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POTENZA – Potrebbe essere nominato un commissario “ad acta” per gestire la costituzione della Regione nel processo contro i consiglieri imputati per lo scandalo dei rimborsi.

E’ quanto emerso ieri a margine della prima udienza davanti al gup Tiziana Petrocelli, che dovrà decidere delle richieste di rinvio a giudizio avanzate a luglio dai pm Francesco Basentini e Sergio Marotta.

 Se ne riparlerà soltanto il 16 dicembre, a causa di problemi con gli avvisi ai diretti interessati sull’udienza di ieri.

 Ma la questione è già diventata un vero e proprio “caso”. Specie dopo l’appello del candidato governatore di Sel-Basilicata 2.0 Maria Murante, che aveva chiesto pubblicamente alla Regione di costituirsi come parte civile per i danni accertati dall’inchiesta.

In realtà,  farle fare ingresso in aula sono stati gli stessi legali della Regione che, un po’ a sorpresa, si sono presentati in Tribunale e hanno depositato alla cancelleria del gip un fascicoletto di 11 pagine. Al suo interno: la dichiarazione di costituzione di parte civile; l’incarico ai due avvocati dell’ufficio legale, Pasquale Golia e Maurizio Brancati, a firma del governatore uscente Vito De Filippo; e la delibera del 6 novembre numero 1446 intitolata genericamente con il numero del procedimento e l’indicazione “costituzione in giudizio”.

I dubbi sono venuti a galla leggendo quanto scritto. Come quando la giunta al gran completo (si vede anche una riga incerta sul nome dell’ex vicepresidente Marcello Pittella) rimanda a una scheda allegata l’indicazione dei «signori» accusati di reati contro l’amministrazione. Scheda in cui figurano tutti loro.

Dunque un conflitto d’interessi ancora più evidente nella prima pagina della dichiarazione di costituzione di parte civile, dove «il presidente e legale rappresentante pro tempore della Regione Basilicata Vito De Filippo «dichiara di costituirsi parte civile» nei confronti di sè stesso, al 6 posto nell’elenco dei 33 consiglieri imputati, più i 5 “esterni” accusati di reati vari come il favoreggiamento e le false dichiarazioni al pm. Stessa cosa nella prima pagina della procura con cui dà incarico ai due legali di procedere.

Ma il presidente di una società può mai decidere a chi affidare l’incarico di difendere la società in una causa contro se stesso? E può affidarlo – per di più – proprio a un dipendente della società che dirige?

Certo, sarebbe stato senz’altro molto più grave se l’incarico non ci fosse. Per quanto in altri casi si è optato per attendere. Ad esempio nel processo sulle omissioni dei dirigenti di Arpab e dipartimento Ambiente sull’inquinamento della falda sotto l’inceneritore Fenice. Di fatto è la fine della prima udienza del dibattimento il termine utile per la costituzione delle parti civili.

Eppure l’imbarazzo resta evidente. Ecco dunque spiegato il motivo per cui il gip nella prossima udienza potrebbe provvedere alla nomina di un commissario.

In pratica si tratta di prendere atto del conflitto d’interesse esistente tra la giunta, come organo di rappresentanza politica e amministrativa della Regione, e gli imputati, quindi essi stessi.

Un conflitto, peraltro, irrisolvibile, dal momento che se tutti gli assessori imputati dovessero astenersi il tavolo resterebbe deserto. A parte il segretario addetto alla stesura del verbale. Mentre per situazioni individuali di questo tipo di solito si riesce comunque a raggiungere il quorum necessario a prendere delle decisioni.

A questo punto al giudice non resterebbe che invalidare tutto, a partire dalla notifica alla Regione come parte offesa dell’avviso di fissazione dell’udienza preliminare con l’invito a costitursi parte civile.

In caso contrario il prossimo 16 dicembre la questione andrebbe comunque attualizzata, in considerazione del rinnovo della giunta che dovrebbe essere già avvenuto.

Se tra il governatore e i gli assessori designati dalle consultazioni di questo fine settimana quelli coinvolti nello scandalo restassero fuori o soltanto in minoranza la cosa ne potrebbe uscire quantomeno ridimensionata.

Fermo restando che gli avvocati della Regione dovrebbero comunque costituirsi e presenziare in aula contro qualcuno di quelli che partecipano alle decisioni, in ultima istanza, anche dei loro incarichi e di eventuali gettoni per commissioni varie. A meno che poi questi non vogliano astenersi ogni volta che si parla di loro. Magari anche cambiando strada quando li incontrano nei corridoi del palazzo della giunta.

l.amato@luedi.it

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