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C’ERANO una volta i partiti. Con tutto quello che il riconoscersi in un colore o in una bandiera poteva rappresentare. Queste elezioni regionali portano chiaramente i segni di un tempo politico cambiato.

Una metamorfosi che a livello nazionale si legge bene nel caso dei tesseramenti impazziti. E che, guardando più a casa nostra, trova conferma nei trasformismi politici che hanno fatto saltare  equilibri anche a livello comunale. L’amministratore di centrosinistra candidato con il centrodestra e viceversa. Il vicesindaco che si dimette perché a livello comunale sta il sindaco del Pd, che, però, a livello regionale è un suo avversario. Sono solo alcune delle situazioni più eclatanti che si sono verificate nelle ultime settimane. A partire a esempio, dall’ormai noto caso di Tito. Il primo cittadino, Pasquale Scavone, provenienza Udc e sostenuto da una maggioranza di centrodestra, è candidato adesso nella coalizione di centrosinistra, nella  lista del presidente Pittella. Ma il Pd cittadino, che si sta già preparando per la campagna delle amministrative della prossima primavera, non ha gradito affatto la contraddizione che si è venuta a creare. In pratica dovranno sostenere lo schieramento dell’avversario che li ha battuti alle ultime comunali. Al nuovo appuntamento con le urne mancano  pochi mesi, e sarà interessante capire come andrà a finire. In municipio, però, almeno per ora, di crisi politica non c’è traccia. La Giunta che rimarrà in carica fino alla primavera, non sembra aver subito contraccolpi. A differenza, invece, di quello che è accaduto a Senise. Comune nel quale il vicesindaco, Giovanni Asprella, di Sinistra ecologia libertà, ha rassegnato le proprie dimissioni subito dopo la candidatura del sindaco Giuseppe Castronuovo nella stessa lista di Pittella. 

A livello comunale fanno parte della stessa coalizione. Ma a livello regionale Pd e Sel (che a Senise ha un proprio candidato) sono avversari. Di qui la decisione di Asprella di risolvere la questione di opportunità con il proprio personale passo indietro. Qualcosa di simile rispetto a quello che è accaduto a Tito, si è verificato anche a Scanzano. Ma al contrario. Il vicesindaco Sante Pantano, anche lui Udc, ma nella coalizione di centrosinistra che amministra la cittadina è candidato con il centrodestra. Certo, qui il fatto è meno grave, visto che a spostarsi non è stato Pantano (candidato nella lista Unione di Centro per Di Maggio presidente). Ma anche qui il sindaco Pd, che in genere intrattiene in rapporto di stretta fiducia con il suo vice, non sembra averci fatto troppo caso. Si è deciso di non affrontare la questione, che, semmai verrà aperto solo dopo il voto, in caso di elezione. Ma al di là dei casi più eclatanti, una riflessione specifica la merita la situazione che si è venuta a creare all’interno del Partito democratico lucano. Ben tre sindaci Pd – Castronuovo, Di Carlo ed Esposito – sono candidati non nella lista del partito, ma in quella del presidente Pittella. Il che già basta a parlare di anomalia. Senza tener conto del caso dell’ex primo cittadino socialista di Lavello, Antonio Annale, candidato nella stessa lista di Pittella e non in quella nel Psi. Fatto che gli è costato l’espulsione    dal partito. Insomma, volendo esprimersi in termini moderati, si registra un certo dinamismo politico in grado di creare non poco sbandamento  in quei pochi che ancora credono nel partito con verso senso di appartenenza.

m.labanca@luedi.it

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