e progettazione, direzione lavori e collaudo delle opere. Ma andrebbe peggio, ha chiarito il presidente dell’Upi, se si dovesse pensare di restituire le funzioni alle Regioni: in questo caso l’aumento sarebbe di 1,4 miliardi. Dalle risposte del ministro, osserva ancora Saitta, «emerge il grande caos sul futuro dei servizi essenziali», perché «nessuno continua a spiegare chi li garantirà, con quali risorse e con quale personale».

Le Province dunque, attacca il presidente Upi, «saranno svuotate anche a costo di spendere 2 miliardi, ma i parlamentari non saranno dimezzati, non si ridurranno gli uffici periferici dello Stato, che sono una delle voci di spesa più alta della pubblica amministrazione, né tantomeno si taglieranno le oltre 7.800 società strumentali con i bilanci in rosso che ci costano 19 miliardi solo per il personale». In pratica lo scontro, a livello nazionale è di nuovo in atto, mentre a livello locale sono soltanto i sindacati ad esprimere il loto parere (nel box a sinistra). Certo è che per la Basilicata questo si tradurrebbe in una pesantissima trasformazione che cancellerebbe con un colpo di spugna sia Potenza che Matera, con un nuovo apparato da rifodnare completamente. E qui ritornano le parole di Stella di qualche mese fa: «Non c’è nessun risparmio, al massimo ulteriori spese e tantissima confusione».

v.panettieri@luedi.it

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