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“Grandi avvenimenti sono alle porte nella politica italiana. Non soltanto il Pdl e Scelta civica sono destinati a implodere (il che sta già accadendo) ma anche il Pd, vedrete,  finirà per spaccarsi. Ne ho parlato proprio stamattina con alcuni parlamentari di quel partito. Insomma: la situazione è in movimento, e dopo l’8 dicembre (data stabilita per arrivare al voto sulla decadenza di Berlusconi al Senato, ndr) cambia tutto. E il termometro di questo mutamento oggi è proprio qui, in Basilicata…”.

In assenza di Maurizio Lupi, bloccato a Roma per “improrogabili impegni di governo”  (ma più verosimilmente per la drammatica resa dei conti in corso nel Pdl), tocca al segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo  Cesa, spiegare le ragioni per le quali la Basilicata farebbe bene a scegliersi come governatore Tito Di Maggio. Ragioni che, per l’ex democristiano (come lo è del resto Lupi), sono essenzialmente riconducibili al fatto che Tito Di Maggio rappresenta oggi, per l’Udc, una pedina chiave di un percorso politico che dovrebbe sfociare in una rivoluzione del panorama parlamentare italiano.

La scelta di puntare sul candidato del Pdl, dunque, non dipende soltanto dal fatto che, spiega Lupi, “Di Maggio ha fatto  molto bene, in questi mesi, in Senato”. Ma soprattutto dalla circostanza che “Tito ci è vicino nell’iniziativa che noi dell’Udc stiamo promuovendo. Un’iniziativa che è destinata ad accelerare la transizione verso il nuovo quadro politico che si sta delineando. Presto sarà formulata una proposta a livello nazionale. Stiamo andando verso la costituzione di gruppi che si richiamano al popolarismo europeo. E Tito Di Maggio è in prima fila con noi in quest’avventura”.  Alla platea di dirigenti lucani del partito Cesa affida insomma un messaggio venato di ottimismo: ci voleva  dopo le frustrazioni accumulate negli ultimi anni.

E’ lo stesso segretario dell’Udc a ricordare che il partito fondato da Pierferdinando Casini ha dovuto pagare un duro prezzo “alla coerenza con la quale, una volta conclusasi l’esperienza con Berlusconi, abbiamo cercato di porre le condizioni per il superamento di questo bipolarismo: un bipolarismo che ha fatto il suo tempo, e i cui fallimentari risultati sono sotto gli occhi di tutti”.

Ma adesso, come si diceva, tutto sta per cambiare. E il primo segnale della nuova fase viene proprio dalla Basilicata. “Da questa regione arriva il primo contributo a un chiarimento politico ormai improrogabile. Qui si prefigura il futuro. Un futuro fatto di partiti che non saranno più quelli che conosciamo. Partiti dentro i quali c’era di tutto: vale per il Pd, per il Pdl, ma anche per Scelta civica. E il risultato, come dimostra l’esperienza di tutto il periodo della Seconda Repubblica, è l’impossibilità di governare. E’ necessario che i partiti tornino a essere omogenei: che i democristiani stiano con i democristiani, la sinistra con  a sinistra, la destra con la destra e i comunisti con i comunisti”.

La Basilicata, dunque, come regione della svolta.Una svolta che, qualora dovesse vincere Di Maggio, non sarà soltanto politica, ma anche economica. “Puntare soltanto sul petrolio – afferma infatti Cesa – è un errore. Ed è un messaggio sbagliato che si dà all’esterno, ma anche all’interno della Basilicata. Se ci si illude di risolvere tutti i problemi con le perforazioni dello Jonio si va incontro ad amare sorprese. E invece occorre puntare sul rilancio dell’agricoltura. La Basilicata ha, in questo settore, aziende che hanno grandi margini di crescita. Poi c’è il mondo della piccola impresa. E, ancora, l’artigianato e il turismo, soprattutto il turismo. Queste sono le risorse sulle quali occorre modellare il futuro regionale, altro che petrolio”.

a.grassi@luedi.it

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