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POTENZA – Così sprecone che qualcuno vorrebbe addirittura eliminarle. E questa volta l’attacco alla Regioni non è frutto della solita strumentalizzazione politica. A puntare il dito contro un apparato che genera troppi sperperi senza produrre adeguati benefici ai cittadini è il procuratore della Corte dei Conti di Basilicata, Michele Oricchio.

Il magistrato contabile  che in questi anni abbiamo imparato a conoscere per i continui richiami alle pubbliche amministrazioni contro il boom di consulenze esterne e spese improduttive, e che qualche volta si è tirato dietro anche le ire di certa politica, dalle colonne del quotidiano economico, Italia Oggi, si scaglia contro gli enti territoriali, oggi massima espressione di un sistema che divora risorse a danno dei cittadini.

E che hanno consentito quell’esplosione di spesa pubblica che il Paese non può più permettersi e «a cui – scrive   Oricchio nel suo articolo – va posto al più presto rimedio».

Il procuratore ci va giù duro: «Le Regioni sono diventate mega Asl e centri di potere auto referenziale che si alimentano attraverso un sistema, tanto capillare quanto costoso, di società, agenzie, enti, comitati, consorzi, autorità, ambiti». Difficile immaginare che il procuratore in questa analisi non abbia preso ispirazione dall’eloquente caso lucano, il cui il sistema di partecipate, controllate ed enti sub regionali ha mostrato tutti i suoi limiti, fino quasi al default definitivo. Consorzi industriali, di bonifica, e tutte le realtà di cui la cronaca si occupa tutti i giorni. Se anche una Spa come Acquedotto lucano arriva a sfiorare il collasso finanziario, si capisce quanto una rivisitazione del sistema sia ormai indispensabile.

Di contro – sostiene ancora il magistrato contabile nel suo articolo – se si prova a fare un’analisi delle leggi annualmente emanate dalle Regioni si evince come per lo più si tratti di norme «che si occupano di materie di scarso rilievo sociale, per lo più incentrate sull’amministrazione e non sulla programmazione». In pratica: pagate tanto per fare poco. Per concludere che l’Italia non può permettersi un apparato così costoso. E che, quindi, è necessario intervenire subito per tagliare costi improduttivi senza che questo significhi intaccare il livello di servizi erogati ai cittadini.

Una presa di posizione molto forte, quella del procuratore, che però non stupisce affatto. Era stato proprio Oricchio, nel 2012, nella relazione di inaugurazione dell’anno contabile, a parlare di Consigli regionali «inutili» e «spreconi». Parole che un anno dopo avrebbero trovato conferma nell’inchiesta sulla rimborsopoli lucana. Lo stesso magistrato della Corte dei Conti che un anno prima aveva richiamato gli enti pubblici a ridurre l’eccessivo ricorso alla consulenze esterne. E che ancora, un anno dopo, aveva descritto quell’apparato pubblico malato, in cui si annidano sperperi non più sostenibili, più spesso improntato al cosiddetto  “familismo amorale”. Il procuratore oggi torna a riproporre con forza la questione dalle pagine di Italia Nostra. Come ha fatto in questi giorni anche un altro quotidiano nazionale. Libero con il titolo esplicativo “Governatori scelti da due gatti: aboliamo le Regioni” , seppure da un’ottica non proprio indipendente, e quindi in un’analisi non così autorevole come quella del procuratore lucano, aggancia il tema delle regioni sprecone al  recente voto regionale. E in particolare della affluenza alle urne. «Dovrebbero essere il vero centro dell’interesse politico ed elettorale – scrive Davide Giacalone nel suo articolo dal titolo  – E invece sono istituzioni pretenziose, palazzi di un lusso superiore a quelli governativi, intrallazzi altolocati e ruberie da bassi fondi. Potremmo anche dire: basta».

m.labanca@luedi.it

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