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SE i partiti non sono più quelli di una volta e la politica è sempre più improntata alla personalizzazione della sfida, queste regionali non hanno fatto eccezione. Sarà perché, almeno rispetto alla vittoria del centrosinistra, non ci aspettava grosse sorprese dalla urne. Ma per molti versi questa campagna elettorale è sembrata più incentrata sulle sorti dei singoli candidati, che permeata da un spirito comune di partito. Anche il Park hotel, dove il neo presidente Marcello Pittella lunedì pomeriggio raccoglieva la conferma di una grande vittoria, non era certo quello di tre anni fa. I singoli candidati hanno preferito aspettare i risultati ognuno dal proprio comitato, ognuno concentrato sul proprio personale risultato. Solo più tardi qualcuno, e nemmeno tutti (non lo ha fatto, a esempio, il segretario De Filippo), hanno raggiunto il nuovo governatore per i festeggiamenti. Fatto ancora più evidente per il centrodestra. Il candidato presidente Tito Di Maggio un quartier generale non ce l’aveva nemmeno. Per lo spoglio ha preferito rimanere a casa sua, a Matera. Lunedì sera, a chi ha fatto visita alle varie sedi elettorali, è sembrata più una sfida candidato contro candidato, che coalizione contro coalizione.

E in casa dei democratici il primo grande banco di prova era rappresentato dalle preferenze alle due liste, quella del partito e quella del presidente.

Con la prima che ha ampiamente superato la seconda, di ben nove punti percentuale.  Molta curiosità per la competizione tra i due giovani: Lacorazza per il Pd e Mario Polese per “gli uomini” di Pittella.

Ma gli occhi dei democratici  sono rimasti soprattutto concentrati su quella che, per la sua valenza politica, rappresentava un’altra importante sfida: quella tra il sindaco Santarsiero e l’ex primo cittadino di Venosa, Carmine Miranda Castelgrande. A Matera, il segretario provinciale del partito, Pasquale Bellitti per soli 42 voti è stato superato da Roberto Cifarelli,  capo di gabinetto del sindaco Salvatore Adduce. Nel centrodestra, Gianni Rosa, invece, per  misurarsi rispetto allo sfidante della  stessa lista, nel suo comitato ha piazzato un grande tabellone, in cui segnare, sezione per sezione, le sue preferenze rispetto a quelle di Navazio. Ecco le grandi sfide delle regionali 2013.

m.labanca@luedi.it

 

LACORAZZA/POLESE

IL RAGAZZO DI PARTITO CONTRO IL GIOVANE DI PITTELLA

Che per Piero Lacorazza, dopo la sconfitta delle Primarie, la corsa da consigliere regionale non fosse solo una semplice sfida politica, ma una vera e propria battaglia personale, era ben chiaro. E che dietro la sua personale rivincita ci fosse quella di tutta l’area che lo ha sostenuto e che ha dovuto incassare la perdita della presidenza della Regione, era altrettanto risaputo. E alla fine la prova di forza è stata vinta con un grande risultato: con 11.234  preferenze, il presidente della Provincia di Potenza non è solo il candidato che ha fatto maggior incetta di voti in queste regionali, ma, con le dovute proporzioni, il più votato di sempre. Ha fatto meglio di quanto ha fatto il suo mentore Vincenzo Folino nel 2010. E – se si considerano i 30.000 voti in meno al Pd rispetto a tre anni fa – anche meglio di Marcello Pittella che nelle precedenti regionali ne ha presi 11.363. E’ la sua vittoria ma anche quella di tutta l’area progressista – in primis del deputato Folino che ha incassato pure il buon risultato di Vito Santarsiero – che lo ha proposto fin dalle prime ore come il candidato del rinnovamento. Giovane, alla sua prima esperienza in Consiglio regionale, anche se con un’importante esperienza amministrativa ormai alle spalle, è da sempre uomo di partito. Profilo ben diverso rispetto all’altro candidato giovane in competizione, Mario Polese,  secondo degli eletti. Pur essendo alla sua prima esperienza elettorale, ha incassato una valanga di preferenze (7951). Avvocato di formazione, pupillo del presidente Pittella, e forte  del sostegno elettorale dell’associazione politico culturale Prima persona di cui è cordinatore regionale è alla sua primissima esperienza amministrativa e non ha mai militato in partito. Entrambi saranno i protagonisti principali della prossima legislatura.

