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POTENZA – Ha vinto l’astensionismo e molto probabilmetne questa cosa ha penalizzato proprio il Movimento 5 Stelle. Perché questa gigantesca assenza di elettori arriva soprattutto da una presa di posizione che suona come una forma protesta verso gli apparati. Ed eccola la delusione dei candidati di rottura guidati dal candidato portavoce Piernicola Pedicini, che ieri si è diviso tra Matera, dove c’erano Mirella Liuzzi e Vito Petrocelli e Potenza, dove l’amarezza ha regnato sovrana. In pratica non si è arrivati neanche a sfiorare l’agognato 20%, che era un po’ l’obiettivo.

E all’interno del comitato potentino appena la bilancia si è mossa verso l’ennesima vittoria del pd si è cominciato a fare autocritica interna: I problemi sono tanti, forse su alcune cose bisognava lavorare meglio, magari una campagna elettorale più aggressiva. A 70 sezioni mancanti da scrutinare la situazione è più o meno come all’inizio. Cinque stelle all’8,96%, mentre Piernicola Pedicini in sé arriva al 13,13%. Praticamente il candidato presidente ha preso più voti della lista, in controtendenza rispetto all’immagine stessa di un Movimento che dovrebbe essere la quintessenza della partecipazione.

Alla fine, il risultato è amaro: terzo partito superato dalla coalizione di Di Maggio al 19,71% (22,16% l’intero gruppo). Nessuno si aspettava un testa a testa con il centrodestra, ma sinceramente ci si aspettava un secondo posto netto, soprattutto dopo l’exploit al comizio di Epifani di Matera. In realtà le cose sono andate diversamente. E Piernicola Pedicini, quando è arrivato a Potenza intorno alle 21:30 già qualche idea se l’era fatta, analisi che poi ha approfondito un’ora dopo con una calma sincera: «Questo è un dato generale deludente. C’è stata una disaffezione al voto che ci ha sorpreso: è vero, ci aspettavamo di più». Il concetto che ritorna è che rispetto alle Politiche non si è riusciti ad intercettare il voto di protesta, ma è una supposizione che secondo i pentastellati è campata in aria: «Il nostro non è un voto soltanto di protesta – dice Pedicini – vuol dire anche costruzione, programmi, idee ben definite. Con cifre al di sotto del 20% possiamo certamente parlare di risultato deludente». Dall’altra parte c’è l’enorme affermazione del centrosinistra guidato da Pittella e questo è un dato che non si digerisce. «I voti al Pd – continua Pedicini – significano una sola cosa: la Basilicata non vuole cambiare, ma il vero vincitore è l’astensionismo, purtroppo».

L’unico candidato in sede a Potenza è Giuseppe Miccolis, che punta ad una analisi leggermente più positiva: «E’ pur sempre – dice – la nostra prima partecipazione ad una competizione regionale. C’è un problema astensionismo. Quando siamo andati in giro chiedendo un riscontro ai cittadini abbiamo avvertito una forte delusione. Abbiamo cercato di convincere la gente a non puntare verso il non voto, perché in questo modo avrebbero mantenuto lo status quo». Il segnale sembrerebbe lapalissiano: il Movimento 5 Stelle non è riuscito ad intercettare gli astensionisti, nella stessa regione che alle Politiche ha eletto tra le fila dei pentastellati un senatore e un deputato.

E a proposito di deputati: Mirella Liuzzi in serata, da Matera, esprime le sue perplessità soprattutto in relazione alla fiducia espressa dai lucani nei confronti della coalizione di centrodestra: «Un partito – dice – che neanche esiste più, come il Pdl e un candidato scomunicato dallo stesso gruppo Scelta Civica non si capisce come abbia potuto ottenere questo risultato». Ma i punti di eccellenza non mancano: a Venosa è boom dei 5 Stelle, con Leggieri che prende tantissimi, e soprattutto Matera si conferma una vera e propria roccaforte pentastellata.

v.panettieri@luedi.it

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