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segue dalla prima
di ENRICO BASILE
 la seconda liberazione per il Paese, dopo quella celeberrima e nobile. Così, o forse meglio, ricorderemo il 27 novembre 2013. Il Senato ha preso atto della sentenza definitiva della Corte di Cassazione e il Cavaliere ha perso l’immunità parlamentare. Questo è accaduto nella settimana in cui si celebrava la giornata mondiale contro il femminicidio e in Basilicata la Direzione del Pd si accorgeva dell’assenza di donne nel consiglio regionale, per la seconda volta consecutiva. Nessun accanimento semantico lega la sequenza di questi avvenimenti. Così come nessuna lettura politica si cela dietro queste affermazioni lapalissiane. Purtuttavia una trama, seppur antropologica, si tesse e si cuce tra questi fatti. E’ l’assenza. Concetto gehleniano che investe l’essenza stessa dell’essere umano. Una manchevolezza di costituzione. L’uomo non appartiene ad alcun ambiente. E’ costretto a forgiarne uno di volta in volta che si presenta l’occasione e la necessità. Ha un continuo e stretto rapporto di collaborazione con la tecnologia. E’ la sua protesi. Lo aiuta a non rimanere da solo in un mondo che altrimenti lo emarginerebbe. La donna non è quindi un pezzo fondamentale della sua esistenza. Lo è, indissolubilmente e inesorabilmente, soltanto nel principio. La Basilicata non è riuscita ad eleggere alcuna donna in seno al consiglio regionale. Onestamente, non per colpa degli uomini. C’erano donne candidate in molte liste del centrosinistra e del centrodestra. Hanno avuto una bocciatura elettorale. Eviterei di fare una crociata degli -ismo.
 A diciotto anni parlavamo di una rivoluzione generazionale, senza mai cadere nella semplificazione del giovanilismo. Si diceva sempre che non dovevano andare avanti i giovani perché sono belli, piuttosto perché sono bravi e hanno merito. 
Così, ora, non si commetta l’errore di portare in Giunta una o più donne soltanto perché rappresentano un modo diverso di vedere la vita. 
Ma lo si faccia, semmai, con colei che abbia rappresentato una punta di avanzamento nella propria professione, movimento, associazione di categoria. 
Un terzo sesso avanza con forza e si afferma nella società del nostro tempo. In Germania se ne parla già da qualche mese. E sicuramente porta con sé un modo altro, alternativo ed esclusivo, di vedere il mondo. Di rappresentarlo. Siamo pronti a fare la rivoluzione delle ‘quote gialle, fucsia o verdi’? Continuiamo, cioè, a lottare per un mondo migliore. E lo facciamo da tempo, troppo tempo. Una civiltà e una condizione eguale e democratica che non abbiamo ancora raggiunto. 
Tutto dovrebbe essere, oramai, così normale e naturale, ma la condizione di imbarbarimento delle nostre società, per così dire, evolute, ha indotto Papa Francesco a tracciare le linee programmatiche della nuova Chiesa con l’Esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’, dove denuncia, appunto, la pochezza dell’avanzamento rispetto alle richieste di Papa Wojtyla. Fa riferimento alle tante sfide che abbiamo innanzi, senza tralasciare l’attuale sistema economico che “è ingiusto alla radice”. E lo afferma tenendo dentro la discussione, in una posizione centrale, la funzione e il ruolo della politica. “La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune”.
 Con queste premesse ci avviciniamo al giorno del Congresso nazionale del Partito Democratico. Tutti potranno votare, per la prima volta anche i ragazzi dal sedicesimo anno in su. Quale sarà il ruolo di Renzi nella sinistra e nella società italiana? Riuscirà a colmare le tante assenze? Cuperlo saprà recuperare il gap comunicativo e culturale rispetto al suo maggiore competitor? Il Pd reggerà all’accerchiamento dei ‘senza-partito’ o dei partiti personali? Grillo e Berlusconi staranno a guardare? Sono solo alcune questioni che il Partito Democratico dovrà affrontare nell’immediato futuro, con la speranza che lo storytelling degli ultimi vent’anni che ha riempito le copertine patinate e i libri di maggiordomi e cani di opposizione con la museruola, diventi una narrazione seria delle cose da fare per il rilancio del Paese.