 

SANTARSIERO/CASTELGRANDE

SINDACO CONTRO SINDACO OVVERO FOLINO CONTRO DE FILIPPO

Per gli appassionati dello storico duello Folino-De Filippo, in queste regionali, era la sfida tra i due sindaci (uno ex) di Potenza e Venosa l’ago della bilancia per capire come e dove si fossero spostati gli equilibri. Santarsiero (sostenuto dal parlamentare di Pietrapertosa) versus Castelgrande (il candidato del presidente uscente). Chi dei due avrebbe preso più voti? Data quasi per certa la netta affermazione  di Piero Lacorazza, era questo la competizione interna alla lista del Partito democratico più sentita. Anche perché l’elezione del terzo candidato della lista non era affatto scontata. Con poco più di 400 voti (7272 del primo, contro i 6851 del secondo) il sindaco della città capoluogo, si è affermato sull’ex collega della città di Orazio. Il numero di preferenze alla lista consentirà comunque a entrambi di arrivare in Consiglio. Castelgrande ce l’ha fatta per un pelo. Ma l’analisi politica che va oltre ai nomi dei due candidati assegna un punto in più all’ex presidente del Consiglio regionale che, oltre all’ottimo risultato di Lacorazza, incassa pure l’affermazione di Santarsiero sul suo diretto “sfidante”.


ROSA/NAVAZIO

L’EX FALCO DEL PDL CONQUISTA IL SEGGIO IN CONSIGLIO

Il risultato è stato oscillante fino a tarda serata. Poi, il voto di Potenza, ha assegnato il verdetto: l’ex falco del Pdl, oggi presidente di Fratelli d’Italia, Gianni Rosa, con 3540 voti, guadagna il suo seggio in Consiglio regionale. Non ce l’ha fatta invece l’ex sindaco di Melfi, Ernesto Navazio (per lui 2097 preferenze). Tra i due – entrambi della lista che ha visto insieme Fratelli d’Italia, Scelta civica e Grande Sud – si giocava una delle sfide più delicate in casa del centrodestra.  Tutti e due consiglieri uscenti di minoranza – anche se un modo di fare opposizione molto differente –  entrambi nomi “puliti” non coinvolti nella Rimborsopoli lucana e molto forti nei paesi di origine, rispettivamente Avigliano e Melfi.

Anche se nei due comuni hanno perso entrambi un pezzo delle preferenze guadagnate alle regionali di tre anni fa. A favore del buon risultato di Gianni Rosa anche la macchina organizzativa di un partito che si sta ben radicando sul territorio. Lì dove la Scelta civica del candidato presidente, evidentemente, non ha portato molti consensi all’ex primo cittadino di Melfi.


CIFARELLI/BELLITTI

IL CAPO DI GABINETTO BATTE IL SEGRETARIO DI PARTITO

HA lasciato tutti con il fiato sospeso fino all’una di notte. Un’alternanza di notizie e di emozioni che alla fine hanno premiato Roberto Cifarelli e lasciato invece a bocca asciutta Pasquale Bellitti. L’eletto del Partito Democratico della provincia di Matera è stato davvero il frutto di un testa a testa, che alla fine è stata decisa da soli 42 voti a favore di Roberto Cifarelli. Con i due contendenti che si sono giocati e alternati anche geograficamente nelle diverse aree del materano. Cifarelli ha imperversato nella città di Matera con oltre 3000 preferenze che sono state il carburante fondamentale per portare a casa il risultato, non pochi voti però sono arrivati anche dal resto della provincia ed anche alcune strategiche alleanze nel metapontino hanno dato gli effetti sperati. Più ripartito sul territorio in particolare in provincia il risultato di Bellitti che prende nel suo paese (di cui è stato sindaco), Pisticci, oltre 1300 preferenze ma riesce a conquistare un numero considerevole di preferenze sul resto del territorio superando in tutta la provincia quota 4000. Un risultato di assoluto valore numerico che però non è bastato perchè stavolta nel capoluogo non sono arrivati allo stesso Bellitti quei voti necessari per difendere il distacco con Cifarelli. Matera città in sostanza ha fatto valere la prevalenza numerica (in termini di popolazione) sulla provincia e questo ha favorito Cifarelli. Insieme ad un più saldo blocco di alleanze politiche interne che hanno risposto alla perfezione e che dunque hanno portato al risultato sperato. L’alternanza di emozioni è stata enorme, prima 35 voti a favore di Bellitti. Poi solo 5 voti poco dopo la mezzanotte con ancora Bellitti avanti e quindi un ulteriore riconteggio fino ai 42 voti decisivi ma a favore di Cifarelli .

p.quarto@luedi.it

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