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C’è una tentazione alla quale il neogovernatore deve fare attenzione. Pittella deve evitare il pittellismo. Quella concezione della politica che, in maniera massiccia, ha riguardato finora tutte le anime del Pd. Questo è un punto, secondo me, fondamentale. E’ l’obiettivo più difficile, il vero nodo al centro di ogni riflessione politica, un traguardo non impossibile. Mi viene in mente questo:

1)      La Basilicata ha bisogno di Marcello, non di Pittella. Fateci caso: qual è stato il momento di maggiore popolarità del neo presidente? La vittoria alle primarie. In fondo Pittella è il vicepresidente della giunta uscente, come ha ricordato ieri in un’intervista alla Gazzetta del Sud Vito De Filippo. Eppure quella sua cavalcata alle primarie è stata percepita come una rottura. In realtà era una bella guerra di potere. Si può però  dare corpo ai simboli. Non è vero che a 50 anni non si può cambiare. E’ l’età giusta, anzi, per avere consapevolezza e capire dove bisogna andare.

2)      Se Marcello evita il pittellismo la sua azione non potrà che essere virale. Non ci sarà spazio per il lacorazzismo, il santarsierismo, il cifarellismo etc. E i giornali riceveranno meno lettere anonime. Le sto collezionando. Ecco il contenuto di una busta.

3)      Mi suggeriva, ieri mattina, uno che di cose di Palazzo ne mastica : la politica non è più autosufficiente. E questo riguarda tutte le categorie della società che viviamo: le imprese, i sindacati, l’informazione…

4)      Se ciascun attore della società non basta più a se stesso significa che vanno ceduti pezzi di sovranità e monopolio instaurando delle relazioni. E’ faticoso, a volte stressante. Penso alla fase che vive l’industria dell’informazione. Da padroni del vapore siamo diventati atomi di una materia infinita. Nessuno può più bluffare. L’intelligenza degli altri ti sovrasta e ti smaschera. E c’è poco da essere sprezzanti. Così la politica. C’è sempre qualcuno che ne sa più di te.  Ma l’intelligenza degli altri può trasformarsi in vantaggio per chi sa attrarla dalla propria parte.

5)      Chi è il regista del network sociale? In realtà non esiste. Però è possibile una forza attrattiva spontanea che incrocia le buone pratiche. Siamo tutti in gara, nessuno ha rendite. Oggi, a pagina 13, pubblichiamo una serie di richieste che gli studenti materani rivolgono a Pittella.  Credo che ogni giorno si farà avanti qualcuno. E’ il momento della dilatazione termica: l’energia del desiderio del nuovo espande tutti gli elementi di una comunità.

6)      Occorono visione e metodo. Il metodo, a mio avviso, deve rimanere quello del Marcello-gladiatore. Se vuole passare alla storia deve dimostrare di essere più duro delle montagne del suo Pollino. Mediare ma anche affermare una personalità.

7)      Avere una visione è più complicato. Non basta un programma elettorale. La Basilicata ha molti problemi oggettivi, naturali. Per esempio: quando si affronta il problema dell’accorpamento degli enti doppioni, con troppa fretta si dimentica che Potenza e Matera sono agli antipodi, sia territorialmente sia funzionalmente. Bisogna ottimizzare, fare delle scelte, contenere la spesa, capire però su cosa puntare in ogni microgalassia del nostro territorio. Per non parlare dei paesini: tutti sconsigliati  a chi soffre il mal d’auto. Io spero che Matera non abbia mai una ferrovia che si arrampica sui calanchi. Così come mi auguro che a nessuno venga in mente di far scendere a valle i paesi. Chiunque ci ha provato ha costruito orridi non luoghi. Ma se si concepiscono buone cose, attrattive, intelligenti, ospitali, io sono sicura che la Basilicata diventerà una moda. Aliano, per esempio, ha fatto molto bene. Per onestà va detto che fu De Filippo a supportarne l’idea. Ma non è l’unico caso. Oggi c’è una mobilità giovanile che cerca risparmio e sperimentazione. Unmonastery di Matera, per esempio. Trent’anni fa la Calabria divenne sinonimo di campeggio. Non ce n’è uno che oggi abbia intorno ai cinquant’anni che non sia partito con una tenda per stare da quelle parti. Allora: quale Basilicata vogliamo proporre all’Italia.

8)      Il problema dei problemi: le risorse e la spesa pubblica. Iniziando dal patto di stabilità. Deroghe al patto di stabilità ci sono in Italia. E non possono essere legate solo alle tragedie. Non è una gara a chi sta più male. Questa è la prima partita con lo Stato: royalty liberate. Fine del supplizio di Tantalo. De Filippo inviò una lettera a Monti. Ripartiamo da questa per fare pressing su Letta. Speranza è il capogruppo Pd, De Filippo è della corrente del premier. Mettiamo positivamente a frutto le influenze che ciascuno fa. Raccomandiamo la Basilicata.

9)      La macchina amministrativa: il lavoro va premiato, il parassitismo espulso. Un capo stabilisce le regole d’ingaggio. Subito. Pittella, come ho già scritto, sa benissimo dove sono i punti di forza e dove quelli di debolezza. La logica dell’amico-nemico che bypassa le competenze può essere lasciata da parte, diciamo, per un anno? Vediamo l’effetto che fa. Io credo che ciascun uomo e ciascuna donna abbia voglia di dimostare quello che può fare e sa fare. Essere inclusivi non significa essere dispersivi. Ma se le regole d’ingaggio sono chiare saranno chiare anche le responsabilità intermedie lo diventeranno.

10)   Infine, le donne. Sono la categoria a priori. Ieri la mia amica Antonella Pellettieri twittava di aver sentito un politico commentare: lasciamole starnazzare. Non ha voluto dirmi chi è questo gallo poeta. Volevo divertirmi a spiumarlo. Chi mi segue sa come la penso. Io mi sento rappresentata né da uomini né da donne. Ma da persone in grado di dimostrare efficienza. So, però, che le donne hanno meno tempo degli uomini. E, quando vogliono, sanno essere testarde e risolutive. Una donna in giunta non sarebbe male. Se risponde ai requisiti della competenza possono anche essere quattro. O può non essercene nessuna. Ma se non ce ne sarà nessuna gli assessori del presidente devono essere talmente di alto profilo che ci dovranno lasciare a bocca aperta.

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