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POTENZA – «No, vabbe, era un altro mondo». Ma neanche poi tanto lontano, solo qualche anno fa. Comizi, nomi nazionali, incontri nei locali allestiti per l’occasione. E poi la guerriglia notturna degli attacchini alla conquista del posto migliore sui tabelloni d’acciaio.

 Manifesti in giro non ce ne sono più come prima: questione di tempi e modalità che cambiano. L’immagine – quella affidata al racconto fotografico – oggi passa soprattutto per il web e i social network.

Ma quello che manca davvero – e in tanti non se ne fanno una capaci – è l’aria da campagna elettorale. Potenza è ferma, quasi in attesa. Vuota di contenuti  e parole in una campagna elettorale con persino troppi candidati (circa 250) per i posti a disposizione (i consiglieri della prossima assemblea saranno solo venti, dieci in meno dell’ultima consiliatura).

Pochissimi gli eventi capaci di far rumore, il teatro Don Bosco pieno per il candidato del centrosinistra Marcello Pittella, i parlamentari grillini in piazza Prefettura (semivuota di una domenica mattina d’autunno). Il centrodestra ha presentato il programma nella saletta piccola dell’albergo centrale del capoluogo. I Radicali non hanno mollato l’abitudine alla pratica politica, tra comizi e conferenze stampa.

E poi? Qualche comitato aperto con una gran folla, vele in giro, di tanto in tanto uno spot radiofonico. Il palco di piazza Mario Pagano se ne sta lì, vuoto, solitario. Troppo facile il paragone con le adunate sotto l’orologio della Prefettura nell’era di Emilio Colombo e gli altri. Abusato (ma se ne è poi discusso abbastanza?) il richiamo alla distanza della politica dai cittadini.

Quello che resta in città è una lunga serie di cartelloni che indicano comitati elettorali, quasi tutti concentrati nella zona commerciale del Gallitelo. E quei comitati, avvinghiati uno sull’altro, affiancati, concentrati, raramente sono popolati di frenesia. Salvo pochi casi in cui i comitati ospitano il quartier generale di candidati con macchine rodate (o attivissime), per la maggior parte sono spazi vuoti. Arredati, magari, con pc, scrivanie e computer. Ma il via vai interno, il passaggio dei cittadini, è quasi nullo. Solo lunghi striscioni esterni a ricordare che tra poco si vota.

s.lorusso@luedi.it

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