 

Decadente, come lo è la vecchiaia per le carni caduche. Decadentismo, come il ciclico presentarsi di movimenti e manifesti. Decadenza è la seconda liberazione per il Paese, dopo quella celeberrima e nobile. Così, o forse meglio, ricorderemo il 27 novembre 2013. 

Il Senato ha preso atto della sentenza definitiva della Corte di Cassazione e il Cavaliere ha perso l’immunità parlamentare. 

Questo è accaduto nella settimana in cui si celebrava la giornata mondiale contro il femminicidio e in Basilicata la Direzione del Pd si accorgeva dell’assenza di donne nel consiglio regionale, per la seconda volta consecutiva. Nessun accanimento semantico lega la sequenza di questi avvenimenti. Così come nessuna lettura politica si cela dietro queste affermazioni lapalissiane. Purtuttavia una trama, seppur antropologica, si tesse e si cuce tra questi fatti. 

E’ l’assenza. Concetto gehleniano che investe l’essenza stessa dell’essere umano. Una manchevolezza di costituzione. L’uomo non appartiene ad alcun ambiente. E’ costretto a forgiarne uno di volta in volta che si presenta l’occasione e la necessità. 

Ha un continuo e stretto rapporto di collaborazione con la tecnologia. E’ la sua protesi. Lo aiuta a non rimanere da solo in un mondo che altrimenti lo emarginerebbe. 

La donna non è quindi un pezzo fondamentale della sua esistenza. Lo è, indissolubilmente e inesorabilmente, soltanto nel principio. La Basilicata non è riuscita ad eleggere alcuna donna in seno al consiglio regionale. 

Onestamente, non per colpa degli uomini. C’erano donne candidate in molte liste del centrosinistra e del centrodestra. Hanno avuto una bocciatura elettorale. Eviterei di fare una crociata degli -ismo. 

A diciotto anni parlavamo di una rivoluzione generazionale, senza mai cadere nella semplificazione del giovanilismo. Si diceva sempre che non dovevano andare avanti i giovani perché sono belli, piuttosto perché sono bravi e hanno merito. Così, ora, non si commetta l’errore di portare in Giunta una o più donne soltanto perché rappresentano un modo diverso di vedere la vita. 

Ma lo si faccia, semmai, con colei che abbia rappresentato una punta di avanzamento nella propria professione, movimento, associazione di categoria. Un terzo sesso avanza con forza e si afferma nella società del nostro tempo. In Germania se ne parla già da qualche mese. E sicuramente porta con sé un modo altro, alternativo ed esclusivo, di vedere il mondo. 

Di rappresentarlo. Siamo pronti a fare la rivoluzione delle ‘quote gialle, fucsia o verdi’? Continuiamo, cioè, a lottare per un mondo migliore. E lo facciamo da tempo, troppo tempo. Una civiltà e una condizione eguale e democratica che non abbiamo ancora raggiunto. 

Tutto dovrebbe essere, oramai, così normale e naturale, ma la condizione di imbarbarimento delle nostre società, per così dire, evolute, ha indotto Papa Francesco a tracciare le linee programmatiche della nuova Chiesa con l’Esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’, dove denuncia, appunto, la pochezza dell’avanzamento rispetto alle richieste di Papa Wojtyla. Fa riferimento alle tante sfide che abbiamo innanzi, senza tralasciare l’attuale sistema economico che “è ingiusto alla radice”. 

E lo afferma tenendo dentro la discussione, in una posizione centrale, la funzione e il ruolo della politica. “La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune”. Con queste premesse ci avviciniamo al giorno del Congresso nazionale del Partito Democratico. Tutti potranno votare, per la prima volta anche i ragazzi dal sedicesimo anno in su. 

Quale sarà il ruolo di Renzi nella sinistra e nella società italiana? Riuscirà a colmare le tante assenze? Cuperlo saprà recuperare il gap comunicativo e culturale rispetto al suo maggiore competitor? 

Il Pd reggerà all’accerchiamento dei ‘senza-partito’ o dei partiti personali? Grillo e Berlusconi staranno a guardare? Sono solo alcune questioni che il Partito Democratico dovrà affrontare nell’immediato futuro, con la speranza che lo storytelling degli ultimi vent’anni che ha riempito le copertine patinate e i libri di maggiordomi e cani di opposizione con la museruola, diventi una narrazione seria delle cose da fare per il rilancio del Paese.

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