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POTENZA – Che il voto regionale non sia sincronizzato con le i tempi della politica nazionale lo si è capito da settimane. Il Pdl è ormai roba da storici mentre il Pd è in piena fase congressuale con i tesserati che stanno decidendo chi escludere dei 4 (Renzi, Pittella, Civati e Cuperlo)  dalla contesa finale. Insomma a Roma si stanno delineando nuovi equilibri, nuovi scenari mentre in Basilicata si va a votare con una schema politico che potrebbe essere vetusto già tra poche settimane. Il caso più eclatante è quello che accade nel centrodestra nazionale. Tanto che in Basilicata si vota un simbolo che non esiste più. In pratica i lucani che oggi e domani si recheranno alle urne troveranno sulle schede elettorali versi per il rinnovo del Consiglio regionale ancora il simbolo del Pdl. 

Sebbene il Popolo della libertà sia da ieri un partito da studiare sui libri di storia. Non c’è più. Silvio Berlusconi ieri mattina ha dato vita di nuovo a Forza Italia. Angelino Alfano però non ha seguito il suo mentore e ha dato vita ai gruppi parlamentari di “Nuovo centro destra”. In pratica Il Pdl si è spaccato, disintegrato per le vicende relative al voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi e sono nati due nuovi partiti. E la spaccatura riguarda da vicino anche la Basilicata. Perchè i due parlamentari eletti in Basilicata dal Pdl a febbraio scorso hanno scelto due strade diverse. Il senatore Guido Viceconte (amico di sempre del Cavaliere) ha seguito Alfano nel nuovo contenitore politico che continuerà a sostenere le larghe intese del governo Letta mentre il deputato Cosimo Latronico rimane fedele all’ex premier Berlusconi e ritorna a Forza Italia. Ovvio che il tema non è di poco conto. Cambia tutto. Ma di questo non se ne poteva tenere conto quando qualche settimana fa si dovevano comporre liste e fare le alleanze nel centrodestra. Non si poteva certo pretendere dagli uomini di centrodestra capacità divinatorie. Nè tantomeno era possibile chiedere a Berlusconi ed Alfano di congelare la loro diatriba fino a dopo il voto della “piccola” Basilicata. 

Se si votasse in Lombardia o nel Lazio magari il pensiero gli sarebbe pure venuto spontaneamente. Ad ogni modo il dado è tratto. Di certo il candidato governatore del centrodestra Tito Di Maggio (che appunto è sostenuto dalla lista del Pdl, più quelle di Fratelli d’Italia, dell’Udc e di Laboratorio Basilicata) avrebbe fatto a meno di questa fibrillazione. La parola d’ordine comunque è far finta di nulla tra i sostenitori e i candidati del Pdl lucano fino a lunedì sera. Poi si vedrà chi sta con Berlusconi e chi con Alfano. Ma sarà effettivamente così? Difficile dirlo. E’ sicuramente materia da analisi dopo il risultato delle urne. In un caso o nell’altro.Ma le dinamiche stanno cambiando, e pure in fretta, anche nel centrosinistra o meglio nel Pd. Mentre si voterà per il governo della Basilicata entra nel vivo la campagna congressuale del Partito democratico. Sfida nella quale è iscritto come candidato alla segreteria nazionale anche il lucano Gianni Pittella, fratello di Marcello che si sta giocando la presidenza della giunta regionale. 

Gli avversari sono pezzi da 90 ma il vicepresidente del Parlamento europeo dalle prime proiezioni si sta difendendo alla grande. In Basilicata i risultati definitivi del voto dei tesserati non si saprà prima di domani, cioè mentre si spoglieranno le schede elettorali per il Consiglio regionale (succede anche questo che evidenzia il non parallelismo tra dinamiche nazionali e lucane), ma da quanto emerge dalle sezioni già chiuse è un testa a testa tra Pittella e Cuperlo con Renzi che straccato dovrebbe piazzarsi al terzo posto. Insomma a Roma il voto amministrativo lucano pare lontano. Molto più dei 300 chilometri della geografia. 

s.santoro@luedi.it

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