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Pittella alfiere 
di tutto il Sud
“Gianni”  ha spiegato la sua sfida alla segreteria nazionale lanciando il tema dei matrimoni e  adozioni per i gayù
L’europarlamentare sulle prossime regionali ha “accarezzato” Lacorazza, nominato il fratello una volta e bollato le espulsioni a Matera: «Mi pare una cosa ridicola» «un’azione infantile»
di SALVATORE SANTORO
POTENZA – Ha la consapevolezza del “capo”. Si sta giocando una partita che va ben oltre i confini lucani. E ne è conscio. Magari non tutti hanno ancora compreso (specie in Basilicata tanto che nessuno dei big ha presenaziato alla conferenza organizzata nella sede regionale del Pd) la portata della sfida. Ma lui di certo sì. Gianni Pittella è in corsa per la segreteria nazionale del Partito democratico. In poche parole è candidato alla posizione che è stata di Walter Veltroni e poi di Pierluigi Bersani e oggi di Guglielmo Epifani. E’ di certo un percorso in salita. I suoi sfidanti sono pezzi da 90 (Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati). Gianni Pittella però è sicuro di giocarsela. Punta forte sulla meridionalità. E’ l’unico candidato alla segreteria nazionale del Pd sotto l’Arno. E quindi parla di una sua candidatura “necessaria” per non «far sparire la parola Mezzogiorno» dal dibattito congressuale. E’ un appello anche a coloro «che magari poi al secondo turno voteranno gli altri. Ma ora al primo turno è fondamentale che il Mezzogiorno faccia la sua parte». 
In questo contesto Pittella ha concentrato il proprio intervento sui temi nazionali e su quelli europei (suo vero cavallo di battaglia). Ovviamente in Basilicata tra un paio di settimane si rinnova il Consiglio regionale. Difficile per Gianni tenersi fuori dalla beghe locali tanto più che Marcello Pittella, suo fratello, è il candidato del centrosisinistra alla carica di governatore. Ci prova. Nomina Marcello una sola volta e si spende in complimenti nei confronti di Lacorazza: «Piero ha dimostrato di essere un politico capace e bravo». E ribadisce più volte di essersi speso sempre per l’unità del Pd lucano. Si guarda in giro e chiede si essere smentito se non fosse cosi. Unica eccezione al clima di distaccata distensione sulle questioni locali è quando gli si chiede un giudizio sull’espulsione decisa dal Pd di Matera dei candidati alla lista “Pittella presidente”. Il giudizio è netto e duto: «Mi pare una decisione che non vale nemmeno la pensa di commentare. Un azione infantile e ridicola. Tanto più che sono tutti candidati della stessa coalizione e poi la lista del presidente è stata decisa in accordo con il Pd regionale». 
Questo per le beghe locali. Per il resto è un Gianni Pittella concentrato sui quadri nazionali. Come quando critica le regole del congresso: «Sono da ospedale psichiatrico». E spiega che per regolamento è previsto un primo voto riservato ai soli circoli per scremare i candidati da 3 a 4: «Lo capirei se quei voti rimanessero. Ma non è così. Al secondo turno si riparte da zero, si vota con una platea più larga tranne che un candidato sarà fuori». Ovviamente Pittella poi assicura di sentirsi certo di entrare nei tre per la sfida finale. E quindi sviscera le sue proposte e valutazioni politiche in chiave leadership del partito nazionale. «Il Pd deve decidere, non discutere solamente e deve farlo su questioni fondamentali  come quelle sociali su cui ha brillato per ipocrisia». 
Da qui la proposta che farà discutere: «Io sono favorevole alle unioni dei gay e alle adozioni». A chi gli chiedeva di una possibile irritazione della Chiesa, Gianni Pittella ha detto con forza: «Il partito non deve dipendere dal Vaticano, poichè “siamo in uno Stato laico e non possiamo essere meno sensibili del Papa». Sempre per i temi nazionale ha poi spiegato che il male del Pd è rappresentato dalle correnti personalistiche. 
Per chiudere Pittella, “grande” tifoso napoletano, stimolato dal cronista non si è sbilanciato sulla vittoria dello scudetto ma ha detto di aver parlato direttamente con De Laurentis (anche in questo caso è emerso il profilo nazionale del politico) che gli ha assicurato un prossimo acquisto di un fortissimo difensore. 

POTENZA – Ha la consapevolezza del “capo”. Si sta giocando una partita che va ben oltre i confini lucani. E ne è conscio. Magari non tutti hanno ancora compreso (specie in Basilicata tanto che nessuno dei big ha presenaziato alla conferenza organizzata nella sede regionale del Pd) la portata della sfida. Ma lui di certo sì. Gianni Pittella è in corsa per la segreteria nazionale del Partito democratico. In poche parole è candidato alla posizione che è stata di Walter Veltroni e poi di Pierluigi Bersani e oggi di Guglielmo Epifani. E’ di certo un percorso in salita. I suoi sfidanti sono pezzi da 90 (Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati). 

 

Gianni Pittella però è sicuro di giocarsela. Punta forte sulla meridionalità. E’ l’unico candidato alla segreteria nazionale del Pd sotto l’Arno. E quindi parla di una sua candidatura “necessaria” per non «far sparire la parola Mezzogiorno» dal dibattito congressuale. E’ un appello anche a coloro «che magari poi al secondo turno voteranno gli altri. Ma ora al primo turno è fondamentale che il Mezzogiorno faccia la sua parte». In questo contesto Pittella ha concentrato il proprio intervento sui temi nazionali e su quelli europei (suo vero cavallo di battaglia). Ovviamente in Basilicata tra un paio di settimane si rinnova il Consiglio regionale.

Difficile per Gianni tenersi fuori dalla beghe locali tanto più che Marcello Pittella, suo fratello, è il candidato del centrosisinistra alla carica di governatore. Ci prova. Nomina Marcello una sola volta e si spende in complimenti nei confronti di Lacorazza: «Piero ha dimostrato di essere un politico capace e bravo». E ribadisce più volte di essersi speso sempre per l’unità del Pd lucano. Si guarda in giro e chiede si essere smentito se non fosse cosi. Unica eccezione al clima di distaccata distensione sulle questioni locali è quando gli si chiede un giudizio sull’espulsione decisa dal Pd di Matera dei candidati alla lista “Pittella presidente”. Il giudizio è netto e duto: «Mi pare una decisione che non vale nemmeno la pensa di commentare. Un azione infantile e ridicola. Tanto più che sono tutti candidati della stessa coalizione e poi la lista del presidente è stata decisa in accordo con il Pd regionale». Questo per le beghe locali. 

Per il resto è un Gianni Pittella concentrato sui quadri nazionali. Come quando critica le regole del congresso: «Sono da ospedale psichiatrico». E spiega che per regolamento è previsto un primo voto riservato ai soli circoli per scremare i candidati da 3 a 4: «Lo capirei se quei voti rimanessero. Ma non è così. Al secondo turno si riparte da zero, si vota con una platea più larga tranne che un candidato sarà fuori». Ovviamente Pittella poi assicura di sentirsi certo di entrare nei tre per la sfida finale. E quindi sviscera le sue proposte e valutazioni politiche in chiave leadership del partito nazionale. «Il Pd deve decidere, non discutere solamente e deve farlo su questioni fondamentali  come quelle sociali su cui ha brillato per ipocrisia». 

Da qui la proposta che farà discutere: «Io sono favorevole alle unioni dei gay e alle adozioni». A chi gli chiedeva di una possibile irritazione della Chiesa, Gianni Pittella ha detto con forza: «Il partito non deve dipendere dal Vaticano, poichè “siamo in uno Stato laico e non possiamo essere meno sensibili del Papa». Sempre per i temi nazionale ha poi spiegato che il male del Pd è rappresentato dalle correnti personalistiche. Per chiudere Pittella, “grande” tifoso napoletano, stimolato dal cronista non si è sbilanciato sulla vittoria dello scudetto ma ha detto di aver parlato direttamente con De Laurentis (anche in questo caso è emerso il profilo nazionale del politico) che gli ha assicurato un prossimo acquisto di un fortissimo difensore. 

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